Istruzione e merito, che fine fa l’inclusione?

Istruzione e merito, che fine fa l’inclusione?
Redattore Sociale del 25/10/2022

Una riflessione di Vincenzo Antonio Gallo (Ciis): “Se la scuola valorizza solo “gli alunni più capaci”, per gli alunni con disabilità, quali prospettive ci potranno essere? Il sistema meritocratico si orienta su alcuni e non su tutti. Inclusione e meritocrazia sono paradigmi educativi antitetici”

ROMA. Meritocrazia e inclusione possono andare insieme? Un ministero che associa Istruzione e Merito potrà garantire attenzione e valorizzazione agli studenti con disabilità che, sempre più numerosi, popolano le classi italiane di ogni ordine e grado? Abbiamo posto la domanda al Coordinamento degli insegnanti di sostegno, che da sempre monitora con attenzione critica le scelte delle istituzioni in materia d’inclusione. Ci ha risposto Vincenzo Antonio Gallo: “La meritocrazia associata all’istruzione rimanda a un principio in base al quale “ognuno deve essere valorizzato in funzione dei propri meriti personali” (Butera). E questo si traduce con voti più alti a chi raggiunge risultati ritenuti scolasticamente più alti’, insieme a ‘maggiori opportunità formative garantite a chi apprende più velocemente. Insomma, se uno non impara con lo stesso ritmo dei ‘più bravi’, è costretto all’insuccesso che, secondo i principi della meritocrazia, è da individuarsi in una mancanza di capacità e di impegno da parte dello studente. E così, la scuola del merito altro non fa che valorizzare solo quelli più capaci”.

Uno scenario particolarmente inquietante quando si pensa agli studenti con disabilità: “Se questo tipo di scuola valorizza solo gli alunni più capaci, per gli alunni con disabilità, quali prospettive ci potranno essere? È evidente che il sistema meritocratico sia ben distante dal prendere in considerazione la variabilità degli studenti, proprio perché si orienta su alcuni e non su tutti. Va poi aggiunto che coniugare merito, neuro-diversità e successo formativo non è in alcun modo possibile, in quanto inclusione e meritocrazia sono paradigmi educativi antitetici. La questione non è dunque riducibile ad un termine – osserva Gallo – ma richiede di andare oltre. Come Cisis peraltro, ci stiamo interrogando sul senso di questa adozione, perché gli orientamenti potrebbero condurre verso scenari che più si avvicinano non solo e non tanto all’allontanamento dell’alunno con disabilità, quanto al valutare se insistere su forme di investimento nei confronti di chi potrebbe essere definito, secondo i parametri standard, non capace e quindi non meritevole. Ma può essere che si tratti di una lettura eccessiva – riflette – Forse con questa aggiunta, ‘e merito’, si vuole evidenziare che il nostro sistema di istruzione abbia avuto, e continui ad avere, il grande merito di garantire a tutti, compresi gli alunni con disabilità, un’istruzione di qualità nelle classi comuni? Forse. Il fatto è che più approfondiamo, più sorgono domande”.

Per questo, il Ciis confida che “il neoministro Valditara saprà chiarire e sciogliere ogni perplessità, illustrando quanto prima la visione soggiacente alla rivisitazione lessicale del dicastero di viale Trastevere, divenuto dell’Istruzione e del Merito, onde evitare incomprensioni e fraintendimenti”.

di Chiara Ludovisi