da Tuttoscuola
Nell’annuncio delle nuove Indicazioni per l’infanzia e il primo ciclo, attese nel testo ufficiale nei prossimi giorni, il ministro dell’Istruzione e del Merito ha anche comunicato che “una delle novità riguarda poi la reintroduzione del latino come materia opzionale a partire dalla seconda media. Il latino, con il suo legame profondo con la lingua italiana e con le radici della cultura occidentale, diventerà uno strumento per accedere a un patrimonio storico e intellettuale vasto e prezioso”.
Quando nel 1962 la legge 1859 introdusse la scuola media unica, nel piano di studi era stato compreso l’insegnamento del latino in questi termini:
“Nella seconda classe l’insegnamento dell’italiano viene integrato da elementari conoscenze del latino, che consentono di dare all’alunno una prima idea delle affinità e differenze tra le due lingue. Come materia autonoma, l’insegnamento del latino ha inizio in terza classe; tale materia è facoltativa”.
Nel 1977 una parziale riforma della scuola media prevedeva: “a) rafforzamento dell’educazione linguistica attraverso un più adeguato sviluppo dell’insegnamento della lingua italiana – con riferimenti alla sua origine latina e alla sua evoluzione storica – e delle lingue straniere”.
Qualsiasi riferimento al latino nella scuola media si è perso nel corso del tempo. Sopravvive come insegnamento nella scuola secondaria di II grado (liceo Classico, Scientifico, Scienze umane, Linguistico). Attualmente nella scuola secondaria di I grado non vi sono docenti che possono insegnare latino (e forse nemmeno lo conoscono).
Per insegnarlo nella scuola media, occorrerebbe attingere alle graduatorie delle classi di concorso A011 e A013 del secondo grado: una trasversalità di utilizzo non facile da realizzare.
In quale orario? Non essendo un insegnamento curriculare, il latino dovrebbe essere insegnato in orario extrascolastico, pomeridiano: una complicazione organizzativa per le famiglie e per le scuole.
È un ritorno al passato che potrebbe faticare ad avere un futuro.