Docenti tutor e orientatori: rilancio per il successo o per il timore di un flop?

da Tuttoscuola

Ben 150 milioni di euro per formare nella secondaria di II grado almeno 40.461 docenti con funzione di tutor e di orientatore. Si tratta di una prima riforma che il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, intende portare a termine con successo e avviarla efficacemente già dal prossimo settembre.

Dopo aver disposto la distribuzione delle risorse alle 2.753 istituzione scolastiche statali della secondaria di II grado per i compensi da destinare a tutor e orientatori, il Ministero ha prolungato al 31 maggio p.v. il termine per segnalare i nominati dei docenti che volontariamente si propongono per la formazione.

A sorpresa, il ministro ha cercato di invogliare l’adesione a quelle decine di migliaia di docenti, proponendo anche un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità per chi svolgerà per un triennio le nuove funzioni di tutor o di orientatore.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato una direttiva per riconoscere a chi svolgerà le attività di docente tutor e orientatore un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità e delle graduatorie interne. Il punteggio sarà definito in sede di contrattazione integrativa. Il Ministero ha inoltre prorogato al 31 maggio il termine per presentare domanda di candidatura per la posizione di docente tutor o orientatore.

Non si sa se i sindacati siano rimasti soddisfatti di essere stati messi davanti al fatto compiuto della direttiva che ha deciso unilateralmente il punteggio aggiuntivo in una materia (la mobilità) di competenza contrattuale, lasciando soltanto alla contrattazione integrativa il mero compito di definirne la quantità.

Ma c’è un’altra considerazione connessa ai due interventi incentivanti (proroga dei termini e punteggio per la mobilità): i due incentivi potrebbero nascondere il timore che l’adesione si trasformi in un flop per la scarsa adesione dei docenti.

Ci sono, infatti, due problemi che potrebbero ostacolare l’adesione alla formazione per svolgere le nuove funzioni.

Primo problema. Il compenso previsto (maggiore o minore in ogni istituzione scolastica a seconda della quantità di docenti tutor che aderiscono) dovrebbe valere per l’intero triennio di impegno, anziché costituire compenso annuale. Invece l’art. 1, comma 561, della Legge 29 dicembre 2022, n. 197 che lo prevede parla di “una dotazione iniziale di 150 milioni di euro per l’anno 2023”. Come si vede, pur parlando di dotazione iniziale, si prevede che i 150 milioni valgono per l’anno 2023, anziché dall’anno 2023.

Secondo problema. Le 20 ore di formazione dovrebbero svolgersi forse nel mese di giugno (mese particolarmente impegnativo tra scrutini ed esami di maturità per i docenti delle superiori) oppure in estate, mese delle ferie.