Legalità a scuola

“Legalità a scuola”:
Un impegno morale, un dovere giuridico, un progetto educativo

di Carlo De Nitti[1]

 

Queste pagine sono dedicate agli splendidi studenti
della classe V TIE dell’I.P.S.I.A. “L. Santarella” di Bitetto a. s. 2011/12 che,
vivendo il Progetto Legalità da protagonisti attivi e consapevoli,
hanno fatto attraversare ai loro educatori
momenti di vita professionale assolutamente unici ed innovativi.

 

Le pagine che seguono sono il resoconto di un progetto di formazione del personale docente con annesso laboratorio per studenti, che si è configurato come un vero e proprio progetto di ampliamento dell’offerta formativa ideato e progettato nell’anno scolastico 20111/12 sia nella sede centrale di Bari che in quella coordinata di Bitetto dell’I.P.S.I.A. “Luigi Santarella” di Bari e realizzato da un esperto (burocraticamente definibile come “esterno”), un vero Amico della Comunità scolastica tutta, lo scrittore Pietro BATTIPEDE – Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato di Bari, – Autore di molti avvincenti testi di narrativa per adolescenti.

Pietro Battipede, con le immense competenze e con la riconosciuta bravura che lo contraddistinguono, ha sapientemente coinvolto i docenti, i genitori ed i giovani allievi del “Santarella” in un percorso pluridisciplinare in cui ha fatto convergere nell’educazione alla cittadinanza le discipline di studio ampliandone gli orizzonti: la storia, il diritto, la letteratura ed anche, a modesto parere di chi scrive, una disciplina che, ufficialmente, non è presente nel curricolo del “Santarella” ma che sottende tutte le altre: la filosofia.

L’attività formativa per il personale docente tutto si è accompagnata ad attività seminariali con i genitori ed a laboratori per gli studenti, in entrambe le sedi dell’istituto. In particolare, con i discenti della V TIE di Bitetto, è stato svolto un percorso duplice, intimamente interrelato al proprio interno: da un lato, il percorso storico-giuridico sull’evoluzione per summa capita della giustizia penale dal Codice Zanardelli (1890) al Codice Rocco (1930) ad oggi; dall’altro, il percorso di simulazione di un processo penale che, partendo da un caso di furto a scuola, che i giovani protagonisti hanno messo in scena con successo nella sede dell’Istituto medesimo, cui ha presenziato il Sindaco, dott. Stefano OCCHIOGROSSO, che ha apprezzato il percorso educativo compiuto ed ha deciso di far rappresentare la pièce in piazza Aldo Moro il 02 Giugno nell’ambito della manifestazione organizzata dal Comune di Bitetto Formazione alla legalità con dibattito sul tema “Dal bullismo alla mafia: cosa fare e come reagire”.

La pièce recitata dagli studenti è stato il momento di avvio di riflessioni di un interessante dibattito cui hanno partecipato il dott. Alfonso GIORDANO, Presidente Onorario della Corte di Cassazione già giudice a Palermo nel maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone, il prof. Vincenzo GUIDOTTO, Consulente Commissione Parlamentare Antimafia, studioso del fenomeno, il dott. Giuseppe TIANI, Segretario Nazionale del Sindacato SIAP della Polizia di Stato ed il dott. Pietro BATTIPEDE, Vice Questore, moderato dal dott. Gustavo DELGADO.

Il progetto del quale in questa circostanza si rende ragione – e per il quale gli autori di queste righe hanno solidalmente lavorato, con ruoli e funzioni diverse  – non è stato l’esplicitazione di un mero adempimento burocratico al fine di ottemperare ad una qualsivoglia disposizione impartita da superiori organi, ma ha trovato il suo punto di imputazione e la sua ragione di legittimazione sostanziale nell’impegno morale di educatori che hanno creduto di potere offrire a adolescenti in via d’uscita dal sistema scolastico medio superiore un’opportunità formativa tanto unica quanto irrepetibile.

