da Tuttoscuola
Da oggi online la nuova edizione 2023 di Eduscopio.it della Fondazione Agnelli (www.eduscopio.it), con dati aggiornati sulle scuole secondarie di II grado, grazie ai quali capire quali di esse meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma, città per città, indirizzo di studio per indirizzo di studio. Il portale – nato nel 2014 e gratuito – si propone di aiutare gli studenti e le loro famiglie nella scelta del percorso di studi dopo la terza media. Dalla nascita a oggi circa 2,8 milioni di utenti unici hanno visitato Eduscopio.it, consultando oltre 13,3 milioni di pagine.
Eduscopio consente agli studenti e alle studentesse alla fine della scuola media di comparare le scuole dell’indirizzo di studio secondario che interessa nell’area dove risiedono, sulla base di come queste preparano per l’università o per il mondo del lavoro dopo il diploma.
“Questo è il decimo anno in cui realizziamo Eduscopio – ha ricordato il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto – e di anno in anno il portale si conferma uno strumento utile ai ragazzi e alle ragazze per fare una scelta più consapevole degli studi successivi. A dire il vero, una risorsa come Eduscopio dovrebbe arrivare dopo un triennio alle scuole medie molto concentrato sull’orientamento, con attività didattiche dedicate a fare emergere gli interessi e le inclinazioni degli studenti. Sappiamo che non sempre è così e spesso il consiglio orientativo della scuola si limita a ratificare il profitto scolastico, anziché aiutare gli studenti a scegliere l’indirizzo di studi più consono alle qualità di ciascuno. È per questo che la Fondazione Agnelli propone ora alle scuole secondarie di I grado la piattaforma gratuita Futuri (www.futuri.org), creata in collaborazione con la Fondazione De Agostini, dove si trovano attività di orientamento per i tre anni, aiutando così i docenti nella definizione del consiglio finale. A quel punto, la scelta informata della singola scuola utilizzando anche Eduscopio diventa una naturale conseguenza”.
Per la nuova edizione di Eduscopio, il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi, ha analizzato i dati di 1.326.000 diplomati italiani di 7.850 scuole, in tre successivi anni scolastici (a.s. 2017/2018, 2018/2019, 2019/2020).
Le analisi e i confronti di Eduscopio si riferiscono a due compiti educativi fondamentali:
- la capacità dei licei, ma anche degli istituti tecnici di preparare e orientare gli studenti a un successivo passaggio agli studi universitari;
- la capacità degli istituti tecnici e degli istituti professionali di preparare gli studenti a un positivo ingresso nel mondo del lavoro per quanti, dopo il diploma, non intendono andare all’università e vogliono subito trovare un impiego.
Esame di maturità e primo anno di università in piena pandemia da Covid19: i diplomati del 2020
In questa edizione di Eduscopio viene considerata come ultima delle tre coorti di diplomati quella dell’anno scolastico 2019-2020. Sono studenti che hanno superato la maturità nel giugno 2020, durante il primo lockdown da Covid 19, un esame che si era svolto in forma modificata (in presenza, ma senza prove scritte e con commissioni tutte interne, salvo il presidente); successivamente hanno avuto la possibilità di immatricolarsi all’università per l’anno accademico 2020-2021, che ancora si è svolto interamente online per l’emergenza sanitaria (le prime vaccinazioni – come si ricorderà – iniziarono nella primavera del 2021). Ai diplomati 2020 abbiamo dedicato un approfondimento, utilizzando i dati che emergono da Eduscopio, per capire se e in qual misura i risultati della maturità e del primo anno di università si siano differenziati da quelli dei diplomati degli anni precedenti.
Per quanto riguarda i risultati dei diplomati 2020 all’esame di Stato, si osserva un notevole incremento della media dei loro voti, che a livello nazionale arriva a 81,5/100, di circa 5 punti superiore a quella delle tre annualità precedenti. Evidentemente, hanno influito le diverse modalità dell’esame in quell’anno.
