G. De Cataldo, Dolce vita, dolce morte

De Cataldo, tra la vita e la morte

di Antonio Stanca

  Di quest’anno è Dolce vita, dolce morte, un altro romanzo giallo di Giancarlo De Cataldo. È stato pubblicato da Rizzoli nella serie “Novelle Nere”. Molti romanzi ha scritto De Cataldo soprattutto di genere giallo. È anche giornalista, traduttore, saggista e autore di testi teatrali e per la televisione. Opere note sono Romanzo criminale del 2002, ridotto per il cinema e la televisione, e il suo seguito Nelle mani giuste del 2007. 

   Nato a Taranto nel 1956, De Cataldo vive a Roma dove svolge il lavoro di Magistrato. È in questa città dal 1957, da quando iniziò a frequentare la Facoltà di Giurisprudenza. Dal tribunale alla letteratura, da giudice a scrittore di romanzi polizieschi senza che la sua scrittura sia mai stata condizionata, determinata dal suo lavoro. Da questo gli sarà ispirata ma libera si mostrerà sempre da ogni influenza, capace di muoversi da sola, di cogliere ogni elemento delle vicende rappresentate, di riuscire chiara, facile in ogni circostanza. Così pure in Dolce vita, dolce morte, dove l’autore fa vedere in maniera completa, totale, quanto avveniva nella Roma degli anni ’60-’70, quella della “dolce vita”, dei famosi registi, attori e artisti del momento, quella di via Veneto e di tanti altri ritrovi, delle notti romane, delle tante persone che circolavano, delle tante attività che svolgevano, dei tanti sogni che nutrivano. Tra queste c’era stata la giovanissima, ventidue anni, e bella ragazza tedesca Greta venuta a Roma come tante altre allora in cerca di fama e di fortuna. Avrebbe voluto fare l’attrice, aveva intrattenuto rapporti con personaggi del cinema, della televisione, delle finanze, aveva creduto loro, era entrata nella “vita romana” finché non era stata trovata uccisa, accoltellata, sul pianerottolo dell’appartamento di una sua amica in un condominio nei pressi di via Veneto. Scatteranno le indagini della polizia, le notizie dei giornali più importanti della capitale. Da uno di questi sarà inviato il corrispondente Marcello Montecchi con l’incarico di far sapere della grave vicenda, delle cause, dei colpevoli. Sarà lui il vero protagonista del romanzo, sarà lui ad essere mostrato dal De Cataldo nei più riposti pensieri della mente. Era venuto a Roma dalla provincia e aveva pensato di diventare uno scrittore. Finora non gli era riuscito ed anche se non aveva abbandonato quell’idea si era adattato a scrivere per un giornale abbastanza importante. Era diventato noto negli ambienti intellettuali romani. Scriveva di arte, di cinema, di cultura, di costume, conosceva personaggi famosi. Aveva trent’anni e a Roma si era frequentato con donne dello spettacolo e no. Tra queste c’era stata Greta e dover adesso sapere, scrivere della sua morte così tragica lo faceva soffrire. È un tipo sensibile, partecipe, Marcello, non è freddo, distaccato. Tutto si riflette nella sua anima, nel suo spirito. Spesso è assalito da sensi di colpa, da pensieri che lo inquietano e che risalgono generalmente alla sua vita passata. Si fa carico di molti errori, crede di aver sbagliato molte cose, gli pesa non essere diventato uno scrittore, non essersi ancora sistemato, ordinato con una famiglia tutta sua.

    Greta è uno di quei pensieri, di quei ricordi che stenta a scomparire, che riaffiora sempre perché molto bella, molto dolce era stata per lui. Il caso della sua morte si complicherà al punto che le indagini saranno abbandonate e le persone sospettate assolte per insufficienza di prove. Marcello tornerà al suo lavoro presso il giornale, riprenderà con la “vita romana”: serate galanti, manifestazioni, rappresentazioni pubbliche o in ricche case private, amori fugaci, relazioni di breve durata che spesso lo faranno rientrare in sé stesso, in quella vita dello spirito che era la sua solita, in quei turbamenti che lo assillavano. Nonostante sia tanto il rumore intorno a lui, nonostante si svolga tanta vita in quella Roma, nonostante vi faccia parte, solo sembra Marcello, solo con i suoi pensieri. Ora si era aggiunto, era tornato quello di Greta e lo avrebbe inseguito per l’intero percorso dell’opera, in ogni situazione che gli si fosse presentata.  Succederà pure che improvvisamente, per caso capisca come è morta ma non servirà a nessuno perché molto tempo è passato. A lui soltanto servirà, a lenire la sua inquietudine.

    Tra l’uno e i molti, tra l’interno dell’anima e l’esterno della vita si è continuamente mosso il De Cataldo di questo romanzo. Molto abile, molto esperto si è dimostrato. Una vicenda tra le tante gli è bastata per far vedere di quanti volti si componesse la vita nella Roma di quei tempi, quant’altro ci fosse dietro quell’aria carica di promesse, di speranze, quanta rivalità, violenza, criminalità si agitasse oltre le apparenze.

   Completo è riuscito lo scrittore, finito il quadro che ha voluto comporre, esemplare il personaggio, Marcello, al quale lo ha fatto interpretare. Dei due elementi, del bene e del male, del piacere e del dolore della Roma di allora Marcello è diventato con De Cataldo l’esempio più vero, più naturale. Non è solo un romanzo giallo ma anche un romanzo di vita!