Peraltro, la Costituzione repubblicana, nel riconoscere e nel promuovere il diritto allo studio, e garantisce a tutti gli studenti l’esercizio del diritto di cittadinanza all’interno della comunità scolastica. In quest’ottica, il sistema scolastico italiano, in conformità al dettato costituzionale,

  • contribuisce al superamento di pregiudizi e di intolleranze;
  • rimuove ogni forma di intolleranza, violenza, pregiudizio e discriminazione nei confronti di ogni differenza e diversità;
  • promuove il rispetto della dignità dei diritti umani, e l’affermazione della democrazia, intesa come forma di governo basata sulla partecipazione attiva dei cittadini;
  • promuove la crescita comune delle ragazze e dei ragazzi, evitando divisioni, discriminazioni e pregiudizi;
  • favorisce un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali e sull’educazione alla legalità;
  • promuove le iniziative e le attività volte a contrastare ogni forma di violenza e di bullismo fra le ragazze ed i ragazzi.

L’ampio processo di riforme in atto, basato sulla consapevolezza del ruolo prioritario dell’istruzione e della formazione nella società della conoscenza, non solo quale strumento di crescita umana, civile e culturale, ma quale fattore complessivo di sviluppo, individua nel raccordo tra sistemi formativi e strutture educative presenti sul territorio, le modalità idonee per poter garantire servizi scolastici di alto e qualificato profilo ed innalzare il livello culturale ed il grado di competitività del Paese.

In questo senso, la Scuola, in conformità ai principi fondamentali contenuti nel dettato Costituzionale, ha il dovere di promuovere il rispetto della dignità dei diritti umani e la crescita comune dei ragazze e ragazzi evitando divisioni, discriminazioni e pregiudizi e di impegnarsi a favorire un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali e sull’educazione alla legalità. Essa si propone di agire sugli stili di vita, sui valori, sull’etica dei comportamenti, per promuovere un’attenzione diffusa al fenomeno del bullismo, che richiede l’impegno responsabile della Scuola, attraverso quello di dirigenti e di insegnanti, delle Istituzioni pubbliche, come quello profuso dal Comune di Bitetto ma anche delle ragazze, dei ragazzi e dei loro genitori.

 

COGLI L’ATTIMO E … VIVI LA LEGALITA’: NOTE DI UNA PROTAGONISTA

di Carla Ingegno[2]

Nell’anno scolastico 2011/12, ho avuto la fortuna di essere coinvolta, dal Dirigente Scolastico, nel progetto “Legalità a scuola” che ha dato la possibilità a me di sperimentare strade educative nuove ed, ai miei studenti del quinto anno, di vivere la scuola come un’avventura, scoprendo in loro qualità che non sapevano di possedere. Tale consapevolezza ha fatto sì che affrontassero gli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione e, dunque, di tutta la loro carriera scolastica, con maggior sicurezza e prontezza.

La nostra avventura è iniziata con la conoscenza dello scrittore dott. Piero Battipede, col quale abbiamo concordato un percorso formativo che catturasse l’interesse e l’attenzione dei ragazzi. Sono partita col discutere con i ragazzi quale importanza avesse per loro l’affrontare, a scuola, le varie tematiche storico – letterarie, al fine della loro formazione.

Dalla discussione è emerso che, conseguenza di una società in cui vi è un’esplosione d’informazione e comunicazione, la lezione caratterizzata da citazioni e letture morte non rende i fruitori partecipi e interessati, poiché convinti di essere già a conoscenza di tutto ciò che gli può essere realmente utile nella vita. Questa loro convinzione viene rafforzata grazie all’avvento della tecnologia che permette ai ragazzi tramite internet di sapere “tutto e subito” senza accertarsi della credibilità e serietà della fonte, oltre a tralasciare il culto della lettura, ottimo strumento per stimolare la mente, la riflessione e il ragionamento.

I docenti di oggi si ritrovano dunque a dover insegnare ai ragazzi la distinzione tra cosa è vero e cosa si cerca di far apparire tale. A tale scopo ho utilizzando la storia, una disciplina che i ragazzi difficilmente considerano interessante in quanto appartenente ad una età morta.

