PNRR a rischio. I soldi arrivano, ma per fare cosa?

da Tuttoscuola

Nelle scuole arrivano altri soldi a pioggia: con i decreti ministeriali n. 65-66/2023 è stata disposta la ripartizione tra le scuole di 1.050 milioni di euro. Se c’è una litania che ha sempre accompagnato chi si occupa di scuola, è che le risorse economiche non sono mai state abbastanza, in particolare quelle messe a disposizione delle istituzioni scolastiche, dotate di un’autonomia finanziaria più di facciata che di sostanza. E ora che i finanziamenti arrivano copiosi, a leggere le chat dei dirigenti scolastici e a sentire tanti di loro, si respira preoccupazione (come convincere i docenti e il personale Ata a fare altro lavoro?), demotivazione, ci si sente esausti. E’ paradossale. Ma perché avviene questo? Se lo dovrebbero chiedere a Viale Trastevere.

Il provvedimento comprende anche la formazione dei docenti, che era stata esclusa dall’Unità di missione per i progetti relativi a Scuola 4.0 e dispersione: adesso la formazione è prevista ma giunge fuori tempo, visto che le scuole hanno dovuto già definire i progetti.

Tuttoscuola già nel mese di ottobre 2022 aveva denunciato la mancanza di un approccio unitario alla progettazione da parte delle scuole, obbligate da una decisione centralizzata ad attuare determinati tipi di interventi (acquisto obbligato di dotazioni tecnologiche per Scuola 4.0; mentoring, counseling, etc per la dispersione scolastica) a prescindere dalle loro caratteristiche, esigenze, fattibilità pratica dei progetti, e soprattutto senza un piano di formazione del personale tale da supportare l’introduzione di modelli educativi più efficaci: come se la progettualità e la creatività delle scuole potesse essere “accesa” a comando, in base alle esigenze e alle tempistiche dell’Amministrazione, e non in una cornice unitaria in grado di favorire una visione strategica e olistica. Carenze gravi, che avrebbero ridotto gli interventi – nel caso dei progetti contro la dispersione – di fatto a un “mega ‘corso di recupero’ pomeridiano”. Con la conseguenza che i docenti di oggi, non formati per utilizzare in modo innovativo le risorse tecnologiche in arrivo (quanti hanno collegato i progetti contro la dispersione con quelli di Scuola 4.0? Pochi, e non certo per le indicazioni in questo senso del Ministero, che non ci sono state), rischiano di ottenere gli stessi (non) risultati di sempre, essendo costretti di fatto ad offrire agli studenti più fragili, in orario extra scolastico, lo stesso menu del mattino: “una forma di accanimento terapeutico o addirittura un ‘raddoppio della pena’…”.

Come noi avevamo sottolineato, la formazione andava programmata prima, insieme a tutto il resto (attrezzature, aule, ecc.), solo in tal modo le scuole avrebbero potuto fare una pianificazione organica, e non a pezzi, a compartimenti stagni, come sta avvenendo tra le proteste e le resistenze di molti dirigenti scolastici, che si trovano a programmare l’attuazione dei progetti, compresa la formazione dei docenti, in coincidenza con la fine di un anno scolastico non facile. E la spiacevole sensazione di dover rimettere mano a quanto stavano facendo, disponendo ora di informazioni (per ora la consistenza dei nuovi fondi a disposizione, per le istruzioni su come poterli spendere chissà) a loro non note quando hanno dovuto metterci la testa.

Cosa potrebbe fare ora il Ministero dell’istruzione e del merito per evitare una deriva negativa? Fare uscire tempestivamente le istruzioni operative (per le due precedenti azioni passarono sei mesi dai decreti di assegnazione, complice anche il cambio di Governo) e lasciare margini di manovra alle scuole, con la possibilità di fare ciò che a loro realmente serve, senza imbrigliarle con vincoli eccessivi.