Organi dello Stato come magistrature

Organi dello Stato come magistrature: giudicante, diplomatica, docente.

Autonomia di funzioni/poteri nello Stato e limiti alla valutabilità

di Gabriele Boselli

Sintesi – Rispetto all’unica magistratura sostanzialmente rimasta e riconosciuta tale (quella inquirente/giudicante) le altre sono fortemente limitate in quanto tali. Dirò qui della sorte non ideale della magistratura diplomatica (deprivazione di status ed efficacia funzionale) e di quella docente (perdita in termini reali di retribuzione e prestigio).

Concetto di magis-stratura

Vi erano un tempo non lontano le magistrature, e sia nel diritto laico che ecclesiastico erano considerate tali non solo quelle inquirenti/giudicanti. Erano magis stratae, in astratto poste sopra, oltre le capacità del pubblico o del privato o di settori della società di condizionarne efficacemente l’esercizio; questo attraverso l’attribuzione di status, la retribuzione e i processi pro-forma di valutazione. A ogni funzione/potere dello Stato, e non solo alla giurisdizione, a partire dal Re o dal Presidente della Repubblica corrispondeva a cascata una magistratura, un corpo professionale culturalmente solido, dignitosamente retribuito, tecnicamente qualificato, custode di una tradizione che assicurava dignità economica, autonomia, capacità deterrente, rispetto e deferenza dei cittadini e delle altre istituzioni.

Una magistratura che conserva forte capacità di deterrenza

Oggi le magistrature sono pressochè estinte e ne resta una sola, quella giudiziaria pur gravata da conflitti teoretici e pratici interni. Per un certo smarrimento del senso del limite, pur conservando autorità, va smarrendo autorevolezza: l’ordine Giudiziario, perso di vista il confine tra produzione e applicazione legislativa è divenuto sempre più, nell’ultimo cinquantennio, autentico co-protagonista della politica. Di fatto, non solo magis stratus ma super stratus. Certo, nel momento in cui non è più credibile come semplice attuatore del dettato legislativo ma ne diviene di fatto co-decisore, perde credibilità (requisito essenziale del magistero) e finisce sotto attacco di parte della politica e dei poteri economici che volentieri l’assoggetterebbero e l’avrebbero già fatto se la magistratura ordinaria non conservasse ancora per Costituzione un forte potere deterrente, soprattutto conservando, quando non l’autorevolezza, le chiavi del carcere e la capacità di efficaci ricatti economici. La magistratura inquirente/giudicante conserva comunque una retribuzione sui parametri di eccellenza rispetto a ogni altra funzione dello Stato e una selezione negli accessi spesso a forte influenza parentale. Gelosamente riservata in proprio pure una valutazione dell’eticità e della professionalità, demandata a organi interni composti in gran parte dagli stessi soggetti valutati. E’ ancora magis strata. Rappresenta -più ancora che una funzione- un potere con capacità di contrapposizione sinora determinante rispetto agli altri poteri/funzioni dello Stato. Scrivo di poteri/funzioni poiché a ogni potere è connessa una funzione ( o dis-funzione) e a ogni funzione un potere (o impotenza/prepotenza).

La magistratura diplomatica

La diplomazia tradizionalmente era ed è in parte rimasta un corpus di alta qualificazione culturale cui si accedeva per concorso e di cui gli organi politici erano costretti a tener conto per limitare i danni arrecati al Paese dalla propria incapacità. La sua missione era essenzialmente nella qualità di ascolto di tutti gli interlocutori significativi presenti e di attenzione a quelli venturi. Svolgeva una funzione di interpretazione altamente professionale degli interessi della nazione o del gruppo delle nazioni rappresentate; ma soprattutto un costante e qualificato lavoro di riconoscimento, riduzione e composizione non militare dei conflitti. Non ci riusciva sempre e quando non accadeva erano dolori per tutti ma a volte, es. dopo il congresso di Vienna o dopo il 1945, il frutto del suo impegno erano molti decenni di pace e prosperità. A tali fini le veniva riconosciuta un’ampia quanto istituzionalmente necessaria autonomia di movimento.
Come tutte le persone che lavorano per la nazione, un vero ambasciatore -membro di un corpus integrato ma distinto, non rappresenta solo il Governo del momento, ma -qui il suo essere magis-stratus- lo Stato. Lo Stato che fu, che è e che sarà, come dovrebbe accadere anche per la magistratura docente. Un vero ambasciatore non scrive nei suoi rapporti quel che il governo vuole sentirsi dire, ma quel che in autonomia di giudizio ritiene necessario. A costo di essere valutato male o, ove l’autonomia di giudizio si associ a singolarità caratteriali, al limite defenestrato (caso Basile) .
Degli attributi tradizionali, i diplomatici sembrano a volte aver conservato un’ottima retribuzione (dipende anche dal costo della vita delle sedi di lavoro) ma la gestione della politica estera degli stati è quasi tutta in mano ai politici e alle loro fazioni, spesso composte di megalomani o demagoghi ai cui dettati i diplomatici di carriera meno audaci devono sottostare. Penso alla sofferenza del corpo diplomatico francese, un tempo “la diplomazia” per eccellenza tanto da aver imposto la lingua di Francia a tutto il mondo: ora quella nazione si trova isolata e la sua diplomazia mortificata dalle manie di grandezza di Macron. Spesso le immunità e la stessa corrispondenza vengono violate materialmente o elettronicamente dagli stati ospitanti le sedi diplomatiche a e i diplomatici sono compromessi nella loro funzione magistrale dal non rispetto della tradizione che assicurava protezione penale e fiscale sia da parte degli stati mittenti che da quelli ospitanti.
Qualche attenzione nella valutazione dell’ambasciatore agli effetti economici dell’azione dell’ ambasciatore rimane ancora ma in genere la valutazione del lavoro diplomatico prescinde da ogni logica scientifica ed è affidata alla discrezionalità dei politici professionals che occupano i piani nobili dei ministeri degli esteri. O delle fazioni che volta a volta sui singoli casi riescono a imporre la propria politica, vedi distruzione di gasdotti o il recente attacco al territorio russo del Kursk, decisi da qualche fazione di politici ucraini per far fallire le iniziative diplomatiche sotto traccia.
Risultato: autonomia talora fortemente limitata, attenzione al raggiungimento di meri obiettivi a corto raggio, valutazione dei diplomatici principalmente centrata sul tasso di conformità agli indirizzi delle capitali. Risultati a lungo termine: precarietà delle relazioni economiche (caso dele ondivaghe Vie della seta), una successione di guerre senza fine e senza intelligenza dello scopo o conflitti economicamente perniciosissimi.

