L’amarezza di Liliana Segre: la memoria della shoah cede. Pensare “a chi è morto per la colpa di esser nato”

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Liliana Segre, senatrice a vita e già deportata nei campi di concentramento nazista, sopravvissuta all’Olocausto, è amareggiata. E questa sua afflizione la manifesta Palazzo Marino, a Milano, per presentare assieme al sindaco Beppe Sala le iniziative per il Giorno della Memoria, il 27 prossimo, anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Russa.

“Quando uno è così vecchio come me e ha visto prima l’orrore, e poi, arriva a sentire che si nega addirittura quel che è stato – ed è così da tanti anni, dalla fine della guerra circa – a un certo punto, la coscienza si sveglia. E ritiene che fra qualche anno della Shoah ci sarà una riga sui libri di storia, e poi nemmeno quella”.

“Il giorno della Memoria è inflazionato, la gente è stufa di sentire parlare degli ebrei. E anche io fra un poco, toglierò il disturbo, visto che non posso nemmeno salire sul tram che porterà la scritta “Memoriale della Shoah”, perché devo girare con la scorta a causa delle minacce che ricevo”.

A Milano infatti girerà il tram n°19 con la scritta “Memoriale della Shoah”, dove la senatrice non potrà salire per le minacce di morte.

“Il mio è un pessimismo naturale -continua a dire Liliana Segre nel corso della conferenza stampa- su questo argomento, dopo che le idee, le proposte, le speranze e le iniziative che possono venire da una vecchia come me non vengano accolte con il rispetto dovuto. Capisco che la gente dice da anni ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’.  Quando uno ha visto l’orrore e ormai ne può parlare solo con 3-4-5 persone al massimo, perché gli altri per fortuna non l’hanno visto, certo che è più noioso degli altri “.

Intanto è stato presentato un fitto calendario di eventi in corso in vista del 27 gennaio, ma ogni anno per Liliana Segre è una fitta al cuore pensando a chi non è tornato da quei campi di morte, a chi è “morto per la colpa di esser nato”.

“Fra pochi giorni -dice ancora con tristezza Segre- ci sarà un totem alla stazione Centrale che spiega come si raggiunge il Memoriale. Ma sono 30 anni che lo chiedo: sono contenta perché farò in tempo a vederlo”.

E poi invita a dare più importanza alle Pietre di inciampo: “Per me dovrebbero essere un pochino più alte del livello della strada, in modo che ci si possa mettere un fiore, o una pietra, come nei cimiteri ebraici. Mi spiace che vengano nascoste da bici, macchine in sosta, quando non vernice nera, che vuol dire ‘fai schifo, tu che sei stato condannato per la colpa di esser nato. Ecco, penso sia importante portare i ragazzi a conoscere questi nomi, che è veramente essere te stesso, anche se solo una persona su mille se ne accorgerà, lì c’è il nome di una persona che ha fatto la scelta”.

“Ci sono migliaia di Pietre di inciampo in tutta Europa, invitano a fermarsi, a dire una preghiera, a dire quel nome. Come le mie pietre sacre, quelle posate per mio padre e i miei nonni: sono la tomba che non c’è stata permessa. Ma penso anche alle pietre dedicate ai bambini. Ce n’è una anche per un neonato deportato il giorno dopo esser nato. Davanti al bambino innocente, tutto il mondo si deve inchinare. E dire: mai più!”