Se consideriamo, invece, le immatricolazioni all’università cosiddette a ‘ritardo zero’, ossia quelle che vedono gli studenti iscriversi per la prima volta all’università nell’anno accademico immediatamente successivo al loro esame di maturità, la percentuale per i diplomati 2020 risulta in crescita rispetto al passato: il 56,2% si è iscritto all’università subito dopo la maturità, rispetto al 54,1% dei diplomati del 2019 e poco sotto il 54% per i diplomati 2018 e 2017. La crescita nel tasso di immatricolazione è stata relativamente uniforme per i diplomati 2020 dai diversi indirizzi di studio, con un picco per chi proveniva dal liceo linguistico (+3.5%), mentre nel classico e scientifico l’aumento è stato più ridotto, rispettivamente +2% e +1.5%. A livello territoriale le crescite più forti si sono registrate nel Centro (+2,7% rispetto ai diplomati 2019) e nelle Isole (+3,5%). Anche il rapporto Anvur 2023 conferma un significativo aumento delle immatricolazioni nell’a.a. 2020-21 rispetto all’anno prima.
Fra i diplomati del 2020 che si sono subito immatricolati all’università è notevolmente aumentata la percentuale di studenti che non hanno dato alcun esame nel corso del primo anno accademico.
La media a livello nazionale è salita a 18,8%; era del 16% per i diplomati del 2019, 14,1% per quelli del 2018 e 13,9% per quelli del 2017. A livello di indirizzo di studio di provenienza, l’aumento è distribuito in modo abbastanza omogeneo: un po’ più degli altri hanno patito i diplomati dei tecnici tecnologici. A livello di area di studio universitaria, sono gli immatricolati in scienze matematiche, fisiche e naturali quelli che hanno “sofferto di più”: la percentuale di chi non ha dato esami cresce del 4.2% rispetto all’anno precedente. A livello territoriale, la variazione più significativa riguarda gli immatricolati del 2020 nelle Isole, con un +5% rispetto all’anno precedente. Considerando invece solo chi di esami ne ha sostenuti (escludendo quindi dal computo gli studenti con zero esami al primo anno), la percentuale di crediti universitari ottenuti rispetto al carico didattico diminuisce, scendendo a livello nazionale per gli immatricolati del 2020 a poco meno del 66,9%, rispetto al 69,3% per gli immatricolati dell’anno precedente.
“Una possibile spiegazione – ha commentato Andrea Gavosto – è che l’emergenza sanitaria, insieme alle drammatiche prospettive del mercato del lavoro nel 2020, abbiano indotto a iscriversi all’università studenti che in altre situazioni non lo avrebbero fatto: una volta superata la fase più critica, molti di questi hanno rinunciato a dare esami. Questi dati offrono comunque ulteriori indizi e segnali d’allarme a proposito delle fragilità emotive dei ragazzi e delle ragazze che sono stati investiti in pieno dalla pandemia”.
Per contro, è aumentata lievemente la media dei voti agli esami: era 25 per gli immatricolati del 2017, arriva al 25,3 per chi si è diplomato e immatricolato nel 2020.
Come funziona Eduscopio.it ?
Per avere idee più chiare su quale sia la scuola “giusta” per le proprie aspettative e inclinazioni, lo studente non dovrà fare altro che seguire un semplice percorso sul portale, specificando
- se è orientato a una scelta che porti all’università o piuttosto al lavoro dopo il diploma;
- quale indirizzo di studio (liceo scientifico, istituto tecnico economico ecc.) è orientato a scegliere;
- in quale comune italiano risiede.
In pochi click avrà la possibilità di confrontare gli esiti delle scuole che si trovano nella sua zona e offrono quell’indirizzo di studi.
Le scuole che preparano per l’università in Eduscopio.it
In questa sezione del portale sono considerati i licei e gli istituti tecnici del Paese (con l’eccezione di quelli della Regione autonoma Valle d’Aosta e dell’Alto Adige). Non tutte le scuole hanno, infatti, come missione primaria quella di preparare alla prosecuzione in corsi universitari. Alcune, come gli istituti professionali, perseguono soprattutto l’obiettivo di favorire l’ingresso sul mercato del lavoro dei propri diplomati. Pertanto, non avrebbe senso valutarli primariamente in base al criterio dei risultati universitari e perciò tali istituti non compaiono in questa sezione del portale. All’opposto, la maggioranza degli studenti dei licei proseguono gli studi all’università. Anche negli istituti tecnici, nonostante il loro prevalente intento professionalizzante, una percentuale considerevole di diplomati (in media almeno 1 su 3) preferisce la prosecuzione degli studi al livello universitario piuttosto che l’ingresso immediato nel mercato del lavoro. Per queste ragioni abbiamo preferito limitare in questa sezione la nostra analisi alle scuole di indirizzo liceale e tecnico, basandoci sui dati dell’Anagrafe degli Studenti (ANS) e nell’Anagrafe degli Studenti Universitari e dei Laureati (ANSUL) del MIUR.
