Cittadinanzattiva, sicurezza nelle scuole: 45 crolli nello scorso anno scolastico

da Il Sole 24 Ore 

XX Osservatorio nazionale, senza certificazioni un istituto su due. Dallo spostamento dei seggi elettorali a nuovi investimenti sull’edilizia scolastica, l’associazione indica al prossimo Governo 10 priorità
di Redazione Scuola

Un patrimonio edilizio scolastico vecchio e malconcio, visto che più del 40% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e oltre la metà è privo delle certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi. 45 i casi di crollo registrati negli istituti di vario ordine e grado fra settembre 2021 e agosto 2022, circa un episodio ogni quattro giorni di scuola. Gli istituti secondari di secondo grado mostrano più degli altri le crepe dovute all’età, ai ritardi e ad una lunga interruzione nell’assegnazione dei fondi alle Province – enti depauperati di risorse anche tecniche e professionali -, all’irrisolto problema delle classi sovraffollate (circa l’8% del totale, ossia 9.974 classi delle superiori nel 2020-21 con più di 26 studenti).
Sono alcuni dei dati che emergono dal XX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” presentato il 15 settembre a Roma da Cittadinanzattiva.

Il Rapporto

Il Rapporto nasce nell’ambito della campagna Impararesicuri, alla sua ventesima edizione, che prese avvio nel 2002 dopo il crollo della scuola Iovine di San Giuliano di Puglia, in Molise. «A partire dal 2015 i Governi hanno investito in maniera importante sull’edilizia scolastica del nostro Paese. Ora grazie al Pnrr arrivano ulteriori importanti fondi, 12,6 mld di euro, per l’ammodernamento e la messa in sicurezza di molti istituti, per la costruzione di nuove scuole (ancora poche), di ambienti digitali, di mense, di palestre e di servizi 0-6. Ad eccezione dei nidi, le richieste degli Enti locali sono state di gran lunga superiori alle disponibilità offerte dal Pnrr. Rispetto, per esempio ai 216 nuovi edifici scolastici le richieste sono state 543, più del doppio; 444 le palestre ammesse a finanziamento su 2.859 richieste, 1000 le mense su 1.088 richieste. Nonostante i fondi del Pnrr, permangono numerose criticità, come mostrano i numeri del Rapporto, a cui speriamo il Governo che verrà voglia dare risposte certe e rapide», dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

«Chiediamo un impegno importante alle forze politiche affinché diano continuità agli stanziamenti per l’edilizia scolastica, oltre il Pnrr, per garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole e per investire sulla salute a partire dalla qualità dell’aria nelle aule, programmando interventi specifici per sistemi di aerazione e ventilazione; contrastino la povertà economica ed educativa, garantendo nelle scuole primarie il tempo pieno e la mensa scolastica come servizio universale e gratuito, estendendo l’offerta e la gratuità degli asili nido soprattutto per le fasce sociali più deboli», dice ancora Bizzarri.

I dati

Il 42% delle nostre scuole, ossia 16.794, è stato costruito prima del 1976, per circa un ulteriore quarto non si conosce invece la data di costruzione. Ben oltre la metà delle scuole non è in possesso del certificato di agibilità statica (assente per quasi il 58% degli istituti), né quello di prevenzione incendi (circa il 55%). Oltre il 40% è privo del collaudo statico. Le regioni che presentano una percentuale più alta di scuole che possiedono la certificazione di prevenzione incendi sono la Valle d’Aosta (51,74%), l’Emilia Romagna (49,50%), l’Umbria (47,80%), il Molise (47, 05%). Tra le regioni con le percentuali più basse: Lazio (12,21%, Calabria (18,75%), Sardegna (22,81%). Quanto al documento di valutazione rischi, ne è in possesso il 77% delle scuole: tra le regioni più virtuose le Marche – 90,2% – seguita da Veneto, Umbria, Toscana, Sicilia, Lombardia con percentuali oltre l’80%; l’Abruzzo è la Regione con la percentuale più bassa di edifici in possesso del DVR (33%).
Il Piano di emergenza è stato redatto dal 79% delle scuole: tra le regioni più virtuose sempre al primo posto le Marche (91,08%), seguita da Veneto (88%), Toscana (86%), Umbria (85%), Lombardia (83%), Basilicata (80%). La regione con le percentuali più basse anche per questo adempimento risulta essere l’Abruzzo (34%).

Emergenza crolli

Ed è sempre emergenza crolli. Tra settembre 2021 e agosto 2022 Cittadinanzattiva ne ha contati (attraverso la rassegna stampa) 45 di cui 16 nelle regioni del Sud e nelle Isole (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna), 19 nel Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna), 10 nelle regioni del Centro (Toscana, Lazio). Tali episodi hanno provocato il ferimento di alcune persone oltre che danni agli ambienti e agli arredi, interruzione della didattica, provocando ingenti disagi agli studenti e alle loro famiglie. Si è trattato fortunatamente di crolli avvenuti di notte, nel week end o in periodi di chiusura delle scuole.

Sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1, ossia ad elevato rischio sismico, ma tutte, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2 (rischio medio-elevato). 4 milioni e 300.000 i bambini ed i ragazzi che risiedono in queste due zone. Eppure gli edifici migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2%, mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, il 7% del totale. I risultati migliori si riferiscono a Friuli Venezia Giulia (28%), Umbria (23%), Marche (17%), Molise e Toscana (12%), Veneto (10%). Tra le Regioni meno virtuose: Campania (1%), Lazio (2%), Liguria e Lombardia (3%). Rispetto, poi, alle prove di evacuazione, obbligatorie almeno due volte l’anno, nel 2020-2021 sono state effettuate in poco più della metà delle scuole (56%), non sono state effettuate nel 33% o solo alcune classi nell’11%. E quando vengono effettuate riguardano quasi esclusivamente il rischio Incendio (99%), e quello sismico (77%).

Focus sulle scuole superiori

Nell’anno scolastico 2021-2022 gli studenti iscritti agli istituti secondari di II grado sono stati 2.661.856 pari al 36% del totale degli studenti, ospitati in 7.143 edifici scolastici (18% del totale) di competenza delle Province e delle Città Metropolitane. Per il 31% degli edifici non è stato indicato il periodo di costruzione; rispetto al restante 69%, oltre il 52% è stato costruito prima del 1976. Ben oltre la metà degli edifici non ha né agibilità (67% vs 58% del resto delle scuole), mentre il 47,5% (rispetto al 41,4% del totale delle scuole) non ha la prevenzione incendi. In merito alla sicurezza dal punto di vista sismico, la situazione degli istituti superiori è grave quanto quella delle altre scuole: soltanto l’1% è stato migliorato o adeguato sismicamente, il 9% è stato progettato secondo la normativa antisismica. Così pure dal punto di vista della sicurezza interna: riguardo al possesso del Documento di valutazione rischi il dato delle secondarie di II grado è del 76% e quello complessivo del 77%; riguardo al Piano di emergenza, ne è in possesso il 78% delle scuole superiori rispetto al 79% del totale degli edifici. Dal Dossier di Tuttoscuola risulterebbero 9.974 classi della secondaria di II grado nel 2020-21 con più di 26 studenti, pari all’8% del totale. Sono i Licei Scientifici e non gli Istituti Tecnici ad avere il maggior numero di classi con non meno di 27 studenti. Nei licei scientifici, le classi oltre il limite sono state 3.899, pari al 13%; seguono i classici (con il 9,4% delle classi in sovrannumero) e gli istituti tecnici (7,1%). Al primo anno delle superiori le classi sovraffollate sono il 15% circa del totale mentre nell’ultimo sono state 462 classi (1,9%) con più di 26 studenti.

Sul territorio

A livello territoriale, il fenomeno interessa soprattutto la Lombardia (2.109 classi in sovrannumero), seguita da Lazio con 1.237, Campania con 1.138, Emilia Romagna con 1.123 e Veneto con 1.073. Tra le Città metropolitane troviamo Roma con 1961, Napoli 1246, Milano 985, Torino 607, Bari 120; anche in molte province si registrano numeri elevati: Varese con 723 classi, Lecce 257, Prato e Bergamo 535, Reggio Emilia 227, Vicenza e Verona 484, Forlì 273.

