MIM –  Ministero dell’istruzione e del merito

MIM –  Ministero dell’istruzione. Necessario aggiungere “e del merito”?

di Gabriele Boselli

L’aggiunta “del merito” rappresenta un’opportunità ma anche un pericolo. Necessario operare per la rievidenza di una soggettualità individuale e collettiva non fissata sul successo ma consapevole delle radici, delle ragioni e del senso della cultura.

Non avendo presumibilmente molti soldi da spendere nell’istruzione (molte risorse saranno destinate ad alimentare la campagna d’Ucraina e a contenere gli effetti delle sanzioni) il governo Meloni inizia innovando sui nomi,  Ma  Giuseppe Valditara potrà continuare a operare come un intellettuale o succederà come a Bianchi, studioso di altissimo valore, anche internazionalmente riconosciuto, ma schiacciato da una struttura ministeriale dominata per trent’anni da gruppetti di cultura  confindustrial-sindacale?

La fonte di ogni dottrina della scienza  

L’aspetto più positivo del nuovo ministero è la presumibile conoscenza del latino da parte del suo titolare, docente di diritto romano all’università di Torino. Scrivo presumibile poichè è noto come in genere l’accesso alla docenza universitaria abbia poco a che vedere con i meriti scientificie invece si colleghi alla partecipazione a cordate accademiche e/o parentali o all’abilità nei mercati citazionali (alias impact factor)  capaci di assicurare il successo nei tristamente famosi concorsi universitari.

Comunque il neoministro il latino dovrebbe conoscerlo e questo dovrebbe preservarlo da quella soggezione assoluta alla tre I di Arcore, Impresa, Inglese, Informatica, cui  hanno dovuto soggiacere i ministri dell’Istruzione da trent’anni a questa parte. Se conosce il latino conosce la struttura profonda di tutte le scienze, anche di quelle del mondo fisico, nutrite anch’esse per millenni di quel pane. La potenza teoretica fossile del latino continuerà ad agire.   Il diritto romano resterà la nascosta struttura di fondo di ogni nuova conformazione giuridica, il non detto essenziale di ogni dirsi cittadino. Galeno di Pergamo, il medico degli imperatori romani, continuerà attraverso i suoi eredi più colti a curare anche antiche e nuove malattie. La sintassi di fondo dei Principia mathematica di Newton illuminerà ancora la fisica post-quantistica e l’imminente teoria unificata dell’universo.

Sotto questo profilo potremmo restare tranquilli.  Ma Valditara potrà continuare a essere un intellettuale o gli succederà come a Bianchi, studioso di altissimo valore ma schiacciato da una struttura ministeriale dominata per trent’anni da gruppetti di cultura confindustrial sindacale?

Quale idea di merito?

Un altro fronte è quello del concetto di merito. Se collegato all’idea di valore è bene, promuoverlo, se viene identificato con le presatrazioni che assicurano il successo o la ricompensa è fonte di ingiustizie alla persona e disastri per la società, oltre che fattore di blocco ogni dottrina della scienza.

Educare ha da essere non fatto ma atto il più possibile puro, o almeno debolmente condizionato (Giovanni Gentile). Per questo è riduzionista la sola attenzione alle prestazioni. Se l’esperienza educativa è evento complessivo non può essere valutata solo considerandone un pezzo e astraendolo dai legami con il resto.  I soli risultati non dicono molto circa l’incidenza della proposta didattica  sull’ identità complessiva dell’alunno.

C’è il rischio che continui la dittatura INVALSI e con essa un’idea efficientistica di merito. La complessità dell’apprendimento non si lascia circoscrivere a qualche items e i risultati non possono condurre a  certezze interpretative. Mi sembra piuttosto semplicistico intendere la valutazione del merito  come  confronto tra gli esiti attesi e le risposte.

Quel che è vivo è imprevedibile e improgrammabile. Il rapporto tra  intenzionalità e i risultati non è automatico e questo è un bene. Altrimenti ciò significherebbe che  il pensiero del ragazzo esprime solo ciò che avevamo preventivato,  che il pensiero è pianificabile, che esiste un rapporto di causa-effetto tra progetto ed esito.    I test  non riescono ad apprezzare capacità complesse come la qualità delle fonti culturali, il pensiero creativo, l’autonomia, l’originalità.

Suggerimento da un vecchio ispettore scolastico: prima di scriverla, pensi la sua prima importante circolare in latino.