La formazione Tecnica e Professionale

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LA FORMAZIONE TECNICA E PROFESSIONALE: UN PERCORSO TRA FORMALE ED INFORMALE

di Rita Manzara

Il 5 settembre 2022 sono state presentate le Linee guida OCSE per il riconoscimento dei crediti nei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti), che – come ha affermato Stefano VERSARI, Capo Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione Formazione del Ministero dell’Istruzione – saranno rese pubbliche per approfondimenti da parte dei Collegi Docenti e, nel contempo, per la valutazione da parte dell’amministrazione degli aspetti che potranno divenire “norma cogente” per tutti i CPIA. 

Questi ultimi, secondo gli orientamenti ministeriali, sono destinati a diventare una parte sempre più integrata del sistema formativo. In quest’ottica, la formazione degli adulti non dovrebbe essere più percepita come fatto marginale come finora è avvenuto, cioè limitata ad alcune situazioni particolari pur significative come, ad esempio, i bisogni di alfabetizzazione nella nostra lingua.

Lo scopo principale delle Linee Guida OCSE è quello di orientare i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti al riconoscimento – attraverso una certificazione formale – delle conoscenze, delle capacità e soprattutto delle competenze pregresse presenti negli utenti.

Tale riconoscimento dovrebbe costituire un “trampolino di lancio” anche per le persone con competenze limitate, costituendo ulteriori opportunità di apprendimento attraverso processi formali e informali.

Le “Linee Guida” mirano a collocare l’istruzione degli adulti all’interno del disegno di rinnovamento della formazione tecnica e professionale, che viene considerata un elemento fondamentale per lo sviluppo del Paese.

Tale rinnovamento ha recentemente compreso anche la riforma degli ITS, cioè degli Istituti tecnici Superiori di livello terziario avanzato (divenuti oggi ITS Academy) che permettono di rilasciare qualifiche in linea con le esperienze storiche territoriali che fanno parte dell’economia del nostro Paese.

L’interesse ministeriale nei confronti di questi percorsi formativi è evidenziato dal fatto che gli stessi sono stati recepiti nella Legge n. 99 del 15 luglio 2022, normativa di rango superiore rispetto alla fonte secondaria che sinora li aveva disciplinati, cioè il DPCM del 25 gennaio 2008 intitolato “Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti tecnici superiori”.

Nel mese di agosto del corrente anno sono stati, inoltre, previsti – per l’anno formativo 2022/2023 -dei consistenti finanziamenti provenienti dal Fondo per l’istruzione tecnologica superiore, che verranno assegnati alle Regioni per essere ripartiti tra i singoli Istituti.

Tuttavia, nonostante l’alto tasso di occupazione rilevato a distanza di un anno dal conseguimento del diploma (80% secondo il monitoraggio INDIRE 2021), finora non sono molti coloro che hanno scelto di affrontare questi percorsi.

Probabilmente, al termine della scuola secondaria di II grado la maggior parte dei potenziali utenti (e delle rispettive famiglie che spesso, in questo ambito, continuano a condizionarne le scelte) si vede a un bivio che prevede due possibili strade da imboccare: il proseguimento degli studi in ambito universitario, ovvero il tentativo di inserimento diretto nel mondo del lavoro.

Nel primo caso, l’Istruzione tecnica – anche a livello superiore – viene sottovalutata, percepita come un “ripiego” destinato a persone con minori “qualità” personali.

Nel secondo caso, nonostante le enormi difficoltà ad accedere ad un’occupazione, si ritiene troppo oneroso l’ulteriore impegno formativo previsto dalla frequenza di un ITS.

L’auspicio espresso dal Ministro Bianchi è quello di potenziare (ai fini del riconoscimento valoriale da parte del contesto sociale) lacoerenza dei percorsi formativi con le caratteristiche del mercato del lavoro, collegando in modo sempre più significativo la formazione tecnica con la quella professionale.

Questa operazione comporta la riorganizzazione sul territorio della struttura scolastica attraverso un maggior coinvolgimento delle regioni e delle economie locali.

Nel contempo, deve assumere un ruolo sempre più importante l’azione di orientamento, che non è un’operazione di “marketing” per promuovere scuole e istituzioni formative ma un’azione di accompagnamento di persone (con diverse età e caratteristiche) verso un’idonea scelta di vita.

Una scelta ponderata che può anche cambiare nel tempo, che può articolarsi includendo nuovi aspetti e soprattutto che permetta non solo di avere un lavoro ma anche di occupare un posto nella società.