PROPOSTE DEI PRECARI PER LA SCUOLA CHE VERRA’

PROPOSTE  DEI  PRECARI  PER  LA  SCUOLA  CHE  VERRÀ

Indicazioni dei Comitati Insegnanti Precari rivolte ai candidati alle prossime elezioni, ai media e all’opinione pubblica.

I CIP, nella prospettiva del rinnovo della classe politica nazionale, intendono far conoscere a istituzioni, organi di informazione e opinione pubblica le loro posizioni sulla scuola che verrà e sul loro futuro professionale.

Diciamo no alla sussidiarietà, come sinonimo di subappalto dell’istruzione pubblica alla scuola privata e disimpegno strategico ed economico statale nei confronti di un proprio dovere costituzionalmente sancito.
Diciamo sì alla scuola di tutti e per tutti, evoluta, laica, equa e solidale, dove la precarietà lasci il posto alla qualità dell’offerta formativa, direttamente connessa alla continuità didattica e, quindi, alla definitiva stabilizzazione del personale docente precario, perché l’istruzione è investimento e non spesa, promozione civile e non addottrinamento.
Diciamo no al linciaggio mediatico perpetrato da tempo al fine di screditare prima e smantellare poi la scuola statale e il pubblico impiego.
Diciamo sì all’aggiornamento e alla valorizzazione professionale dei docenti e al loro riconoscimento sociale.
Diciamo no alla sudditanza del Ministero dell’Istruzione a quello dell’Economia, perché il destino delle future generazioni smetta di essere una miope partita contabile ma diventi una priorità, a garanzia della competitività dei nostri giovani nel mercato del lavoro globalizzato.
Diciamo sì all’investimento in conoscenza e formazione per il rilancio del sistema Paese e per l’educazione alla cittadinanza consapevole, attiva e partecipe delle future generazioni, oltre ogni marginalità, settarismo, ignoranza, provincialismo, egoismo e prevaricazione.
Diciamo sì alle congrue quantità a garanzia dell’offerta formativa e degli standard di qualità europei, contro i tagli di: personale, indirizzi didattici, spazi, risorse economiche, classi, tempo scuola, docenti di sostegno.
Diciamo sì all’adeguamento dei cicli scolastici agli standard europei purché entro un organico disegno che non comporti ulteriore contrazione del tempo scuola e tagli di organico ma solo rimodulazione degli orari negli anni e conseguente adeguamento dei livelli retributivi degli insegnanti italiani ai compensi medi erogati ai loro colleghi europei.
Diciamo sì al riconoscimento anche economico del tempo eccedente l’orario di insegnamento frontale per tutte le attività legate all’aggiornamento, alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, al ricevimento dei genitori, alle attività collegiali (consigli di classe, collegi docenti, riunioni di dipartimento, consigli di istituto, ecc.), ai corsi di recupero, potenziamento, approfondimento e quant’altro regolarmente svolto e disconosciuto formalmente dall’opinione pubblica ed economicamente dall’amministrazione.
Diciamo no all’estensione a 24 ore frontali di lezione dell’orario di servizio individuale dei docenti. Ciò comporterebbe, in aggiunta alle precitate attività accessorie, un insostenibile incremento percentuale di lavoro a danno della qualità dell’azione didattica e funzionale. Un eccessivo aumento di classi per singolo docente, conseguentemente, renderebbe impossibile la calibratura di mirati interventi didattici per i singoli alunni e il puntuale monitoraggio dei percorsi di crescita individuali. Quando si è adottato un accrescimento della quantità delle ore frontali e del numero di alunni si è sempre prodotto un abbassamento della qualità e un insopportabile condizionamento dell’orario generale della scuola non più calzato sulla didattica generale ma sulle esigenze del beneficiario delle 24 ore. Oltre ai contraccolpi funzionali sulla singola istituzione scolastica, ciò ha prodotto un cannibalismo professionale a danno dei docenti precari che si sono visti, per questo, ridotti gli spazi occupazionali a loro destinati.
Diciamo sì al rapido esaurimento delle graduatorie permanenti nel rispetto delle esperienze e priorità acquisite.

