Ulisse, dal mito al simbolo
di Antonio Stanca
È appena uscito il primo volume, Ulisse e Penelope (L’amore oltre le distanze), della collana “Amori Mitici” promossa da Corriere della Sera, Oggi e curata da Laura Pepe. La serie si comporrà di venti volumi dedicati, ognuno, a grandi storie d’amore dell’antichità mitica e impegnati nella loro rappresentazione, nella loro ricostruzione. Ricca sarà ogni opera di testimonianze, citazioni, osservazioni, commenti, valutazioni, confronti, dell’analisi critica circa quanto nel tempo, nella cultura, può collegarsi con essa.
Laura Pepe è una storica dell’antichità. Insegna Istituzioni di Diritto Romano e Diritto Greco all’Università di Milano, collabora come divulgatrice scientifica con il canale televisivo “Focus” e da tempo si dedica alla pubblicazione di saggi e manuali per la scuola. Anche Roberto Capel Badino, docente di ricerca in Filologia classica e in Discipline Storiche, ha collaborato alla realizzazione di “Amori Mitici”. È lui il direttore della collana.
In Ulisse e Penelope tra tante introduzioni e tante conclusioni, peraltro sempre ricche di riferimenti, di notizie utili a riportare all’attenzione la famosa Odissea omerica, la parte che prende maggiore spazio e rilievo è quella centrale, s’intitola “La storia” e consiste in un’esposizione così ampia e completa da attirare il lettore quasi subito, incuriosirlo, coinvolgerlo. Quella che succede leggendo è una rivisitazione del mito, sono tante e tanto gradite le riscoperte alle quali si è chiamati ad assistere. La Grecia antica è il tempo, il mondo della scuola, della vita, è la storia, la letteratura, l’arte che, per prime, si sono conosciute e amate. Non si può non rimanere sorpresi, stupefatti dalla possibilità di poterle rivedere, ripercorrere nelle loro figure, nei loro ambienti, nelle loro parole con la facilità, la chiarezza, la sicurezza proprie dell’opera della Pepe. Ogni rigo diventa motivo di ricordo, ogni situazione momento di piacere. Se poi si tiene conto che oltre alla vicenda conosciuta della lunga e complicata separazione avvenuta tra Ulisse e Penelope, tante altre, molte sono le parti che vi vengono aggiunte e che finora erano rimaste sconosciute, se si considera che l’opera di Omero viene inserita, valutata nel contesto della produzione mitologica, letteraria, della cultura del suo tempo e dei tempi seguenti fino ai più moderni quando ancora continua ad essere ripresa, si può dedurre quanto importante sia questo libro, quanto utile possa riuscire non solo per gli adulti ma anche per i giovani, per gli studenti. Una preziosa funzione di recupero dovrebbe rappresentare per questi. Servire dovrebbe a correggere quell’atteggiamento di sfiducia, di rifiuto verso quanto li ha preceduto, specie se molto lontano, a ridurre l’idea di una modernità diventata esclusiva, definitiva, insostituibile e far posto ad un passato che può ancora servire. In verità così è successo con l’Odissea, quello di Ulisse è diventato un luogo comune, un motivo ricorrente nell’ambito del pensiero letterario, filosofico, artistico, un esempio, un simbolo che ha percorso i secoli per dire del coraggio, dell’intraprendenza, del bisogno, della volontà di sapere, di fare anche se aiutata dall’astuzia. Ha assunto altre espressioni, altri modi, ha dato origine ad altre opere ma non ha smesso di far pensare al suo primo apparire. La vera storia è quella che continua anche se cambia. In questo caso è stata storia letteraria ma non diversamente dovrebbe essere per quella civile, sociale, politica o altra. Non si dovrebbe negare il passato ma riferirsi si dovrebbe assimilandolo, assorbendolo nelle sue parti migliori fino a fare anche di queste un motivo nuovo, fino a farle valere ancora.
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