E. Audisio, Vite in gioco

Emanuela Audisio, dallo sport al progresso

di Antonio Stanca

   Allegato a la Repubblica è uscito di recente Vite in gioco (Lo sport che cambia il mondo) di Emanuela Audisio. Nata a Roma nel 1953, l’Audisio si è laureata in Scienze Politiche e dal 1976 si occupa di sport per il quotidiano la Repubblica. Ha scritto quattro libri di argomento sportivo e diretto numerosi documentari di carattere storico e sportivo. Molti riconoscimenti ha ottenuto per questi e per altri lavori. Ha inoltre seguito undici Olimpiadi estive e dieci Campionati di calcio. Nel 2019 è stata la prima donna a vincere il Premio Internazionale di Giornalismo Manuel Vázquez Montalbán per la sezione sportiva.

   In Vite in gioco ha dato corpo ad un progetto piuttosto originale, ha raccontato quarantuno storie di uomini, donne, eventi che sono state eccezionali in ambito sportivo, le ha derivate dalla sua newsletter settimanale S-Print per Repubblica e ne ha ricavato quanto in un mondo come il moderno così carico di contraddizioni, d’incomprensioni, serve a risolvere certi problemi, eliminare certi contrasti, recuperare certi svantaggi, correggere certe ingiustizie. Dallo sport, meglio che da qualsiasi altra attività, può venire l’indicazione, il suggerimento, l’esempio perché quanto ancora rimane di irrisolto, di non acquisito, di non ottenuto, di non migliorato possa finalmente esserlo. Quel progresso, quello sviluppo, quell’emancipazione che in certe situazioni stenta ancora ad affermarsi, può diventare possibile grazie a quanto di buono, di utile può provenire dallo sport. Da qui, pensa l’Audisio, possono giungere quegli insegnamenti capaci di favorire, realizzare quel che ancora nel mondo, nella vita sta tardando a succedere. Dai casi che la giornalista riporta nell’opera diviene molto facile trarre ispirazione, rimanere convinti del bene che possono apportare. Un modo per vivere meglio, per stare meglio, per superare ostacoli, per progredire vuole diventare lo sport grazie a questo lavoro della Audisio. Quanto ancora c’è di difficile da pensare, da capire, da fare, può risultare facile dopo l’impresa, il gesto, la parola di uno sportivo.

   Davvero singolare è l’opera, molta attenzione merita, molta ammirazione visto che nel movimento proprio dello sport vuole cercare quanto serve per il movimento richiesto dal progresso.