Diciamo sì alla formazione di nuovi docenti esclusivamente subordinata al reale fabbisogno e circoscritto a quelle regioni e a quegli insegnamenti che abbiano esaurito le graduatorie esistenti.

Diciamo sì alla scelta di un nuovo Ministro della pubblica istruzione che conosca davvero la scuola e ne apprezzi il ruolo sociale e la funzione baricentrica nel progetto di sviluppo del Paese.

Diciamo sì al ripristino di un autonomo Ministero dell’Istruzione scorporato ma coordinato con quello della Università e della Ricerca per un più opportuno monitoraggio dei bisogni ed una più specifica calibratura degli interventi necessari alla scuola, senza, per questo, smarrire il senso unitario del sapere e del formare.

Diciamo no alla riconversione sulle cattedre di sostegno dei docenti di ruolo in esubero perché contraddice  le competenze specifiche, la professionalità e l’esperienza acquisita dagli insegnanti abilitati e specializzati in sostegno.

Diciamo no, simmetricamente, alla ricollocazione definitiva dei docenti in esubero su cattedre di altre discipline. Prassi che permette loro di sciamare in altre classi di concorso, abusando della mobilità professionale a discapito della specialistica qualità della offerta didattica e in danno di quanti sono in attesa di sistemazione definitiva da lungo tempo sulle cattedre così riconvertite.

Diciamo no alla ingenerosa, dequalificante e inopportuna riconversione dei docenti in ruolo divenuti inidonei per sopraggiunte e comprovate ragioni di salute nell’organico del personale tecnico amministrativo di segreteria.

Diciamo no al concorso che raffazzona un falso rimedio al problema reale del reperimento di docenti più giovani. Tralasciando di considerare che tutti quelli fin qui precarizzati sono stati selezionati da giovani e lasciati ad invecchiare per decenni in attesa di una sistemazione sempre promessa e mai attuata. Occorre quindi selezionare giovani docenti e impiegarli a tempo indeterminato prima che invecchino.

Diciamo no alla revisione e agli accorpamenti delle classi di concorso senza confronto con i diretti interessati e senza una verifica dell’effettivo costrutto culturale, attitudinale e funzionale dell’accorpamento.

Diciamo sì a una gestione ordinata, tempestiva, trasparente e coerente della attribuzione degli incarichi per sanare una pluriennale situazione caotica e torbida che ha una ricaduta negativa non solo sui destini professionali e personali dei docenti precari, e non, ma soprattutto sull’intero comparto scolastico e sulla qualità dell’offerta didattica erogata.

Diciamo sì all’organico funzionale per rafforzare e ampliare l’autonomia scolastica, per contestualizzare le potenzialità insite in ogni risorsa umana e a beneficio dell’intero sistema.

Diciamo sì ad ogni azione tesa a cancellare il precariato nel rispetto della certezza del diritto, contro ogni estemporaneo e truffaldino editto, come quelli che, negli ultimi decenni, hanno procurato lucro alle lobby universitarie e sconquasso al sistema scolastico nazionale e ai suoi operatori.
I CIP auspicano la costituzione di una maggioranza ampia, stabile e responsabile capace di anteporre l’interesse pubblico ai meschini tornaconti particolari. Un governo costituito da personalità competenti ed integerrime che sappia dialogare con le categorie e le associazioni di base.
In questa ottica i CIP, come hanno sempre fatto, non faranno mai mancare il loro contributo di idee ed esperienze, assumendo comunque un comportamento vigile e costruttivo per la difesa della scuola pubblica, libera, laica, solidale, pluralista e, soprattutto, di qualità.
Roma, 13 febbraio 2013                                                                                                                                                                                                                                              Direttivo CIP Nazionale