Libro e moschetto, studente perfetto

Libro e moschetto, studente perfetto

di Mario Maviglia

Hanno suscitato vaste reazioni le parole del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanbattista Fazzolari che, parlando a margine di un incontro internazionale svoltosi a Palazzo Chigi, avrebbe detto a Franco Federici, consigliere militare presso la Presidenza del Consiglio, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. Èun’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport.” (In seguito, davanti alle estese proteste, il Sottosegretario ha ritrattato tutto annunciando querela contro La Stampa, che però ha confermato tutto).

​Anche volendo essere teneri, il progetto presenta evidenti e incolmabili limiti, che però non tutti hanno colto, troppo preoccupati di soffermarsi su questioni “secondarie” e marginali, di natura morale o educativa. In questa sede vogliamo invece seguire il Sig. Sottosegretario nelle sue circonvoluzioni politico-mentali per smascherare la pochezza della proposta e la sua inutilità se non pericolosità. Vediamo nel dettaglio i profondi limiti:

1. Da quel che è dato capire, gli studenti dovrebbero effettuare le esercitazioni di tiro utilizzando armi di piccolo taglio (pistole, forse fucili). Ma perché? Perché coartare l’espressione di potenza degli studenti? Perché non introdurre anche l’uso di bazooka e di kalashnikov? Perché non pensare ad un percorso addestrativo proiettato sempre più in alto, fino all’utilizzo di carri-armati, e quindi di razzi e missili? Allora sì che si potrebbe elaborare un curriculo completo e di ampia portata (anzi, gittata…).

2. Le esercitazioni dovrebbero svolgersi presso poligoni di tiro. Ma perché? Non è meglio trovare soluzioni più praticabili e a portata di mano? A parte la difficoltà di reperire poligoni di tiro in tutti i territori, c’è poi il problema degli spostamenti dalla sede scolastica scuola a quella del poligono, con tutte le seccature anche burocratiche che le istituzioni scolastiche conoscono bene. Perché non allestire poligoni di tiro all’intero della scuola? Le palestre, ad esempio, sarebbero perfette. Ma – meglio ancora – si potrebbero utilizzare bersagli mobili ampiamente presenti all’interno della scuola (docenti, personale ATA, gli stessi dirigenti, come peraltro già avviene in alcune scuole…). In questo modo gli studenti potrebbero mettersi alla prova utilizzando autentici compiti di realtà, acquisendo quelle competenze oggi così fortemente consigliate dalla UE, come la capacità di concentrazione, di focalizzarsi su un compito, di imprenditorialità di se stessi, di acquisto e utilizzo di armi anche pesanti per portare avanti i processi di guerra ed accrescere i profitti delle multinazionali delle armi ecc.

3. Va da sé che un progetto così ambizioso necessita di testimonial in grado di suscitare passione nei ragazzi. Ecco noi chiediamo al Sig. Sottosegretario che si proponga come primo bersaglio mobile ufficiale, in modo da lanciare in grande stile la campagna educativa delle armi a scuola. 

Vi è comunque un aspetto molto positivo nel progetto del Sig. Sottosegretario, di alto valore storico e simbolico, che alcuni osservatori per la verità hanno colto: l’introduzione delle armi a scuola segna una continuità ideale (e ideologica) con il periodofascista del “libro e moschetto, balilla perfetto.” In questo modo si crea un interessante collegamento tra il passato (che in verità credevamo morto e sepolto) e il presente (che in verità assume spesso le sembianze di un  incubo malriuscito). In questo caso ben si adatta quanto diceva K. Marx (se la citazione è ancora lecita): “La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.”

Cala il sipario e una sonora risata sommerge il Sottosegretario.