G. Lacoppola, Letteratura a tavola

PASSEGGIANDO TRA GASTRONOMIA E LETTERATURA CON UN CICERONE D’ECCEZIONE

di Carlo De Nitti

C’è un giorno che funge da discrimine nella stesura di questo testo: il 23 dicembre 2022, in cui l’Autore, Giovanni Lacoppola (Noicattaro, BA, 1946 – Bari, 2022), è stato improvvisamente e prematuramente sottratto da un crudele destino agli affetti della Famiglia, degli Amici, dei Colleghi e dei Collaboratori tutti con cui ha sempre saputo – nel corso di una quarantacinquennale carriera nell’ambito del Ministero della Pubblica Istruzione, iniziata nel 1967 e conclusa con il collocamento in quiescenza nel 2012 – instaurare un rapporto dialogico fondato sull’empatia e sull’humanitas: il dato saliente unanimemente riconosciuto e rammemorato.

Lo stesso autore di queste righe è testimone diretto di quanto testè asserito, avendo cominciato ad operare nella scuola: nel 1986, come docente, e dal 2007, come dirigente scolastico, quindi a più diretto contatto con il “Provveditorato” – diretto da Giovanni Lacoppola dal primo settembre 2008 alla fine dell’ottobre 2012 – che sovente agli “esterni” poteva quasi apparire come un’entità metafisica… in senso etimologico.

A questo suo ultimo e ponderoso volume Letteratura a tavola, presentato da Angelo Ulivieri, che ha visto la luce a Noicattaro (sua indimenticata città di nascita e dove ora riposa) per i tipi di una giovane ma interessante casa editrice, Giazira Scritture, Giovanni Lacoppola – intellettuale di solida formazione umanistica e studioso, già Dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione, Provveditore agli Studi di Bari, Sovrintendente scolastico per la Puglia e la Basilicata, ovvero, con un’espressione anglosassone, un autentico civil servant (come emerge dal suo  cursus honorum pubblicato nelle pagine non numerate  in apertura del volume) unanimemente stimato dalla comunità professionale e territoriale della Scuola pugliese -.ha consegnato la passione per la gastronomia di alto livello e la sua pratica a vantaggio per i suoi due splendidi nipoti adolescenti, Giovanni e Domenico, in primis, per suo figlio Vito, avvocato e pubblico amministratore, e per gli amici di una vita.

Il volume si configura, a modesto parere di chi scrive, come una sorta di testamento spirituale che Giovanni Lacoppola ci ha voluto lasciare. Nella stesura del volume, Egli ha unito le passioni della sua vita – la scuola, la letteratura e la gastronomia – per deliziare i suoi lettori, da augurare molto numerosi, ben oltre i venticinque di manzoniana memoria, con un libro che non è solo da leggere e tenere nello scaffale di una biblioteca domestica, ma da vivificare con la pratica gastronomica. Ancor più ora che non possiamo più ascoltare dal vivo i suoi preziosi consigli gastronomici, che dispensava agli amici attraverso un noto social network. <Questo libro ha un’origine curiosa è […] la cucina riempiva formatosi nel mio Cuore dopo la perdita del mio grande Amore; difatti, ancora oggi, la cucina mi aiuta a vivere meglio e a sopravvivere> (dalla Premessa, seconda edizione).

A chi scrive appare auspicabile che questo volume sia primariamente nelle biblioteche degli istituti scolastici che formano i professionisti della ristorazione di domani, in primis quale fonte di ispirazione per la didattica laboratoriale, d’intesa con le/i docenti di letteratura e storia, ma anche in tutti gli altri ordino scolastici per invenire una dimensione diversa (più umana / quotidiana?) della letteratura italiana, solidamente ancorata al mondo della vita; come non pensare al famoso aforisma che sintetizza il pensiero di Ludwig Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”?

Scrive, nella sua Presentazione, Angelo Ulivieri:<La simbiosi frequente tra letteratura e gastronomia non ha certo bisogno di spiegazioni […] Quale più alta sintesi di un edonismo che coniuga l’elevazione spirituale di pagine immortali con l’appagamento che può fornire un gusto raffinato e consono alla nostra storia ed alla nostra cultura millenaria?>.

Come non condividere l’auspicio di Giovanni Lacoppola: <Mi auguro, difatti, che a leggere questo libro siano le famiglie, magari stando sedute attorno al tavolo, in cucina, nell’intento di scegliere la ricetta da cucinare, approfittando così dell’occasione per leggere qualche pagina della nostra letteratura> (dalla Premessa, seconda edizione)?

Il sostegno, tanto prezioso quanto discreto, alla realizzazione editoriale di questo volume munificamente offerto dalla Francesco Divella s.p.a. ne valorizza la mission valoriale portata avanti per circa 130 anni fino ad oggi e per il futuro.

*                *                      *

Leggere (e meditare su) questa ultima fatica letteraria che Giovanni Lacoppola ci ha donato mi è stato certamente molto gradevole e, diciamolo pure, formativo: essa mi ha fatto pensare – la mente umana, soprattutto approssimandosi alla terza età, si sa, fa associazioni spesso inusitate – all’Autore che ha certamente ritrovato la propria comunione con l’adorata moglie Rosa e gli amati genitori, l’avvocato Vito e donna Regina.

Egli ha, altrettanto sicuramente, “ritrovato” due grandi persone di scuola e di fede religiosa a tutto tondo, importanti per la sua formazione, che sono stati il preside e la professoressa di filosofia e pedagogia dello studente Giovanni Lacoppola nell’allora neonato Istituto Magistrale Statale “San Benedetto” di Conversano: Matteo Fantasia ed Anna Maria Biancolillo Stefanì.

Perché mi viene in mente questa connessione? Non ho una spiegazione razionale da poter offrire a chi ha avuto la bontà di leggere fin qui per giustificare questo accostamento, forse, ma è solo un’ipotesi, perché ho incontrato entrambi anch’io nel mio percorso di vita scolastica … da studente sedici/diciottenne (era la seconda metà degli anni ’70) nell’allora Istituto Magistrale Statale “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari(Anna Maria Biancolillo Stefanì) e da giovanissimo ventisettenne docente, in qualità di socio del Comitato di Bari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, intimamente studente (Matteo Fantasia). Anche adesso, invero, pure da anziano dirigente scolastico, ho la convinzione di essere ancora intimamente studente …