Dietro l’angolo la prossima sfida: valutare i docenti

da ItaliaOggi

Dietro l’angolo la prossima sfida: valutare i docenti

Al di là degli spot sul merito, non esistono idee chiare e proposte concrete per evitare l’ennesimo fallimento

di Damiano Previtali* *Dirigente scolastico Miur-Invalsi 

Vi è un passaggio delicato, interno all’accordo sindacale sottoscritto all’Aran il 12 dicembre 2012 (meglio conosciuto come accordo sugli scatti): i sindacati si sono impegnati, con il prossimo rinnovo contrattuale, a «individuare più idonei istituti contrattuali finalizzati ad assicurare livelli di produttività e di qualità adeguati ai fabbisogni, alle politiche del settore educativo e scolastico ed alle esigenze di funzionalità delle istituzioni» (art. 3). Come a dire: non si può continuare a riconoscere la professionalità dei docenti semplicemente attraverso l’anzianità di servizio, ma bisogna trovare altre forme. Bene, ma quali sono le altre forme per assicurare la produttività e la qualità degli insegnanti? Ci sono idee con cui presentarsi all’appuntamento del rinnovo contrattuale previsto per il 2014?

In particolare, possiamo iniziare a parlare di valutazione dei docenti? Perché è di questo che bisognerà iniziare a discutere con il rinnovo contrattuale. Il tema della valutazione degli insegnanti, ed in particolare delle loro performance, costituisce oggi uno degli elementi su cui si è concentrata l’attenzione delle indagini internazionali e della stessa UE verso l’Italia (ricordiamoci le domande dell’UE all’Italia nel 2011 e, in particolare, la n. 14 ad oggi inevasa: «Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti?»).

Attraverso i sistemi di valutazione dei docenti tutti i Paesi stanno perseguendo alcuni obiettivi strategici, fra cui in particolare: migliorarne la pratica didattica; sviluppare percorsi di riconoscimento e sviluppo professionale; individuare standard di prestazione professionale; premiare i risultati. Ebbene, di tutto questo in Italia non succede nulla. O peggio, la valutazione dei docenti da noi è diventata un tabù, in quanto fino ad ora è stata solo motivo di fallimenti e forti contrasti (pensiamo al segno indelebile che ha lascito il “concorsone” di berlingueriana memoria o alle difficoltà dell’ultima sperimentazione “Valorizza” che intendeva introdurre la valutazione in base alla reputazione). Si potrebbe facilmente ipotizzare una sindrome italiota della valutazione dei docenti, una specie di coazione ossessiva a ripetere sperimentazioni che hanno le giuste condizioni per non portare a nessun risultato, permettendo al sistema di mantenersi costantemente in una patologia cronica in cui non si scontenta nessuno e nessuno è contento. Infatti, non è un caso che lo stesso “Regolamento sul Sistema nazionale di valutazione” si interessi della scuola e dei dirigenti ma non parli dei docenti. In sostanza, su un tema determinate per il futuro della nostra scuola, come è la qualità degli insegnanti ed il loro giusto riconoscimento in merito e carriera, siamo bloccati. Possiamo cercare di fare un passo in avanti ed andare oltre le usuali affermazioni, indiscutibili quanto generiche, del tipo: «bisogna premiare il merito, riconoscere i migliori, incentivare chi lavora».

Cosa intendiamo per merito? Quali incentivi riconoscere fra salario e carriera? In quale forma, in quale misura? Inoltre, bisognerà identificare i soggetti atti a valutare i docenti: chi? Come? Quando? Con quali strumenti? In Italia, oltre le definizioni di opportunità comunemente condivise di introdurre un sistema di valutazione delle professionalità e in particolare dei docenti, manca una chiarezza di fondo sugli obiettivi, gli oggetti, i metodi, i riscontri premiali di retribuzione e di carriera, tutti aspetti su cui non abbiamo definizioni ed, ancor meno, accordi condivisi. È indubbio che spetterà al prossimo Ministro mettere sul tavolo una proposta, ma è altrettanto vero che non si sono costruite le condizioni preliminari e necessarie affinché quel tavolo non sia l’ennesimo fallimento. Questo è un passaggio troppo importante e nello stesso tempo delicato. Il rinnovo contrattuale è quanto mai vicino e la scuola rischia di arrivarci divisa e senza proposte concrete. Tutti hanno già capito che non vi saranno le condizioni per continuare a finanziare gli scatti così come sono ora, ma nessuno ha in campo una proposta solida su cui iniziare a costruire consenso.