ChatGPT e l’intelligenza artificiale. Scuola, quale futuro?

di Paolo Lillo
in collaborazione con ChatGPT – grafica by DALL-E

  • Introduzione
  • Chiamiamola pure “rivoluzione”
  • Accesso all’informazione: inversione del paradigma
  • Alcuni esempi di uso di ChatGPT
  • Limiti di ChatGPT
  • Effetti sulla didattica
  • Note sulla tecnologia
  • Conclusioni

Abstract

In tempi rapidissimi, il recente avvento del chatbot “conversazionale” denominato ChatGPT, si è trasformato da “caso tecnologico” a “caso sociale”; con la velocità di ogni rivoluzione che promette di travolgere un ordine costituito, ChatGPT, definito dall’autore dell’articolo il precursore di una nuova “era del tutor personale”, ha scatenato una marea di reazioni e commenti come le vuote questioni ontologiche sulla natura “senziente” o “non senziente” delle intelligenze artificiali oppure come le discussioni sul rischio di perdita di posti di lavoro e sulla possibilità di infausti effetti sulla capacità di pensare e imparare.

Lasciando ad altri le questioni di carattere speculativo, l’autore non nasconde il suo ottimismo sugli effetti culturali e formativi del chatbot: “ogni singolo individuo del pianeta non deve più cercare l’informazione, raccoglierla, filtrarla, sintetizzarla e organizzarla perché ha la possibilità di avere al proprio servizio cento, mille buoni esperti di ogni cosa in grado di orientarlo nello studio di ogni argomento“.

L’articolo evidenzia la natura “rivoluzionaria” di ChatGPT, presumibilmente il primo di tanti chatbot che presto invaderanno la scena introducendo nuove modalità di organizzazione del lavoro e soprattutto nuovi modi di approcciare la formazione scolastica e non.
Si sottolineano le differenze tra un tradizionale “motore di ricerca” come Google e una “intelligenza artificiale” come ChatGPT: l’obiettivo del primo è quello di presentare all’utente una lista di collegamenti verso pagine e documenti accessibili nel web; ChatGPT, invece, non tiene traccia né memoria dei milioni di documenti che ha preventivamente “masticato” con l’obiettivo di “strutturare” una sua forma propria di conoscenza.

Riportando alcuni esempi di interazione con ChatGPT negli ambiti giurisprudenziale, letterario, matematico e linguistico si evidenziano le grandi abilità manifestate dal chatbot negli ambiti in cui, durante la sua fase di “machine-learning” (addestramento), ha avuto la possibilità di processare una grande varietà di testi, scritti anche in lingue differenti ma con l’uso di lessico e forme grammaticali coerenti e comuni. In tali casi il chatbot ha avuto la possibilità di riconoscere strutture di contenuti a vari livelli di astrazione formando quella che si può definire la sua “conoscenza”.

Le prestazioni di ChatGPT sono eccellenti negli ambiti del diritto, della medicina, della tecnologia e della scienza in genere ma anche e forse soprattutto in ambito umanistico il chatbot si rileva estremamente “intelligente” nella sua capacità di sintetizzare i movimenti di stile e di pensiero, di estrarre caratteri culturali, di contestualizzare storicamente e geograficamente, di confrontare e anche, sorprendentemente, di “creare”!

ChatGPT si dimostra invece poco “intelligente” sull’approccio ad argomenti relativi a documentazione scritta con un linguaggio “poetico” o in modo particolarmente originale e criptico. Nel discutere i limiti di ChatGPT l’articolo propone un’indagine certamente euristica ma in ogni caso soggettiva e divertente del concetto di “intelligenza” e del legame tra tale concetto e quello di “memoria”, aspetto nel quale ChatGPT è notoriamente labile.

Segue una nota personale dell’autore che dopo una analisi della realtà scolastica dei nostri giorni propone un vero, largo ripensamento della “scuola”; prendendo atto del mutato contesto socio- culturale e della ricchissima disponibilità di nuove tecnologie occorre sperimentare e individuare nuove forme di didattica che risultino più stimolanti e coinvolgenti e che ridisegnino completamente il rapporto tutor-alunno adeguandolo ai tempi.

L’articolo si chiude con alcune note tecnologiche, assolutamente introduttive, relative all’approccio “numerico” della linguistica computazionale moderna e all’iperbolico concetto di “intelligenza artificiale”; con lo scopo di svelare il trucco nascosto dietro la “magia” delle “reti neurali si spiega il concetto matematico, molto semplice in realtà, di “neurone digitale”, e si fa un esempio di rete neurale illustrando come il cosiddetto “machine-learning” consista in un non particolarmente complesso processo di ottimizzazione numerica.