Autismo, QT robot

Autismo, QT robot: l’umanoide che aiuta i bambini a comunicare ed esprimere emozioni
Sanità Informazione del 18/01/2023

Scordino (logopedista): «QT è in grado di stimolare il bambino durante le sue attività terapeutiche, aumentano sia il livello che i tempi di attenzione. L’umanoide dispone di due diverse programmazioni: la prima incentrata sulla comunicazione, sia recettiva che espressiva, la seconda dedicata alle emozioni».

Si chiama CAPRIN1 ed è un gene responsabile dello sviluppo di una rara forma di autismo. Ad identificarlo, grazie all’utilizzo delle più recenti tecnologie di sequenziamento del DNA e di modelli in vitro di cellule neuronali, sono stati i ricercatori delle università di Torino e Colonia. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Brain, apre nuove possibilità diagnostiche per questo disturbo del neurosviluppo che esordisce nei primi anni di vita e che, nelle sue varie forme, colpisce l’1% della popolazione. Grazie a nuove scoperte, come quella del gene CAPRIN1, le diagnosi di autismo possono essere sempre più precoci, permettendo un intervento altrettanto tempestivo.

QT: il robot umanoide
I trattamenti, che spaziano dalla terapia cognitiva a quella logopedica, fino alla neuro-psicomotricità, oggi sono supportati anche dall’utilizzo delle nuove tecnologie. È il caso di QT robot, un umanoide che aiuta i bambini con autismo ad imparare nuove competenze comunicative, emotive e sociali. «QT è stato realizzato da una start-up di Lussemburgo – spiega Veronica Scordino, logopedista e linguista del CRC (Centro Ricerca e Cura) -. Il robot è in grado di stimolare il bambino durante le sue attività terapeutiche, aumentano sia il livello che i tempi di attenzione. L’umanoide dispone di due diverse programmazioni: la prima incentrata sulla comunicazione, sia recettiva che espressiva, comprese le abilità sociali e cognitive, la seconda dedicata alle emozioni, dal loro riconoscimento all’auto regolazione emotiva».

Dalla logopedia alla neuropsicomotricità
Il bambino può interagire direttamente con il robot, tanto da diventare un vero e proprio compagno di viaggio lungo il percorso riabilitativo. «C’è chi, tra i bambini in trattamento, si è talmente affezionato a QT da abbracciarlo e sussurrargli “ti voglio bene” – continua la logopedista -. Il robot, inoltre, non è un supporto utile soltanto durante le sedute di logopedia, può essere utilizzato da tutti le professioni sanitari che compongono l’équipe che si occupa del trattamento del disturbo dello spettro autistico. Il terapista della neuropsicomotricità infantile, ad esempio, può avvalersi di QT per il disegno o altre attività fino-motorie».

A tu per tu con le emozioni
Qt è un ottimo alleato anche di quei bambini che devono sviluppare o migliorare le proprie abilità emotive. L’autismo è caratterizzato da una compromissione dell’interazione sociale, un’alterazione della comunicazione e una presenza di interessi limitati, stereotipati e ripetitivi, che impediscono di interagire adeguatamente con le persone e l’ambiente. «L’umanoide guida il bambino verso il riconoscimento delle emozioni, proprie e altrui, passo dopo passo – dice Scordino -. QT comincia con il mostrare la “faccina” (sorridente) che corrisponde alla felicità, chiedendo poi al piccolo di riprodurre la medesima espressione facciale. I bambini con disturbo dello spettro autistico, spesso – spiega la professionista sanitaria – sono particolarmente amimici ed hanno difficoltà nella produzione di espressioni. Il robot aiuta il bambino con delle indicazioni pratiche, come sollevare gli angoli della bocca quando si è felici. Si parte da attività più semplici, di base, fino ad arrivare a compiti più complessi, come la comprensione delle emozioni. Si riflette insieme su ciò che si sente nel vivere una determinata emozione, su quali possono essere le cause che la determinano, sul fatto che queste possono essere sia positive che negative e che, a volte, possono avere un’intensità eccessiva. Il robot suggerisce anche alcune strategie di autoregolazione: può, ad esempio, proporre al bambino di contare fino a dieci, oppure di fare dei respiri profondi per ritrovare la calma perduta. Tutte attività che, successivamente – conclude la logopedista – sarà necessario generalizzare ed adattare ai diversi contesti di vita quotidiana del bambino».

di Isabella Faggiano