Ora parliamo noi: cosa pensano i ragazzi del Pcto

Tra marzo e giugno 2022, Cittadinanzattiva ha coinvolto circa 2.849 studenti e studentesse della scuola secondaria di II grado per conoscere il loro punto di vista sui Pcto (Percorsi competenze trasversali e orientamento). Oltre la metà afferma di non scegliere autonomamente il percorso del Pcto (59%), il 28% può sceglierlo tra una serie di opzioni presentate dall’istituto e l’11,5% dichiara di poterlo proporre personalmente alla scuola. Ben il 36% indica che il luogo in cui è stato svolto è stato a casa (o in dad) e a scuola. A seguire, i luoghi indicati sono: le aziende (27%), gli enti culturali (17%), le istituzioni (ministeri, Comuni, Asl, etc.). Seguono poi le attività svolte nelle imprese (10%), presso associazioni di volontariato (6%), ordini professionali (5%), associazioni sportive (3%). Poco più della metà degli studenti (51%) ritiene adeguata la quantità di ore dedicata ai Pcto e al percorso formativo, mentre il 18% afferma che siano poche e il 15% ritiene che siano eccessive. Non tutti i ragazzi che frequentano la stessa classe sono impegnati nello svolgimento di un Pcto: alcuni compagni (11%) per differenti motivi (ad esempio essendo studenti con disabilità, studenti che abitano in altri Comuni, mancanza di supporti tecnologici) non partecipano a tali percorsi. Circa il 40% ha sentito parlare della Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola-lavoro ma dichiara di non averla mai letta (40,7%), altri indicano di conoscerla (18,6%), un ulteriore 40% non la conosce affatto. Così pure oltre il 70% non conosce la piattaforma del Ministero dell’Istruzione dedicata ai Pcto per far incontrare domanda/offerta, raccogliere feedback e criticità sui percorsi.Quanto al gradimento dei percorsi svolti, solo il 16% dice di «non essere soddisfatto del Pcto proposto». Inoltre per il 39,5% sono stati «abbastanza utili», per circa il 20% si sono rivelati «poco utili», per il 17,8% sono stati «utilissimi», per l’11,7% occorre valutare in base al tipo di percorso realizzato e per l’11,3% i percorsi sono stati «una perdita di tempo».

10 priorità per la scuola che verrà

Seggi elettorali fuori dalle scuole. Occorre continuare a sostenere anche economicamente i Comuni affinché spostino i seggi elettorali in sedi alternative rispetto alle scuole e sperimentare in maniera diffusa il voto elettronico, come previsto dal Decreto legge 41/2022. Per le ormai vicine elezioni del 25 settembre, si propone alle scuole di non interrompere le attività didattiche a causa dei seggi ma di proseguirle all’esterno.
Innovare gli ambienti di apprendimento. Non solo nelle scuole nuove, ma anche in quelle da ristrutturare attraverso i fondi Pnrr, occorre ripensare tutti gli spazi interni ed esterni al fine di creare ambienti di apprendimento innovativi ed inclusivi.
Migliorare la qualità dell’aria nelle scuole. Verificare che negli interventi del Pnrr in essere siano previste installazioni di sistemi di aerazione/ventilazione; dotare tutte le aule, di strumenti di misurazione del livello di CO2 poco costosi; mappare il reale fabbisogno a seguito di sopralluoghi per poi prevedere investimenti ad hoc.
Mense scolastiche come servizio universale. Avviare un programma graduale che, attraverso l’estensione del tempo pieno e la dotazione di nuove mense resa possibile grazie al Pnrr, punti a fare della ristorazione scolastica un servizio universale, attraverso una norma che lo inquadri quale livello essenziale delle prestazioni sociali (Lep), superando la logica di servizio a domanda individuale.
Completare ed aggiornare l’Anagrafe dell’edilizia e riprendere le attività dell’Osservatorio. L’Anagrafe deve essere completata e aggiornata in tempo reale, integrata anche dai dati relativi agli asili nido pubblici e resa accessibile a tutti. Allo stesso tempo vanno riconvocati in maniera sistematica e periodica gli incontri dell’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica.
Puntare su interventi e programmi di sostegno alle genitorialità. Per fare ciò si potrebbero utilizzare i Poli 0-6 e collocare al loro interno i Centri per le famiglie, oltre a sostenere e potenziare i Consultori già presenti sul territorio così come i progetti del Terzo Settore che si rivolgono alle famiglie più lontane.
Coinvolgere le comunità locali nei progetti del Pnrr. Occorre favorire il coinvolgimento di diversi soggetti attorno alla scuola in modo cooperativo come per esempio quando si tratta di costruire o ricostruire una scuola.
Ripensare ai percorsi del Pcto. Occorre che le scuole garantiscano da subito una preparazione adeguata degli studenti circa la normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e sugli strumenti a loro tutela; occorre verificare che i soggetti ospitanti rispettino le condizioni previste, anche sottoscrivendo una sorta di Codice Etico; occorre raccogliere criticità e punti di forza delle esperienze realizzate per proporre modifiche condivise di tali percorsi.
Dare spazio e potere agli studenti. È urgente ripensare radicalmente gli organismi e le pratiche di democrazia rappresentativa degli studenti all’interno delle scuole, e favorirne il protagonismo, a partire da un loro coinvolgimento attivo nei programmi di educazione civica, nella riformulazione del Pcto, nella promozione della salute e della sicurezza a scuola.
Attuare procedure e comportamenti per prevenire i rischi. Occorre adottare procedure e comportamenti a scuola, in gran parte sospesi per l’emergenza Covid, affinché tutti siano in grado di fronteggiare eventuali emergenze naturali e non; allo stesso tempo le istituzioni locali devono aggiornare e diffondere i Piani comunali di protezione civile ai cambiamenti climatici.