La magistratura docente

La magistratura docente (il magis è qui legittimato dalla preparazione culturale), da quella dell’infanzia a quella universitaria, se la passa anche peggio delle precedenti. Condivide con le altre e non solo ai livelli apicali la formazione universitaria e l’accesso ordinario ai ruoli attraverso concorsi pubblici per titoli ed esami; è praticamente a vita, il che consente ai suoi addetti di dedicarsi serenamente agli studi; è soggetta a sistemi di valutazione opinabili (come tutte le altre) ma altrettanto teoricamente escludenti i soggetti incapaci solo in teoria. Mentre i concorsi per l’accesso ai ruoli dirigenti avvengono nelle prime fasi attraverso test che favoriscono il pensiero convergente e una selezione inversa rispetto alle capacità critiche, costruttive e creative, la permanenza in servizio è garantita a vita qualsiasi cosa il dirigente combini.
Rispetto alle altre sopra analizzate, questa funzione e’ meno condizionata dal potere politico, non per rispetto del valore della cultura e dell’educazione ma per una percezione di irrilevanza della funzione docente diffusa tra i gestori del potere e i decisori di opinione dei media.
A fronte di quest’ultimo indubbio vantaggio, il resto è in perdita: retribuzione, capacità di promozione e deterrenza, status sociale.

Tratti magistrali di docenti e dirigenti scolastici

Cultura. Insegnanti e dirigenti sono persone di cultura che amano la propria patria, i propri allievi e le scienze e che per vivere hanno scelto questa professione. Sono persone che tentano incessantemente di capire di più del mondo e di prender responsabilmente parte alla storia e all’epoca.

Autonomia intellettuale e morale. Costruttive e creative, sanno ofrire la propria asimmetrica e disinteressata compagnia per un’ampia frazione di esistenza. Sono Maestre (magis), ofrono un campo di avventure felicemente non protetto dal rischio e apertp alle possibilità cognitive del Novum.

Costruzione di relazioni. Come per ogni buon magis- strato che operi nella giustizia o nella diplomazia, l’ascolto è sua dote essenziale. Il corpo docente/dirigente dell’ Istruzione sa in genere su questa base instaurare con l’altro (persona o istituzione) una relazione costitutiva dell’esistenza e della conoscenza, articolata in un tessuto complesso e pedagogicamente orientato. Invita a estendere l’altrui orizzonte degli eventi di cultura, aiuta ad articolare in forma più evoluta il mondo vitale. Amplia ed arricchisce i vissuti dello spazio e del tempo degli alunni e per questo nella scuola opera in ben relata autonomia di proposta. Ofre aiuto a essere in quanto essere-a, qui, ora, con me/noi, in questo frammento di storia nella multipreposizionalità degli esistenti concreti (Heidegger). Ofre non certezze ma sicurezza, insieme a (plurali) indicazioni di senso.

Conclusione

Le attuali classi dirigenti politiche, in Italia come altrove, non sono in grado di riconoscere alle magistrature dei propri paesi la necessaria autonomia istituzionale.
Ogni società, ogni Stato abbisognerebbero di soggetti professionali che esercitassero in libertà intellettuale e in pur relativa autonomia le funzioni e le facoltà di indirizzo e deterrenza. I poteri dotati di superiore capacità deterrente tollerano invece con difcoltà l’autonomia delle magistrature e tendono a sottoporle a processi di valutazione discriminante. Le magistrature giudiziaria, diplomatica e docente richiederebbero per il disinteressato esercizio delle loro funzioni la massima autonomia e non dovrebbero essere sottoposte a valutazioni esterne inevitabilmente condizionanti il loro operato.



G. Grasso, R. Manfrellotti Poteri e funzioni dello stato: una voce per un dizionario di storia costituzionale• SSM Storia della magistratura Quaderno 6
G. Massolo Il diplomatico nell’era della globalizzazione e dell’informatizzazione
in “La Comunità internazionale” 2/2007 (PDF)
La rivista Limes, Gedi