Sono partita, con la mia classe V TIE, dalle problematiche che il nascente Regno d’Italia si trovò ad affrontare, non in termini di confini politici, ma in termini di gestione e formazione della zione, puntando soprattutto su quelle problematiche che i ragazzi sentono ancora attuali: giustizia, corruzione, rispetto e, quindi, Leggi.

Per prima cosa ho posto le basi sulla situazione sia socio–politica che economico–finanziaria del periodo postunitario preso in esame, per poi spostare l’attenzione sul Primo Codice Penale del Regno Italiano del 1865, estensione di quello del preesistente Regno di Sardegna, e sul Codice dovuto all’allora Guardasigilli, il bresciano Giuseppe Zanardelli, entrato in vigore il primo gennaio 1890.

Attraverso l’analisi di alcuni articoli, abbiamo ricostruito una realtà socio – culturale molto diversa dalla nostra, giungendo alla scoperta che, nel 1890, i cittadini non erano tutti uguali di fronte alla legge ( ad esempio, la posizione giuridica e sociale della donna era di inferiorità rispetto all’uomo ).

Abbiamo quindi seguito lo svilupparsi degli eventi che hanno portato un Paese ‘giovane’, come l’Italia, ad essere coinvolto in una Guerra Mondiale alla fine della quale, nonostante le tante lotte per la “liberazione dallo straniero”, si è ritrovato in un sistema dittatoriale, quello fascista, durante il quale, nel 1930, è entrato  in vigore il nuovo Codice penale, dovuto al Ministro Guardasigilli pro tempore, il giurista Alfredo Rocco.

Il Codice Rocco del quale risalta ad una lettura anche non tecnica quale quella dei miei discenti  l’aspetto autoritario e punitivo non solo rispetto agli odierni orientamenti di politica criminale, ma anche allo stesso Codice Zanardelli, che aveva abolito la pena di morte, consentito una limitata libertà di sciopero ed introdotto il principio che la pena dovesse avere valore rieducativo e non afflittivo.

L’articolo che i ragazzi hanno subito individuato come esempio di questa involuzione, nella loro analisi,  è stato l’art. 587 sul cosiddetto delitto d’onore che così recitava  “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella“.

Tale articolo, abrogato soltanto nel 1981, lo abbiamo contestualizzato ponendolo a confronto con l’articolo di riferimento del Codice Zanardelli:  in entrambi i codici si parla di “illegittima relazione carnale” ma nel Codice Zanardelli si esigeva la scoperta in flagranza dei due “amanti illegittimi”, mentre col Codice Rocco, tale situazione non era richiesta, ma bastava la semplice “scoperta” della relazione.

Tali accezioni del Codice Rocco, non fanno altro che accogliere atteggiamenti culturali presenti nella società italiana dell’epoca. Infatti, mutando il quadro politico – istituzionale, ecco che nel 1944 si sente il bisogno delle prime riforme in ambito penale.

Tra il 1944 e il 1948 se, da un lato, vengono a costituirsi le basi del nuovo ordinamento democratico, dall’altro, in campo penalistico, vi sono i primi tentativi riformatori di adeguamento ai principi democratici. Da questo momento si avranno una serie di lotte politiche e ideologiche che influenzeranno o tenteranno di influenzare l’evolversi del codice Rocco, al quale ancora oggi fa riferimento la giustizia italiana.

Questo percorso ha permesso ai ragazzi di acquisire maggior consapevolezza di come ogni legge porta con sé storia, tradizione, cultura, ideologia e, non ultima, consuetudine sociale e quindi di come sia difficile modificarle .

Da qui sono nate discussioni e curiosità su concetti come giustizia, Stato, libertà, appartenenza, omertà e, non ultimi, diritti e doveri. Concetti questi oggi attuali più che mai, visto che, soprattutto tra i giovani, si sta perdendo  il senso di appartenenza  e, quindi, di senso civico. Frasi quali “ non sono fatti tuoi”, “che t’importa”, “non t’immischiare”  le abbiamo colte, analizzate e condotte al concetto di persona e a ciò che la persona è di fronte alla Legge.

