La formazione tecnico-professionale sportiva

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La formazione tecnico-professionale sportiva

di Gennaro Palmisciano

La proposta di articolare la formazione tecnico-professionale sportiva abbinando percorsi scolastici e universitari con le qualifiche del CONI rappresenta un’idea innovativa per l’Italia, ispirata a modelli come quello spagnolo, e potrebbe effettivamente trovare attuazione nell’ambito di riforme più ampie del sistema di istruzione e formazione, come la Riforma 4+2. 

Attualmente, in Italia la formazione tecnico-professionale sportiva è gestita prevalentemente dalCONI attraverso soprattutto le Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e gli Enti di Promozione Sportiva (EPS) da esso riconosciuti.

Il Sistema Nazionale delle Qualifiche degli Operatori Sportivi (SNaQ) definisce un quadro di riferimento basato su 4 livelli (aiuto allenatore, allenatore, allenatore nazionale, allenatore internazionale) per standardizzare e certificare le competenze. Tale quadro di riferimento adottato dal CONI consente di standardizzare e certificare le qualifiche degli operatori sportivi in Italia. Il sistema si basa su un modello europeo, International Sport Coaching Framework (ISCF), che collega le qualifiche a specifici livelli di competenza, riconoscendo la formazione formale e non, in analogia del resto agli altri ambiti professionali.

Pur essendo la formazione professionale qualificata dall’art. 117 Cost materia concorrente, quindi tra Stato e Regioni, la formazione sportiva si trova ad essere gestita fuori dai rapporti costituzionali.

Non esiste un raccordo strutturale e formale tra il sistema di istruzione (licei sportivi, ITS Academy) e l’ottenimento delle qualifiche SNaQ. Sono eccezioni passate ed episodiche iniziative di alcune federazioni, come quella di arrampicata sportiva, che hanno previsto un Master di secondo livello (presso IUSM) per la qualifica di quarto livello.

In un’altra dimensione, dal momento che i tecnici sportivi possono non essere laureati, alcuni bandi di selezione per l’accesso al primo anno del Corso di Laurea in Scienze Motorie e Sportive classe L22 hanno riservato posti a chi fosse in possesso del titolo di Tecnico di 4° Livello Europeo entro un certo termine.

La proposta si articola in 3 punti:

  1. Il nuovo percorso sarebbe strutturato in unità formative capitalizzabili, cioè grazie a cui è possibile accumulare crediti nel tempo, Crediti Formativi Sportivi.
  2. Collaborazione tra enti: Le unità formative sarebbero divise tra:
  • Ministero dell’istruzione (MIM): per le materie di carattere culturale.
  • CONI: per le materie di carattere tecnico-sportivo.
  1. Raccordo con il sistema scolastico e universitario: Si propone di collegare le qualifiche ai vari livelli del sistema di istruzione italiano, ed in particolare a quelli delle sezioni  sportive di liceo scientifico:
  • 1° livello: conseguito a 16 anni.
  • 2° livello: al termine del liceo sportivo.
  • 3° livello: al termine dell’ITS Academy.
  • 4° livello: dopo un master di secondo livello, come nel caso dell’arrampicata sportiva. 

Il fatto che alcune federazioni prevedono la maggiore età per l’esercizio del 1° livello non osta il modello, dal momento che si può prevedere che il minorenne possa affiancare un altro tecnico maggiorenne fino al raggiungimento della maggiore età. 

Gli aspiranti tecnici adulti dovrebbero frequentare dei corsi affidati in parte a  docenti Mim presso istituti scolastici (moduli di cultura) e in parte a docenti Coni (moduli di formazione tecnica) presso strutture sportive.

In Spagna da alcuni decenni opera il collegamento del percorso agli istituti tecnici sportivi. Il primo livello è ottenibile al termine del percorso inferiore e il secondo al completamento del corso. 

Appaiono evidenti i vantaggi di tale sistema:

  1. Riconoscimento delle competenze sportive: Un sistema più strutturato riconoscerebbe il valore della formazione tecnica sportiva a tutti i livelli e la integrerebbe in un percorso di crescita professionale e personale di più vasta portata.
  2. Accesso più ampio: L’integrazione con il sistema scolastico renderebbe più accessibili le qualifiche verso esperienze di successo scolastiche ed universitarie  e permetterebbe un percorso formativo più trasparente  e omogeneo.
  3. Riforma 4+2: l’attuale fase di attuazione della riforma scolastica 4+2 potrebbe essere un momento opportuno per introdurre questo tipo di riforma a livello nazionale. La proposta potrebbe dimostrare come la riforma 4+2 possa essere estesa validamente anche ai licei.

L’augurio è quello di vedere un giorno tutti gli attori coinvolti intorno ad un tavolo a confrontarsi su approfondimenti e possibili sviluppi.

(*) Relazione tenuta a Policoro (MT), Centro Velico Lucano, nel contesto del Campionato Nazionale 2025 di Orienteering dei Licei Sportivi.