1923-2023 I cento anni della Riforma Gentile (I)

1923-2023 I cento anni della Riforma Gentile (I)

di Gabriele Boselli

Parte prima: la filosofia di Gentile

Mentre scrivevo questo articolo sul centenario della riforma Gentile, è nato il caso della preside strapazzata e minacciata di sanzioni da un ministro che -si direbbe a leggere gli scritti da lui firmati- non ha mai letto Giovanni Gentile, la cui filosofia è essenzialmente, oltre le contingenti costrizioni politiche dell’uomo, una filosofia della libertà.

La nobile lettera di Annalisa Savino, preside (piace chiamarci così, il termine “dirigenti” indica soggezione attiva o passiva mentre noi siamo soggetti solo alla Scienza e alla Legge) evocava come il “Fascismo eterno” (U.Eco, 2018) nasca con episodi di violenza di gruppetti per poi farsi sistema di repressione. La politica è il governo della cosa pubblica, appunto della polis ed educare alla cittadinanza è tra i compiti di un capo di istituto. Questi non è mero amministratore di un’ organizzazione, quasi un ingranaggio, un tecnico privo di volto, di identità. E’ punto auspicabilmente autorevole di una comunità territoriale, prende posizioni culturalmente fondate e apartitiche (non a-politiche), non può essere ignavo. Dirigere degnamente una scuola significa orientare, indicare direzioni di senso, partecipare con ampia consapevolezza culturale e scientifica alle vicende della comunità. Comporta anche aiutare i soggetti di riferimento a ripensare più profondamente la nostra storia e a leggere con spirito critico e creativo il presente. Il capo di istituto, se non è un mero manager, è il primo educatore, ha responsabilità nel processo formativo.

    Il poco gentiliano MIM di Valditara non si limita a manifestare la propria contrarietà al pensiero della preside, il che può far parte di una normale dialettica culturale; quel che è davvero brutto è il ventilare sanzioni perchè ci sarebbe stata da parte della preside una presa di posizione “politica”. Il che è anche vero, ma ogni tesi è “politica” in quanto avviene entro la polis e, se non porta al disprezzo o alla censura di chi ne sostiene diverse, è democraticamente fonte di valore. La presa di posizione valditarea non è semplicemente di destra; come ogni minaccia agitata da chi detiene potere e dovrebbe esprimere l’autorità dello Stato (che non è il Governo), è totalitaria.

Nei primi anni Trenta un illustre latinista di Savignano sul Rubicone, don Luigi Scarpellini, come professore di liceo ebbe il coraggio di bocciare il figlio del Federale di Forlì; questi reagì da fascista d.o.c. disponendo la radiazione del professore. Il che avvenne, almeno sino a quando il ministero dell’istruzione, ancora gentiliano, non ne dispose il reintegro avviando nel contempo presso i competenti organismi gerarchici la destituzione del Federale.

La filosofia dell’atto nel mondo dell’artificio

Giovanni Gentile, la più alta mente filosofica e pedagogica italiana del Novecento, agisce ancora nel deep school ma non ha più eredi. Non lo sono certamente gli attuali governanti del MIM, nella loro profonda indifferenza alla sua lezione e agli insegnamenti della sinistra gentiliana postbellica (Ugo Spirito…); lo sono ancor meno i nipotini politici di Gramsci, autore politicamente contrapposto ma filosoficamente assai influenzato dal Nostro.  

Eppure la lettura di Gentile sarebbe particolarmente preziosa ora che l’Italia e il mondo stanno forse diventando un immenso conglomerato nazionalistico e guerrafondaio e insieme un vuoto  schermo OLED universal/provinciale capace di far credere alla gente che lo Spirito sia solo un totem etnico o un nome dell’alcool o una componente di Mastrolindo.

Sarebbe una lettura preziosa ora che l’atto  (ciò che originalmente e gratuitamente si dà) divien sempre più difficile e raro, dovendo fare i conti con la sterminata potenza del fatto, ovvero di atti senza soggetto anonimi e letali come droni, pure merci su merce o carne da cannone umana.

 Nel clima presente non c’ è da stupirsi se la scuola rischia di divenire essa stessa un prodotto misurabile e classificabile, da gettare sul mercato come tutti gli altri in attesa di valutazione dell’Imperatore.

La scuola eterna contro il fascismo eterno.

