Un mare di ipocrisia

Un mare di ipocrisia

di Vincenzo Andraous

Lo Stato, leader supremo, sulla ragione, la morale, la giustizia, il bene e il male.

Lo Stato non fa sconti a nessuno, neppure nei riguardi di quei fagottini di pochi giorni che stanno a galla perché gonfi di acqua salata.

Perché il respiro non esce più dai minuscoli polmoni. Rimangono corpicini morti a galleggiare in un mare denso di ipocrisia, di indifferenza, di inutile dispiacere d’accatto.

Vorrei che ognuno provasse a immaginare quella scena terribile, una donna madre muore sfinita dopo giorni e giorni di fame, di sete, di fatica immane a sorreggere la propria creatura.

La donna piega di lato non ce la fa più, sta lì inchiodata su quella barchetta, il piccolo fagottino non più sorretto dal calore della mamma, lentamente scivolagiù, tra le onde, nel gelo e nell’impotenza più disumana.

Pochi attimi e quel piccolino scompare nel mare sommerso, dove stanno i peccati quelli veri, quelli più inconfessabili, quelli che dovrebbero fare ribaltare nelle loro belle certezze amorali chi riesce senza neppure troppa fatica a volgere lo sguardo da un’altra parte.

Quelli che le tragedie come questa le classificano eventi critici, quelli che avversano le Ong, quelli che fan finta di non vedere i barchini che in qualche maniera miracolosamente approdano e scaricano esseri umani, quelli che in questa immane tragedia di morti e feriti per sempre, trovano tempo per buttarla in politichese.

Di fronte a mamme morte, bimbi annegati, persone ridotte a ramoscelli di ulivo spezzati, a questo punto sarebbe necessario, urgente, spingere in avanti una riflessione, un pensiero, una grammatica corretta del dolore.

E’ vero che solamente una entità, una persona, può salvare d’emblee chiunque, ovunque, nella prossimità come nella lontananza, Quella persona è Dio.

Proprio per questo mi viene da suggerire anche a chi non crede, a chi si sente parente stretto dei superlativi assoluti, a chi è bullo per professione, a chi di intelligenza priva di empatia e umana compassione mostra il proprio fianco, che anche noi miseri e piccoli esseri umani, abbiamo una possibilità altrettanto potente quanto la sua. Possediamo la consapevolezza di tentare di aiutare chi sta conciato peggio di noi, chi arranca, chi cade e chi sta per affogare.

Chi è innocente fino all’ultimo respiro.