Tutti alla guerra dell’abilitazione

da ItaliaOggi

Tutti alla guerra dell’abilitazione

di Alessandra Ricciardi
È la patata bollente che toccherà a chi arriverà al prossimo governo della scuola. Dopo i tagli cruenti agli organici effettuati negli anni passati, dopo la conseguente riforma degli ordinamenti, andata in porto tra mille difficoltà, e la riforma della valutazione, derubricata da strumento per la differenziazione dei salari dei docenti a strumento di supporto per la didattica e il rendimento delle scuole, gli schieramenti politici su questi fronti ora ci vanno cauti.

Ma un dossier dovrà essere necessariamente affrontato ed è quello dell’abilitazione e del reclutamento degli insegnanti, sul quale lo scontro che è in corso in merito ai tfa speciali è solo un antipasto. Si tratta dei tirocini abilitativi ad hoc per chi ha almeno tre anni di servizio, il cui decreto ha incassato nei giorni scorsi il parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti. Un atto di fine legislatura, sollecitato a tutte le forze politiche, a partire dalla Lega Nord, che non si sono sottratte a dare il via libera anche se non sono mancati malumori, nel Pdl come nello stesso Pd. Sta di fatto che il ministro Francesco Profumo autorizzerà a giorni i corsi che consentiranno agli aspiranti prof di agguantare all’abilitazione all’insegnamento, in parallelo ai colleghi dei tfa ordinari. Per partecipare ai corsi speciali è necessaria un’anzianità di servizio di tre anni di lavoro svolti tra il 1999/2000 e il 2011/2012. Saranno ammessi dunque anche coloro che avevano tentato di partecipare ai tirocini ordinari, ma non hanno superato la preselezione. Con il tfa speciale, una volta superato l’esame finale, sarà riconosciuta l’abilitazione e l’opportunità, quindi, di partecipare, come per chi supera gli ordinari, al nuovo concorso che sarà bandito dal prossimo ministro. Per gli ammessi ai tfa ordinari, i tirocini speciali rappresentano l’ennesima sanatoria che lede il principio della selezione meritocratica ed esclude, tra l’altro, i più giovani. L’associazione docenti italiani parla di «inciucio all’italiana». A parere dell’associazione presieduta da Alessandra Cenerini, le rassicurazioni giunte dal ministero, ovvero che chi seguirà il percorso ordinario non sarà scavalcato in graduatoria di istituto da quelli che frequenteranno il tfa speciale, non bastano: «C’è già chi chiede la riapertura delle graduatorie permanenti, avremo di nuovo decine di migliaia di aspiranti al ruolo senza nessuna selezione, tutti a lottare per un posto ope legis. Non si rilancia così la professione». Per il miur, invece, i tfa speciali consentiranno di riconoscere l’esperienza professionale maturata sul campo dai prof non abilitati, impiegati per anni dalle scuole come supplenti e senza i quali sarebbe stato difficile assicurare il regolare svolgimento delle lezioni. Ragionamento condiviso anche dai sindacati.

Il problema di come selezionare i docenti, di come dare giusta soddisfazione alle aspettative di chi già lavora nella scuola senza abilitazione, circa 300 mila i precari, e di chi invece vorrebbe intraprendere ex novo la professione, di come insomma contemperare merito e anzianità di servizio, resta tutto sullo sfondo. Irrisolto. Spiega Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola: «Il motivo della querelle? Dipende dal fatto che non sono stati banditi i concorsi ordinari sui posti disponibili all’atto di chiusura delle Siss». Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola: «Tutte le questioni che in qualche modo si collegano al reclutamento nella scuola sono difficili e delicate, dato lo squilibrio fra domanda e offerta di lavoro e la concorrenza fra molti interessi diversi, rispetto ai quali serve equilibrio». Sollecita a fare in fretta, Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil: «I corsi vanno attivati in contemporanea a quelli ordinari, modificando il decreto proposto da Profumo, per riconoscere la dignità del lavoro».