Dal bisogno di giustizia, seguito da una scarsa conoscenza del Codice Penale, i ragazzi sono portati ad assumere atteggiamenti che anche se puniti dalla legge, hanno la convinzione che rientrino in una sorta di “codice d’onore” non scritto ma subito.

Tra i giovani il tema della giustizia  passa attraverso il concetto di rispetto che diventa sinonimo di prepotenza e di bullismo: due atti che, come ha evidenziato il dott. Battipede, violano sia la legge penale che quella civile.

Col dott. Battipede i ragazzi hanno toccato con mano come si arriva ad un processo Penale, partendo dalla NOTIZIA DI REATO, comprendendo il significato dell’INDAGINE PRELIMINARE avviata dal Pubblico Ministero, per poi prendere coscienza del quando e  perché il Pubblico Ministero richiede il RINVIO A GIUDIZIO e la differenza che passa tra INDAGATO e IMPUTATO per, in fine,  conoscere le varie tipologie di SENTENZE emesse dal Giudice per l’Udienza Preliminare.

Tali conoscenze e la consapevolezza che lo Stato è al fianco del cittadino, ha permesso di consolidare, nei ragazzi, l’idea che bisogna crescere imparando a fronteggiare e gestire le difficoltà della vita vivendo, in una cultura del rispetto e della solidarietà che consideri i prepotenti come persone da aiutare più che come  persone da punire.

Questo percorso formativo si è  concluso  con la rappresentazione teatrale di un Processo Penale il cui testo, tratto dal romanzo scritto dal dott. Battipede “Mark, il piccolo detective “  è stato poi rielaborato dai ragazzi che hanno scritto un loro copione dal titolo “ Il Furto” che li ha visti impegnati non solo nella rappresentazione teatrale, ma anche nella realizzazione di un cortometraggio, di un Power Point sul processo penale e uno schema riassuntivo sull’analisi del Codice Rocco .

 

TABULA GRATULATORIA

E’ un gradito compito quello che spetta agli Autori di queste pagine: quello di porgere i  sinceri sentimenti di gratitudine a nome degli studenti della classe V TIE, dell’intera comunità scolastica della sede di Bitetto dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Luigi Santarella” di Bari e loro personali a chi con la sua opera meritoria ha fatto sì che le loro idee iniziali potessero uscire dal limbo delle buone intenzioni e prendere forma nelle attività svolte dai discenti, predisponendo anche le indispensabili risorse di ogni tipo per la loro realizzazione:

  • al dott. PIETRO BATTIPEDE: il progetto, ideato e pensato per i giovani discenti della classe V TIE a. s. 2011/12, non avrebbe potuto avere la positiva valenza educativa e didattica conseguita se egli, esperto di educazione alla legalità e di diritto e procedura penale, non li avesse motivati con tecnica didattica tanto sopraffina quanto competente e condotti per mano in un percorso tanto inusitato quanto affascinante;
  • al dott. STEFANO OCCHIOGROSSO, Sindaco del Comune di Bitetto, che apprezzato il lavoro dei discenti, valorizzandolo al meglio con la sua presenza alla manifestazione nella sede scolastica, organizzando con loro la manifestazione del 02 giugno e sostenendo concretamente la scuola nella sua opera educativa;
  • al dott. VINCENZO MARCARIO, Dirigente del Comune di Bitetto, che con la sua instancabile opera ha consentito che tra l’I.P.S.I.A. ed il Comune di Bitetto potesse nascere e svilupparsi una comunione di intenti, foriera di plurime realizzazioni progettuali.


[1] Dirigente scolastico, a far data dal 01.09.2011, dell’I.P.S.I.A. “Luigi Santarella” di Bari.

[2] Docente di lettere dell’I.P.S.I.A. “Luigi Santarella” di Bitetto da un ventennio, di cui è anche, dal 01.09.2012, Direttore della sede coordinata.