S. Casati Modignani, Segreti e ipocrisie

Sveva Casati Modignani, non si finisce di valere

di Antonio Stanca

   Un’edizione speciale Pickwick, per conto della Sperling & Kupfer, è comparsa lo scorso Gennaio di Segreti e ipocrisie, romanzo di Sveva Casati Modignani. Era uscito nel 2019 presso Mondadori Libri e aveva confermato quello che tante altre opere della scrittrice hanno stabilito come il tema fondamentale, il leit-motiv della sua scrittura, il confronto, cioè, tra passato e presente, tra i tempi, gli ambienti, gli usi, i costumi di prima improntati ai valori dello spirito, alle regole della morale e quelli di adesso devastati dalla diffusione, dall’invasione di una vita fatta solo di interessi materiali, attenta soltanto a quanto vale, a quanto serve per i bisogni del corpo, per le necessità concrete, immediate. 

   Nata a Milano nel 1938, la Modignani, a ottantasei anni, sta ancora qui nella casa dove è nata che era della nonna. A Milano è cresciuta, si è formata e da quando aveva quarantanni, dopo essersi applicata in vario modo, aveva cominciato a dedicarsi alla scrittura, prima giornalistica, poi narrativa. Anche gli ambienti dello spettacolo l’avevano vista impegnata ma l’attività di scrittrice sarebbe stata la sua preferita. Anche il marito l’avrebbe aiutata finché sarebbe vissuto e molti sarebbero stati i romanzi prodotti, molte le traduzioni ottenute. Una delle più prolifiche, delle più importanti autrici contemporanee sarebbe risultata.

   In Segreti e ipocrisie quattro sono i personaggi principali, gli interpreti delle vicende narrate. Sono successe nel periodo delle feste natalizie, di Capodanno, dell’Epifania. Le quattro donne protagoniste, Carlotta, Andreina, Gloria e Maria Sole, sono ancora giovani e belle anche se reduci da difficili rapporti con i loro uomini. Tutte sono colte in un momento di passaggio, di cambiamento, in uno stato di sospensione, d’indecisione tra come era stata e come vorrebbe o potrebbe essere la loro vita, tra quanto era successo e quanto poteva succedere. Vivono a Milano, in ambienti agiati, conducono una vita libera da problemi economici, sono affermate nel privato e nel pubblico, dividono il loro tempo tra case in città e altre in campagna, al mare. Ovunque si muovono tra servitù. Austeri, rigorosi come appunto quelli della vecchia aristocrazia erano stati i tempi, i luoghi della loro formazione, regolati da principi, valori di carattere morale e per questo non riescono a superare le crisi che hanno investito le loro vite. Non capiscono come sia stato possibile che quanto veniva dalla tradizione, dal passato, dalla buona condotta, abbia cessato di valere, come sia stato annullato da verità, sistemi completamente diversi quali quelli apportati dalla modernità. Nessuna di loro è stata risparmiata dalla nuova maniera, nessuna sa come fare per rimediare al problema sopravvenuto, per risolvere il disagio, il danno che sta soffrendo. Tutte si sono trovate di fronte ad una svolta, chi ad una gravidanza inattesa, chi al ritorno di una vecchia passione, chi ad un nuovo amore, chi ad un grave inganno. Tutte vedono finiti i vecchi modi di pensare, di fare, quelli che erano stati delle loro case, tutte vedono stabilirsi, definirsi altri, diversi modi per i quali non si sentono, non sono preparate. In questo stato di mancata convinzione, di difficile decisione mostrano di rimanere ed alla rappresentazione di una simile condizione dell’anima, di un senso perenne di sfiducia, di incapacità, la Modignani dedica lo svolgimento dell’intero romanzo. Farà scorrere le storie, le vite di quelle donne tra quanto richiesto dal passato e quanto dal presente. Continuo, interminabile sarà il movimento tra i due estremi, non si finirà mai di assistere al loro confronto, non si arriverà mai a vederlo risolto. Se questi erano stati i temi propri della Modignani scrittrice non ci poteva essere modo migliore per rappresentarli in una delle ultime opere se non lasciandoli divisi, incompiuti, lasciando ognuno libero di valere, di riconoscere l’altro.