Finalmente se ne parla

Finalmente se ne parla, a vanvera, ma se ne parla

di Vincenzo Andraous

C’era da aspettarselo, ora tutti o quasi ne parlano, ne discutono con sentimenti di umana pietà, di totale intolleranza per qualsiasi eventuale indifferenza. Ognuno e ciascuno ribadisce le proprie alchimie di prevenzione per rendere la galera meno palesemente violenta, illegale e zittita costantemente dall’ingiustizia.

Ora se ne parla, a fronte dell’ennesimo suicidio, stavolta di una ragazza ammazzata dalla disperazione e dalla solitudine, ora se ne parla, e nuovamente c’è un dispendio inusitato di giustificazioni, di dimenticanze, di attenuanti generiche prevalenti alle aggravanti. Insomma ora se ne parla, additando a destra e a manca le cause per tanta insopportabile privazione della vita e non soltanto della libertà. Ora se ne parla stando bene attenti però a non calpestare i piedi a nessuno, se ne parla sottovoce e in punta di piedi per non disturbare il macchinista, se ne parla e viene accertato che il colpevole per tanta inumanità è l’acqua calda che manca, non l’acqua fredda che non scende. Se ne parla del sovraffollamento e degli spazi che mancano, campi da calcio, palestre, laboratori, meglio adibirli a nuove celle, nuovi padiglioni, altro che pensare a percorsi di risocializzazione.

Se ne parla sommessamente di angolazioni sub-urbane, di incultura ideologica, di disvalori, di deliri di onnipotenza, se ne parla tra una briscola e una scopetta, se ne parla per non dire tutto e il contrario di tutto. Proprio per non dire niente. Ci sono le elezioni, i voti da acchiappare, la pancia deve essere consolata e ben farcita, quindi non si può parlare di galera che uccide, annienta, commercia le cose, i corpi quelli vivi e quelli morti ammazzati in celle inagibili, con servizi igienici rotti, acqua stagnante nel lavabo, finestre sigillate, materassi ricoperti da fogli di giornale, invasi dalle formiche e con il sangue alle pareti. Ci sono le elezioni quindi tutti muti e via andare. La prima a temere la Giustizia è proprio la politica, lo dimostra in questi silenzi assordanti, in questa omertà dell’alzata di spalle, peggio, affermando che non ci sono notizie di denunce per violenze e illegalità. La politica teme la verità, quella scomoda, quella urticante, quella che dimostra la disumanità di trattamenti di gamma varia, contrari al senso di umanità nell’esecuzione della pena, principio garantito dalla nostra Costituzione, non dalla carta straccia.         

“Solo quando nessun uomo subirà in carcere un trattamento disumano la ferita costituzionale potrà dirsi rimarginata”.