1923-2023 I cento anni della Riforma Gentile (III)

1923-2023 I cento anni della Riforma Gentile (III)

di Gabriele Boselli

Parte terza: la scuola come luogo di cultura e di scienza.
Purtroppo anche di propaganda

Riassunto delle puntate precedenti (in Educazione&Scuola, Febbraio 2023, n. 1146, XXVIII Anno e Aprile 2023, n. 1148, XXVIII Anno)  –  A cento anni dalla promulgazione della sua riforma, Giovanni Gentile vede trascurato il suo immenso patrimonio ideale tra cui la teoria dell’atto in quanto dinamica dell’Intero, la dottrina della scienza, l’idea di pedagogia come scienza filosofica. I media non tralasciano invece di imputargli aspetti indubbiamente meno felici come la selettività dell’istruzione superiore e la propaganda politica nelle scuole. 

Il 2023 è iniziato da tempo ma non mi sono note iniziative del ministero dell’Istruzione, anzi del MIM, per una adeguata commemorazione del centenario della riforma Gentile del 1923, l’unica nell’ultimo secolo a trarre origine e forza da una forma alta di pensiero come quella illustrata nelle puntate precedenti. Nonostante le dimissioni di Gentile dopo l’omicidio Matteotti pesa ancora sulla reputazione della riforma il pregiudizio politico per l’infelice scelta di aderire alla repubblica di Salò e la definizione tanto utile a Mussolini di “La più fascista delle riforme”. Sbagliata poiché gli studi più autorevoli (Natoli, Del Noce, De felice….) ne mostrano il profilo profondamente liberale ed europeo.

Si trascura anche il fatto che questa riforma provocò la generalizzazione dell’istruzione fino ai 14 anni di età mentre in precedenza era diffuso solo l’insegnamento nella scuola elementare e nemmeno tanto. Generalizzazione che diffuse l’istruzione nelle più sperdute contrade della penisola, prima veri deserti dell’analfabetismo, attraverso l’incremento massiccio delle scuole rurali. Divennero sì centri di propaganda fascista, comunque ragazzi e adulti impararono a leggere e a scrivere.

Il contesto culturale e scientifico di allora (tanta scienza) e di adesso (tanta tecnologia)

Il centenario blocco della progettualità nazionale in campo scolastico va senz’altro principalmente messo sul conto della mediocrità dei politici che per un secolo succedettero a Gentile. Non è stata peraltro solo colpa loro ma anche del blocco del paradigma culturale e scientifico mondiale dopo la magnifica avanzata dei primi trent’anni del ‘900.  Interessi, stilemi e apparati di deferenza dei centri di potere economico e scientifico sono stati di forte ostacolo alla generazione di matrici di nuova produzione teoretica. Non ci sono state nuove titaniche avventure verso l’intelligenza dell’ Intero come le cardinali ideazioni avvenute in quell’epoca: la teoria della relatività, la nascita della fenomenologia, la fisica quantistica e le basi teoriche dell’A.I. nessun scenario teorico  fondazionale veramente nuovo, con eccezione per la genomica, si è più sviluppato nel Novecento e in questo scorcio di terzo millennio. Né mi sembra che qualche sviluppo della ricerca pura nelle scienze dello spirito come del mondo fisico abbia più consentito progressi teoretici da considerare come una  rivoluzione nel conoscere della specie.

Nonostante il massiccio aumento degli studenti, delle cattedre e dei finanziamenti, a quasi un secolo non mi pare siano individuabili nuovi Husserl, Heidegger, Barth, Einstein, Heisenberg, Schmitt, Sraffa, Keynes, Kafka, Dewey (1). Le scienze fisiche -anche quando come l’A.I. e l’ ingegneria genetica (con la tecnologia CPSR) sarebbero suscettibili di innescare immense aperture  sul Novum mi sembrano divenute in gran parte espressioni interessate di apparati ove dominano istanze di ordine economico, ove la pressante esigenza di un ritorno (con interessi) degli investimenti effettuati costringe a sviluppare prevalentemente ricerche suscettibili di produrre comunque qualche risultato vendibile a breve/medio termine. Idem sul piano delle scienze umane. Impera la sostituzione della scienza con la tecnica, quella falsa ideologia del neoliberismo predatorio e incolto che si è riverberata negli ultimi trent’anni del MIUR e che ora continua inalterata con il MIM.

La nostra pedagogia appare così confinata alle periferie dell’Accademia e nella cattiva retorica ministeriale viene sostituita “per scarso rendimento” dalle illusioni della psicologia, dal didatticismo e dalle pratiche valutative derivate dalla cultura economicistica, ultimamente del lustrinato “merito”.

Contrariamente alla vulgata che ancora prevale, la riforma Gentile si nutrì e si avvantaggiò dei fermenti culturali e scientifici di un momento di cultura e di scienza eccezionale, soffrì solo superficialmente della retorica nazionalistica e bellicista residua della prima guerra mondiale. Anche se pochissimi insegnanti in tutti gli ordini di scuola rifiutarono di  prendere la tessera del PNF (“tenevano famiglia”) e le pareti delle aule erano tappezzate di omaggi al duce (vedi foto nota 2) il pensiero critico -alimentato dalla parte autentica del pensiero gentiliano- continuò a sussistere e a preparare le riscossa delle democrazia. Ispirato dal vento delle scienze del mondo fisico e dello spirito, Gentile aveva ormai impresso alla scuola una spinta inesauribile.

(1) Boselli, G. (2020). Inhibitions of the Novum. Encyclopaideia24(56), 133–141. 


Nella prossima puntata: i Programmi della scuola elementare del 1923 (foto tratta per cortese concessione degli autori da AAVV  I giovani e i luoghi dell’istruzione nella cultura degli anni Trenta, pubblicazione di Italia Nostra presso tip. Monte Meru editrice. Non è nota la datazione dello scatto originale ma potrebbe trattarsi sia del 1930 che del 2030)