La scuola non deve accontentare solo i contemporanei: vede protagonisti anche gli antenati e i posteri.  Almeno la scuola di Stato -che Gentile sostenne fortemente contro la scuola confessionale- non dovrebbe essere interessata agli indici di gradimento in quanto é essa a dover indicare all’Epoca il cammino. E lasciamo a certe scuole private la pubblicità o le offerte speciali di anni scolastici come i vari “paghi un anno prendi cinque”.

No ai fatti che -come disse un’altra grande anima, Edmund Husserl- trasformano gli uomini in meri uomini di fatto e sì agli atti. Ma quali atti? Ascoltiamo Gentile e la sua teoria dell’Atto.

— Atto-problema

Nulla sta; tutto diviene, tutto procede e niente permane come dato assoluto, sciolto dalla sua relazione con tutte le altre forme in atto. Non esistono dati assoluti ma solo dati-a-qualcuno; qualche volta dati venduti, ipostatizzati e sacrificati all’assoluto economico insieme ai relativi fenomeni.

In educazione tutto é problema, anche se può essere problema coperto, soffocato; tutto é aperto all’inter-rogazione, interrogazione rivolta sia al maestro che allo scolaro.

—-Atto come dialettica

Nella programmazione educativa di massa (reti televisive, sistemi informativi, apparati produttivi) e in quella scolastica il soggetto in educazione non é concepito come altro, ovvero come dialetticamente opposto al soggetto educante; non é il soggetto del pensiero, é semplicemente il soggetto dell’apprendimento . Il che vuol dire che non é riconosciuto per niente.

Nella miglior tradizione della pedagogia italiana, Gentile indica nell’attività del soggetto la premessa del suo vitale contrasto con il mondo e con lo stesso maestro; chi non raggiunge la condizione di contrasto o perché impedito o perché blandito non arriverà mai a raggiungere se stesso. Il maestro deve porsi, contemporaneamente come qualcuno da amare e come qualcuno da vincere.

—Atti che fondano il conoscere, senza rappresentarne le fondamenta

Il sapere che viene presentato come basato sui fatti é immobile, di pietra e va bene per le culture semplici, statiche, immutabili. La pedagogia dell’atto é incompatibile con la pedagogia degli obiettivi, fatti predefiniti e imposti allo spirito soggettivo, pesantissime icone sopportate da insegnanti e alunni come pratica di devozione agli idoli tardomoderni.

–Atti del lasciar vivere e del lasciare che il soggetto prenda forma

Impegnato nel duro lavoro della sopravvivenza, il soggetto/assoggettato della tarda modernità non capisce come la scuola possa essere un luogo di vita, ovvero dove si vive, con qualche avvertenza, come ci si sente di vivere. “Lasciate vivere lo spirito…….ed egli si costituirà come intelligenza sempre più possente”  (G.Gentile “Sommario  di pedagogia”, Sansoni ’38, p.231). Gentile invita a restituire al soggetto la sua vita, liberandolo dalla soggezione agli oggetti. Il principale dei diritti é quello di seguire la propria via; e il principale dei doveri quello di non imporla agli altri.

–Atto infinito

Il fatto é caratterizzato dalla compiutezza, dal suo esaurirsi, venir meno, segnare il morire di una frazione della vita del suo operatore.  L’atto, epifania dello Spirito, non ha principio e non ha fine. Non vi fu mai una stagione in cui non fosse e non muore, continua a vivere nelle nuove manifestazioni dell’attualità.

Gli atti del maestro- le sue parole non abbandoneranno mai l’anima dell’allievo, sempre che l’allievo e il maestro rimangano capaci di parlare e d’intendere e non si faccian poi rubare l’anima dalla setta degli adoratori del Fatto.

—Atto della persona

La più importante risorsa educativa é la persona ;  é essa a fare la buona o la cattiva scuola, non certo le strategie organizzative o le alchimie programmatorie.

Per la prevalente pedagogia tardomoderna il titolare del senso dell’azione educativa non é il soggetto ma il sistema ed é il sistema che detta regole e fornisce garanzie di produttività.

La prossima puntata sulla grande Riforma del 1923

  • S. Natoli Giovanni Gentile filosofo europeo, Torino, Bollati Boringhieri, 1988
  • A.Erbetta L’eredità inquieta di Giovanni Gentile Milano, Marzorati, 1988
  • G.Boselli Riflessioni gentiliane. Per una teoria dell’atto in educazione
    in AAVV Pedagogia al passato prossimo Firenze, La Nuova Italia, 1991
  • G.Boselli-N.Serio  (a cura di) Fondazioni culturali delle riforme scolastiche, Armando 2005
  • U.Eco Il fascismo eterno La Nave di Teseo, 2018