Per dare maggiore solidità statistica ai risultati, abbiamo deciso di considerare solo licei e istituti tecnici che mandano un congruo numero di diplomati all’università (almeno 1 su 3). Per evitare che il risultato complessivo dipenda dalle performance di pochi studenti particolarmente brillanti o carenti, abbiamo introdotto un’altra condizione: consideriamo solo le scuole che per almeno un indirizzo di studio mandano all’università un numero non inferiore a 21 diplomati nell’arco del triennio considerato. Dunque, sia una soglia relativa (almeno un terzo di diplomati per indirizzo di studio devono proseguire) sia una soglia assoluta (almeno 21 studenti per indirizzo di studio in 3 anni) per attenuare il rischio di misurazioni distorte.
Sulla base di questi criteri, abbiamo seguito più di 1.100.000 diplomati nei loro percorsi universitari al primo anno da immatricolati (anni accademici 2018-19, 2019-20, 2020-21). A partire dal numero di esami superati e dalla media dei voti ottenuta traiamo indicazioni sulla qualità delle scuole secondarie di provenienza e la esprimiamo in sintesi nell’Indice FGA: il nostro indicatore pesa al 50% la velocità nel percorso di studi (percentuale di crediti universitari ottenuti) e la qualità negli apprendimenti (media dei voti agli esami).
Si conferma l’interesse anche dell’indicatore chiamato Percentuale di diplomati in regola, che ci dice per ogni scuola quanti studenti iscritti al primo anno hanno raggiunto senza bocciature il diploma cinque anni dopo. Se la percentuale è alta, la scuola è molto “inclusiva” e si impegna a portare avanti il maggiore numero di studenti, senza praticare una severa politica di selezione e scrematura: così gli studenti hanno percorsi più regolari. Se la percentuale è bassa, la scuola è molto selettiva e gli studenti sono incappati in bocciature e/o hanno abbandonato l’istituto. Fin dalla prima comparsa di questo indicatore in Eduscopio, le nostre analisi hanno sottolineato come non vi sia relazione sistematica tra selettività della scuola e risultati dei diplomati all’università. Anzi, si conferma una correlazione positiva, secondo la quale in media sono proprio gli studenti delle scuole che meno selezionano durante il percorso a ottenere poi i risultati migliori all’università.
Le scuole che preparano al lavoro in Eduscopio.it
In questa sezione troviamo gli istituti tecnici (indirizzi economico e tecnologico) e tutti gli istituti professionali (settori Servizi e Industria e artigianato) di tutta Italia, nuovamente con l’esclusione di Valle d’Aosta e Alto Adige. Abbiamo analizzato gli esiti lavorativi di più di 630mila diplomati. Due sono state le fonti dei dati. La prima è nuovamente l’Anagrafe Nazionale degli Studenti (ANS) del MIUR, dalla quale vengono tratte le informazioni sugli studenti che hanno conseguito un diploma in una scuola statale o paritaria. La seconda è rappresentata dalle Comunicazioni Obbligatorie (CO) del Ministero del Lavoro, che descrivono per ogni lavoratore dipendente gli eventi che ne caratterizzano la carriera lavorativa, il cui trattamento è stato realizzato attraverso gli standard qualitativi del CRISP (Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica Utilità) dell’Università Milano Bicocca, guidato da Mario Mezzanzanica.
La comparazione tra le scuole viene proposta sulla base di due indicatori fondamentali:
- la percentuale dei diplomati “occupati” (che hanno lavorato per più di sei mesi in due anni dal diploma) in rapporto ai diplomati che non si sono immatricolati all’università.
- la coerenza tra studi fatti e il lavoro svolto