Scuola senza voti, valutazione dialogica e autovalutazione

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Forlì come Roma e Firenze: una scuola che non misura, ma valorizza
Alla Scuola Primaria e Secondaria di I Grado Don Oreste Benzi il metodo di valutazione dialogico e quello dell’autovalutazione vengono applicati con successo fin dal 2017.

Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore, scriveva sulle pagine del Corriere della Sera queste parole: “Il sapere non cresce nella paura della verifica, ma nella gioia della scoperta. Dovremmo chiederci: se non potessi far leva sulla paura per far studiare i ragazzi, studierebbero?”. Proseguiva dicendo di aver imparato, negli anni, l’importanza di unire al voto il giudizio, spiegando l’errore per farlo diventare risorsa e mettendo in evidenza le cose ben fatte.

È con questa convinzione che la Scuola Primaria e Secondaria di I Grado Don Oreste Benzi, fin dal 2017, ha scelto di utilizzare il metodo di valutazione dialogico, che non si basa sulla misurazione ma sulla valorizzazione, accostato a quello dell’autovalutazione, che aiuta gli studenti a maturare la consapevolezza di sé e del proprio operato.
Anche la scuola di Forlì si aggiunge dunque a quelle balzate agli onori della cronaca in questi giorni: il Liceo Scientifico Morgagni di Roma e l’Iis Sassetti-Peruzzi di Scandicci, a Firenze.

Gli studenti imparano a valutare il lavoro in classe giorno dopo giorno, mentre a fine quadrimestre ricevono le lettere personali, attesissime, scritte dai loro insegnanti.
Ai genitori si consegna anche la classica pagella; l’indicazione è però quella di non mostrarla ai figli, ma di utilizzarla come uno strumento indicativo per eventualmente valutare, insieme agli insegnanti, un’azione mirata di supporto. La valutazione dialogica punta infatti a mettere in evidenza le capacità positive di ciascuno, su cui fare perno per condividere con l’allievo e la sua famiglia una visione più ampia del suo cammino di crescita e dei suoi progressi.

Un modo di operare, questo, che potrebbe sembrare bizzarro se considerato alla luce delle recenti affermazioni del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (che pochi giorni fa a Milano ha individuato nell’umiliazione “un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”), ma in cui la Scuola Don Oreste Benzi crede fermamente.
L’esperienza ha infatti dimostrato che solo se i bambini e i ragazzi si sentono davvero accolti, con i loro talenti e i loro errori, ed incoraggiati a dare il meglio di sé, è possibile per loro vivere la scuola come un luogo amico e gli insegnanti come alleati. E, quindi, diventare davvero grandi.
Il Ministro Valditara ha però rettificato, precisando di esser stato vittima di un lapsus: “Ho utilizzato un termine inadeguato, di cui mi dispiaccio per primo. Intendevo dire ‘umiltà’. Ma confermo il senso del messaggio: alla società dell’arroganza occorre rispondere con la cultura del rispetto”. Rispetto dell’altro, aggiungiamo noi, accolto con i suoi talenti ma soprattutto accompagnato a comprendere i suoi errori, per non ripeterli in futuro.

La Scuola Don Oreste Benzi – Primaria e Secondaria di I Grado – prosegue dal 2017 l’opera educativa avviata a Forlì dalle Suore Maestre di S. Dorotea, con una proposta didattica e pedagogica completamente rinnovata grazie all’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, la Comunità si impegna per contrastare l’emarginazione e la povertà in Italia e nei cinque continenti e promuovere i valori della fraternità e della condivisione di vita.

La Pedagogia del Gratuito sposa tali assunti in ambito educativo e li sviluppa all’interno delle scuole nate dall’esperienza della Comunità.
Centralità della persona e delle relazioni; rispetto dei tempi di apprendimento e di crescita individuali; didattica esperienziale; valorizzazione di talenti, competenze e inclinazioni personali; apprendimento cooperativo; valutazione dialogica: sono i pilastri su cui si basa la “pedagogia del gratuito”, metodo elaborato negli anni Novanta e sperimentato con successo in diverse scuole statali e paritarie.