E. Malfatto, Il lamento del Tigri

Emilienne Malfatto, un esordio da successo

di Antonio Stanca

Del 2020 è il primo breve romanzo di Emilienne Malfatto, Il lamento del Tigri. Nel 2022 è stato pubblicato in Italia da Sellerio nella collana “La memoria”. La traduzione è di Vincenzo Barca.

La Malfatto è una giornalista, saggista, fotoreporter, fotografa e documentarista francese. È nata nel 1989. Ha studiato in Colombia e in Francia. A Parigi si è diplomata in Giornalismo. E come giornalista ha cominciato a lavorare in Colombia, a Bogotà, e poi in Medio Oriente. Nel 2015 è in Turchia dove realizza un apprezzato e premiato reportage riguardo ai cittadinimandati in esilio. Nel 2020 a Baghdad allestisce una ricca mostra fotografica che pure viene accolta con favore. Si riferisce alla rivoluzione irachena. Quell’anno compare la suddetta prima opera narrativa, Il lamento del Tigri, che riceve subito la menzione speciale dai lettori del Premio Hors Concours e l’anno successivo il prestigioso Premio Goncourt.

Seguiranno, nella produzione letteraria della Malfatto, il saggio investigativo I serpenti verranno per te: una storia colombiana e l’altro romanzo Il colonnello non dorme. Anche il saggio sarà premiato e si può dire che la Malfatto stia riuscendo bene e in tanti modi. Immagini, riprese, motivi, temi della sua varia attività risalgono generalmente alla storia, alla vita, ai luoghi, alle vicende,agli ambienti, ai costumi di aree, di popoli della terra rimasti lontani dall’emancipazione, dallo sviluppo economico, politico, sociale, culturale, tecnologicovissuto dall’Occidente. In quelle zone la Malfatto ha svolto finora la sua attività di giornalista, fotografa, documentarista, in esse ha ambientato quella di scrittrice. Già all’inizio, con Il lamento del Tigri, si è impegnata a narrare quanto succede in una famiglia del lontano Iraq mentre infuriano guerre interne ed esterne. Queste, insieme al Tigri che scorre e sembra commentare gli eventi, fanno da sfondo alla trama del romanzo. Gli aerei che bombardano, i carrarmati, le mitragliatrici che sparano, la distruzione, la morte, la rovina che provocano, rappresentano la drammatica cornice entro la quale rientra una storia che pure è tragica. Solo tragedie ci possono essere in certi posti sembra voglia dire la scrittrice con quest’opera. Qui una giovane donna, quasi una ragazza, vive in una famiglia numerosa che si è spostata da Baghdad dove molti sono i pericoli della guerra. Con la sua si sono spostate altre famiglie, con loro altre persone tra le quali il giovane Mohammed che piace alla ragazza e col quale si fidanzadi nascosto. Rimarrà incinta prima del matrimonio ma non potranno sposarsi perché lui morirà in guerra. La sua condizione di ragazza-madre non sarà ammissibile per la famiglia, la madre, i fratelli, le sorelle, per l’ambiente, per l’opinione pubblica. Sono posti dove “l’onore, il pudore, il decoro sono più importanti della vita… dove è meglio una ragazza morta che una ragazza-madre”. Sarà, quindi, la vittima, quella ragazza, di un ambiente, di una società dove non c’è posto per lei, dove lei significa disonore, vergogna, scandalo. La famiglia non può sopportare tanto, non può rinunciare al suo nome per colpa di un suo membro. È meglio rinunciare a lui, eliminarlo e salvarsi dalla rovina. Così sarà, sarà il fratello maggiore Amir, successo al padre morto nella direzione della casa, a fare giustizia, a punire la sorella “impura”, ad ucciderla e mostrare di rispettare quanto proveniva dalle regole, dai principi della tradizione. Tutti in casa vorranno che sia così, tutti accetteranno, anche se tacitamente, che giustizia sia fatta, che ci si salvi dalla gravissima situazione, dal pesante giudizio della collettività. E capace sarà la scrittrice di mostrare, per l’intera narrazione, gli oscuri, paurosi pensieri, sentimenti di quella che sarebbe stata la vittima e di quanti, in casa, le stanno intorno, attendono il suo sacrificio. Abile sarà la Malfatto nell’evidenziare quanto importante sia ancora in certi luoghi la posizione dell’uomo, la sua supremazia in casa, nella società, come venga accettata senza protesta anche per decisioni gravi come l’eliminazione di un familiare. Nel romanzo questafigura maschile sarà interpretata da Amir, dalla sua volontà, dalla sua decisione, dal suo gesto finale. Al suo posto lo avrebbe fatto il padre, sarebbe stato lui il giudice e il giustiziere, un giustiziere impietoso ma quella era la loro giustizia, quella la loro salvezza.

Come una viaggiatrice, un’esploratrice, un’investigatrice si presenta la Malfatto nell’opera visto che scrive di quanto avviene a molta distanza, di come si vive, si pensa, si fa, in un mondo diverso, lontano. Interessano i suoi argomenti perché insoliti ma anche i suoi modi espressivi improntati ad un’interminabile sequenza di frasi indipendenti. Ne deriva una serie infinita di immagini, di flash. È la maniera della giornalista che sta facendo la scrittrice, è il modo migliore per mostrarsi sorpresa, meravigliata, spaventata rispetto a quanto sta dicendo, per sorprendere, meravigliare, spaventare chi sta leggendo.