Europa, anno scolastico a rischio tra carichi di lavoro e cattedre scoperte. Uno sguardo complessivo sul continente

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da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Maggi

La scuola, per via di una strisciante ed estiva campagna elettorale, torna a far parlare di sé. La scarsa stabilità riservata al corpo docenti, il limitato welfare ed il precario status occupazionale e retributivo giocano da sempre un ruolo centrale e negativo nella categoria, che urla a gran voce il proprio sgomento contro una classe politica poco attenta al problema – o alla questione – della formazione di qualità. La penuria dei docenti è avanzata in merito al massiccio tasso di pensionamenti dello scorso biennio, dato che il Belpaese vanta una percentuale elevatissima di docenti di età pari o superiore ai cinquant’anni. L retoriche assuntive, di abilitazione e di arruolamento dei nuovi docenti, salvo misure drastiche come quella mossa di recente dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, si rivelano inconsistenti, ferruginose e di lenta realizzazione, mentre le scuole abbondano di classi pollaio. La copertura dei docenti, anche per via delle modeste condizioni retributive e lavorative, resta limitata, e per il prossimo anno si rischia una penuria terribile, anche nel continente europeo.

Assunzioni, graduatorie ed anzianità: la scuola italiana tra classi pollaio e ritardi

Occorre condurre numerose riflessioni in merito all’annosa problematica di penuria docenti che caratterizza il sistema scolastico della penisola. Se è già arcinota la campagna di reclutamento avanzata dal Ministro Bianchi circa l’assunzione di 94.000 docenti per il prossimo anno scolastico insistendo sulle polverose e dimenticate graduatorie, sta di fatto che molte di queste, allestite su base regionale, vedono una limitata presenza di concorrenti. Di quanto appena descritto è possibile trovare riferimenti sul comunicato del MI datato 21 luglio 2022. La questione resta spinosa per l’AS 2022-2023: i sindacati a livello regionale, vista l’assunzione performata con caratteri interni, rendono noto che almeno la metà delle classi rischia di rimanere scoperta per via della penuria di aspiranti e docenti. Risentono di conseguenza qualità della formazione e dell’offerta didattica. Pare dunque che – come affermato dalle sigle sindacali di categoria UIL, CGIL e SNALS Scuola – nonostante la paradossale abbondanza di opportunità professionali nel mondo della scuola, le graduatorie non abbondino proprio di quelle figure necessarie allo sforzo di settore richiesto a settembre. Per il nostro paese è possibile sottoscrivere almeno 150.000 contratti annuali per evitare di lasciare scoperte le classi durante il prossimo autunno.

I dati europei. Carichi di lavoro eccessivi e retribuzione scarsa. Numerosi i posti vacanti

Per il Regno Unito, i reclami per carichi di lavoro elevati, responsabilità e obiettivi infiniti, insieme a un compenso insufficiente per le ore in una settimana lavorativa, provocano una crisi fisiologica del settore portando i docenti a dimettersi e a cercare lavoro in una scuola privata, lasciando un posto vacante presso il settore pubblico. Secondo un recente sondaggio YouGov UK, il 53% degli insegnanti sta valutando la possibilità di lasciare l’insegnamento, indipendentemente dall’anzianità e dall’esperienza. Circa 11.000 giovani insegnanti infatti lasciano la formazione, un esodo che è triplicato negli ultimi sei anni e indica una terribile perdita di energie e di nuovi e futuri talenti nell’insegnamento. Questo autunno, le scuole tedesche potrebbero trovarsi a corto di circa 40.000 insegnanti, secondo DphV, che raccomanda di importare insegnanti di lingua tedesca dall’Europa orientale come misura provvisoria. L’organizzazione degli insegnanti DphV ha avvertito che la carenza di insegnanti in Germania sta aumentando drammaticamente, saltando di circa il 60 percento rispetto alla prima metà dell’anno e raggiungendo livelli particolarmente acuti nelle discipline come matematica, informatica, biologia, chimica e fisica.Secondo il presidente del DphV Heinz-Peter Meidinger, la situazione potrebbe peggiorare probabilmente nei prossimi dieci anni, dato che circa 300.000 degli attuali 770.000 insegnanti nelle scuole tedesche andranno in pensione.