
Recalcati legge la Bibbia
di Antonio Stanca
Allegato a la Repubblica è uscito tempo fa il terzo breve volume di Massimo Recalcati intitolato Il grido di Giobbe e venuto dopo La notte del Getsemani e Il gesto di Caino. Sono state le tre parti di un progetto perseguito dal noto psicoanalista e impegnato a valutare, commentare particolari momenti, famosi personaggi della storia sacra, della religione cristiana. In quest’ultimo lavoro Recalcati si è fatto vedere nella condizione di lettore dell’Antico e del Nuovo Testamento, di interprete di alcune loro parti alla luce di quanto poteva provenire dalla sua posizione di psicoanalista, di attento studioso, osservatore della mente, dell’animo umano, dei tempi, degli ambienti, degli eventi. Di carattere religioso sono stati i temi trattati e come sempre l’autore ha proceduto con la cura dei particolari, l’ampiezza, la chiarezza che lo distinguono.
Nato a Milano nel 1959, qui ha studiato e si è laureato in Filosofia. La Psicologia e la Psicoanalisi sarebbero diventati suoi interessi dopo la conoscenza delle opere del noto psicoanalista francese Jacques Lacan. Come lui anche Recalcati avrebbe raggiunto fama di psicoanalista in ambito internazionale. Molte e molto importanti sarebbero state le sue opere. Molte traduzioni, molti riconoscimenti avrebbero ottenuto. Molti incarichi gli sarebbero stati conferiti. All’Università di Verona insegna Psicoanalisi e Scienze Umane, è stato tra i fondatori del Jonas Onlus, collabora col Centro Studi IRPA, insegna pure alla IULM di Milano, dirige con Maurizio Balsamo la rivista “Frontiere della Psicoanalisi”. Attivo, instancabile è Recalcati, sempre pronto a cogliere, analizzare un problema, un fenomeno che può essere di carattere sociale, politico, culturale, morale, di tendenza, di costume, può riguardare il singolo o la collettività, può appartenere al passato più remoto o al presente più immediato. Ovunque, nelle sue opere, si può notare un Recalcati che osserva, spiega, che compone, svolge discorsi quanto mai persuasivi, convincenti poiché ampiamente, riccamente documentati, testimoniati. Non si finisce mai d’imparare leggendolo tanti sono i richiami, i riferimenti che adduce a sostegno delle tesi perseguite. Così vasto, così ampio è il contesto che ogni volta, in ogni opera, l’autore crea intorno al problema trattato, così ricca l’argomentazione al suo riguardo che diventa quasi impossibile muovere un’obiezione. Lo stesso avviene ne Il grido di Giobbe, dove Recalcati procede da uno dei testi più importanti dell’Antico Testamento, “Il Libro di Giobbe”, e s’impegna a trovare la spiegazione dell’immenso dolore, dell’immensa disperazione che affligge Giobbe per vedersi esposto a tanti pericoli, per dover subire tante disgrazie pur essendo stato un uomo buono, corretto e molto religioso. Sempre afflitto, tormentato si mostra dal pensiero di aver perso i figli, la proprietà, tutto quanto gli apparteneva pur non avendo commesso alcun reato, non avendo fatto nessun male. Si è prodigato, invece, anche per gli altri, perché i valori della verità, della giustizia, della bontà aiutassero a superare ogni contrasto, ogni difficoltà. Non si spiega Giobbe perché tanto male nei suoi riguardi, perché Dio lo perseguiti fino al punto da farlo soffrire pure nel corpo, da mettere in crisi la sua salute.
La difficoltà, l’impossibilità di capire come una persona buona, rispettosa di ogni regola, possa soffrire tanto, come possa succedere questo in un contesto così severamente religioso quale quello dell’Antico Testamento, così chiaramente definito tra il bene che spetta ai buoni e il male ai cattivi, diventeranno dei veri e propri tormenti per Giobbe. Niente, nessuno gli sarà di aiuto nella situazione che sta vivendo. Non gli rimane che “gridare” la sua disperazione, esprimere la sua protesta contro quanto di incomprensibile, di inspiegabile si è abbattuto su di lui senza che lo meritasse, senza che Dio intervenisse ad evitarglielo. Nonostante tutto non rinuncia Giobbe alla fede cattolica, non smette di credere in Dio. Si ostinerà, anzi, a chiederGli spiegazioni circa quel che sta succedendo, esigerà da Lui una risposta alle sue domande. E Dio lo farà, gli risponderà senza, però, soddisfarlo pienamente poiché lo inviterà a capire che dei casi come il suo non è Lui il responsabile, che rientrano nell’infinità delle cose create, nel sistema universale degli esseri fino al punto da poter rimanere senza una ragione e avvolti nel mistero. Una spiegazione che acquieterà lo stato di disperazione nel quale Giobbe era precipitato da tempo ma non lo risolverà. Continuerà egli a rimanere diviso tra tanti interrogativi, tanti dubbi, tante incomprensioni. Uno stato d’animo così agitato lo farà apparire come uno di quei famosi personaggi indecisi, confusi, propri dei romanzi moderni, del genere decadente, che Recalcati menziona spesso in questo libro e sui quali si sofferma. È un altro degli aspetti delle sue opere, specie di quelle che dicono dei tempi trascorsi. Possono trattare di problemi tra i più remoti ma non perdono mai di vista la possibilità di attualizzarli, mostrarli continuati nei secoli, rinvenibili ancora oggi. È così che Recalcati assume il tono del narratore, fa un racconto della sua filosofia, della sua psicologia, della sua psicoanalisi. È un altro dei modi che pure lo distingue, che pure lo fa apprezzare poiché rende vicino, concreto, intimo un discorso che rischiava di rimanere lontano, astratto, estraneo.
Al processo di attualizzazione di vicende passate contribuisce inoltre l’indagine psicoanalitica che il Recalcati avvia ogni volta nei loro riguardi. Essa fa emergere tanti di quei particolari rimasti sconosciuti per tanto tempo, fa comparire tante nuove verità da avvicinare pure quanto è finito da secoli. Ad animare la storia s’impegna il Recalcati, mettere in moto il passato fa parte del suo lavoro. Così è stato con Il grido di Giobbe e le altre due opere di questo progetto. Tutte hanno riscosso l’attenzione, l’interesse che si sono meritate, in tutte l’autore, pur muovendo da un tema particolare, è riuscito ad essere completo, totale, a farvi rientrare passato e presente, storia e vita.