Precisazioni su sanzione disciplinare prof. Raimo

Ministero dell’Istruzione e del Merito

Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale

Direzione Generale per la comunicazione e le relazioni istituzionali

Lunedì, 11 novembre 2024

del Direttore Generale Giuseppe Pierro in merito alla sanzione disciplinare irrogata dall’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio a carico del prof. Christian Raimo


In merito alla sanzione disciplinare che ha riguardato il docente Christian Raimo, considerato il susseguirsi di ricostruzioni della vicenda, diramate dagli organi di stampa, che riportano numerose imprecisioni, si ritiene necessario chiarire i dettagli alla procedura adottata dall’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, al fine di tutelare l’immagine del Ministero dell’Istruzione e del Merito e, in
particolare, ribadire il rispetto dell’autonomia funzionale degli organi ministeriali coinvolti nel procedimento.

Prioritariamente, occorre precisare che è del tutto priva di fondamento l’attribuzione al Ministro del provvedimento di sospensione del professore. Come ben sa chi lavora nella scuola, la competenza ad adottare provvedimenti disciplinari non è del Ministro, ma di un organismo collegiale del tutto indipendente dall’autorità politica, definito Ufficio per i Procedimenti Disciplinari, istituito presso le
articolazioni provinciali di ciascuno degli Uffici Scolastici Regionali, che ha come funzione principale proprio quella di verificare la violazione delle norme che regolano la condotta di tutti i pubblici dipendenti e che vigila, in particolare, sul rispetto, da parte dei docenti, del complesso sistema di norme che regola il loro comportamento nell’esercizio della professione.

Si tratta, infatti, di un insieme di norme primarie, nonché di norme che derivano dall’applicazione dei contratti collettivi nazionali del comparto scuola. L’UPD opera, quindi, nel rispetto di una consolidata giurisprudenza sul tema e non certo dietro imposizione dell’organo politico, che non ha alcuna competenza al riguardo.

Giovi ricordare che sono numerose le sanzioni disciplinari che i vari uffici territorialmente competenti irrogano ogni anno in piena autonomia. Tra queste, a titolo esemplificativo, si rammenta un provvedimento ben più pesante, ovvero il licenziamento, che fu adottato, sempre con la medesima procedura, nei confronti di un docente che nel 2020 aveva postato sui social un insulto nei confronti
della ministra Azzolina: in quella occasione nessuno fra coloro che oggi parlano di censura pensò di addebitare il licenziamento alle intenzioni repressive del governo e del Ministro dell’epoca, riscuotendo il provvedimento una diffusa soddisfazione.

Sarebbe piuttosto opportuno auspicare che alla politica degli insulti e delle minacce (ancorché
“metaforiche”) si sostituisca la politica del confronto e della critica alle idee, che è democratica se passa dal rispetto delle persone e delle istituzioni. Valga come monito, fra l’altro, quanto scritto da Recalcati su Repubblica (“le parole possono diventare proiettili o bastoni, e corrono il rischio di alimentare passaggi all’atto violenti”).

IL DIRETTORE GENERALE
F.to Giuseppe PIERRO