AA.VV., Una scuola sostenibile

Una scuola sostenibile, a cura di N. Serio, Armando, Roma, 2023

di Mario Castoldi

Il volume curato da Nicola Serio con contributi di C.Ambrogetti, L.Balduzzi, G.Boselli, P.Crispiani, R.Facchini; L.Lega, L.Lelli, A.Melucci, U.Savini, G.Toschi è imperniato sulla ricostruzione del percorso professionale di otto maestri pedagogisti dell’area emiliano- romagnola e rappresenta una testimonianza straordinaria della vitalità della scuola militante italiana, in particolare negli anni ’70-’80-‘90 dello scorso secolo. Si è trattato di un periodo nel quale si sono sprigionate energie impensabili, in tutti i campi della società, sotto la spinta della rivoluzione culturale del ’68. Anche il mondo della scuola è stato investito da una ventata di rinnovamento che si è riflessa in cambiamenti istituzionali di portata storica (avvio del tempo pieno nei primi anni ’70, Decreti delegati nel ’74, Legge 517/77). Un vortice trasformativo che ha segnato le vite professionali (e personali) di centinaia di maestri, professori, direttori didattici, presidi, ricercatori e ha proseguito la sua corsa anche nei decenni successivi, sia attraverso esperienze pilota, sia attraverso percorsi individuali nel campo della scuola, della formazione, dell’Università. La regione Emilia-Romagna si è caratterizzata fin da subito come il cuore pulsante di questo processo, come ben rappresentano le vicende personali ricostruite nel volume.

Trasversalmente agli itinerari individuali dei singoli protagonisti si possono riconoscere alcuni movimenti di lunga durata scaturiti in quegli anni, come rilancio di orientamenti già presenti nella riflessione educativa del Novecento più avanzata, sebbene estranei alle aule scolastiche. “Onde lunghe” riprese e amplificate dal ’68, almeno nel nostro paese, a partire dal manifesto educativo di quella stagione nel nostro paese, riconoscibile nel volume realizzato dai ragazzi della Scuola di Barbiana “Lettera ad una professoressa”; un manifesto educativo, peraltro, più attento alla “pars destruens” del rinnovamento educativo piuttosto che alla “pars costruens”, all’analisi critica del fenomeno piuttosto che alla proposta.

La prima “onda lunga” riguarda il movimento dai contenuti di sapere alle competenze, in risposta al carattere nozionistico della tradizione scolastica. Muove da un’istanza di rottura della separazione tra scuola e vita che ha caratterizzato da sempre l’educazione formale, nella prospettiva di problematizzare quella natura “tra parentesi” della scuola rispetto alla realtà che costringe spesso la formazione scolastica in una sorta di bolla. Da qui una prospettiva di apprendimento come comprensione del senso e capacità di trasferire il sapere in altri contesti, che si alimenta quindi della relazione con le situazioni di vita. Da qui il passaggio dal tradizionale triangolo didattico “insegnante-allievi-contenuti di sapere” ad un quadrilatero, attraverso l’aggiunta del polo delle situazioni di vita che riconducono i contenuti di sapere a mezzi, piuttosto che a fini, dell’azione formativa.

La seconda “onda lunga” riguarda il movimento dal focus sulle prestazioni al focus sui processi d’apprendimento, in risposta al carattere selettivo della tradizione scolastica. L’attenzione tende a spostarsi dal “come si apprende” al “che cosa si apprende”, attraverso l’esplorazione della parte sommersa dell’iceberg dell’apprendimento, fatta di processi cognitivi e operativi e di disposizioni ad agire. Da qui un recupero della funzione formativa del valutare, vista come risorsa per l’apprendimento, accanto alla tradizionale funzione di controllo. Da qui un’istanza didattica volta a dare visibilità ai processi che caratterizzano l’esperienza di apprendimento, attraverso un’estensione del repertorio di metodologie didattiche, una valorizzazione delle routine di pensiero (vd. Project Zero – Harward University), un’attenzione alla dimensione metacognitiva dell’apprendere.

La terza “onda lunga” riguarda il movimento dalla mediazione didattica all’ambiente di apprendimento, come risposta all’istanza di differenziazione didattica emergente da una scuola sempre più plurale e diversificata. L’espressione “ambiente di apprendimento” richiama un allargamento dello sguardo didattico anche a quelle dimensioni organizzative e strutturali, accanto alle tradizionali dimensioni metodologiche e relazionali; oltre alla componente “software” dell’ambiente di apprendimento, fatta di scelte metodologiche e di dinamiche relazionali, si esplora anche la componente “hardware” che richiama le diverse componenti del setting formativo: spazi, tempi, regole, arredi, attrezzature, sussidi. Sulla scorta della poderosa ricerca Innovative Learning Environments promossa dall’OCSE, oltre alla componente “micro” dell’ambiente di apprendimento, possiamo richiamare anche la componente “meso”, l’ambiente organizzativo per l’apprendimento, e la componente “macro”, le relazioni con la comunità territoriale. Il principio sotteso a tale estensione della prospettiva riprende le parole di Mc Luhan: “il medium è messaggio”, il piano della relazione metacomunica un messaggio formativo pervasivo e profondo che condiziona il piano del contenuto.

Si tratta di movimenti di lunga durata, che riverberano i loro effetti anche nella scuola di oggi e trovano nei percorsi esistenziali e professionali ricostruiti nel volume “dedicato alla gente di Romagna” una testimonianza esemplare.