Erri De Luca, ancora Napoli, ancora amore
di Antonio Stanca
Nella nuova collana, “Universale Economica” -70° anniversario, della Feltrinelli è comparsa la ristampa di un altro noto romanzo, Montedidio, dello scrittore napoletano Erri De Luca che lo aveva pubblicato la prima volta nel 2001 e col quale nel 2002 aveva vinto il Prix Femina étranger. Allora De Luca aveva poco più di cinquant’anni e alla narrativa si dedicava da quando ne aveva quaranta. Era nato a Napoli nel 1950, qui era cresciuto, si era formato e molti interessi aveva coltivato prima di rivelarsi uno scrittore molto prolifico. Si era applicato nel giornalismo, nella traduzione di lingue antiche, nell’apprendimento di lingue straniere, nel teatro, nella poesia. Di uno studioso oltre che di un autore si può dire a proposito del De Luca fin quando, però, non sono comparsi quegli impegni per la narrativa che avrebbero superato tutti gli altri e fatto di lui uno scrittore instancabile, sempre pronto ad avviare, comporre una narrazione, costruire una trama, dire di casi eccezionali, di personaggi esemplari. Quella che De Luca scrittore persegue è la via del bene. Calata è la sua narrativa in particolari momenti della storia, della vita della sua città. Di Napoli, dei napoletani, della loro lingua, ha fatto l’ambiente, i personaggi, l’espressione di tante sue opere. Non si è arreso all’idea che i tempi nuovi, la modernità abbiano guastato, annullato i valori della tradizione, quelli che venivano dall’anima, dallo spirito. Non ha creduto finita quella morale che aveva alimentato tanta storia, tanta cultura, tanta civiltà. Ha ritenuto ancora possibili principi, sentimenti quali l’amore, il rispetto, la fiducia, la partecipazione, la collaborazione, il bene. Li ha perseguiti nei romanzi, li ha fatti interpretare dai protagonisti, ha fatto di questi degli eroi positivi, capaci di risolvere i problemi più gravi, le difficoltà peggiori. Sempre De Luca fa vincere, nelle sue opere, il bene sul male a riprova delle sue convinzioni che di bene si deve ancora parlare, che il bene è ancora possibile, ancora esiste e può essere raggiunto e diffuso. Così succede pure in Montedidio, romanzo che deriva il titolo dal quartiere di Napoli dove è ambientato. È uno dei più antichi della città, dei più sopraelevati, dei più popolati, dei più complicati nelle case, nelle strade, nei vicoli. Ancora più in alto si va a Montedidio con le sue terrazze adibite a pubblici lavatoi e asciugatoi. Sarà qui, su queste terrazze, che s’incontreranno, si conosceranno, si ritroveranno, si frequenteranno, s’innamoreranno il povero ragazzo che aiuta maestro Errico nella sua falegnameria e Maria, pure lei giovanissima. Hanno entrambi tredici anni, provengono da famiglie povere. Hanno lasciato la scuola e si sono messi a lavorare nei modi e nei posti più diversi. Lei è più matura, più sicura di lui, ha vissuto di più, sa di più. In breve diventerà la sua guida anche in quelli che sono gli atti dell’amore. Lui si sentirà aiutato, rassicurato, protetto da lei, dai suoi pensieri, dalle sue parole, dalle sue azioni. Si legheranno, si uniranno in modo da non riuscire a stare lontani se non per poco tempo, da sistemarsi in casa di lui quando sarà rimasto solo col padre dopo la morte della madre. Anche allora continuerà a lavorare nella bottega del falegname dove percepisce una modesta paga e dove ha conosciuto Rafaniello, che pure in quella bottega fa il suo lavoro di calzolaio. È rimasto a Napoli dopo la guerra Rafaniello, non è riuscito a tornare in Palestina, la sua terra d’origine. È diventato noto a tutte le persone del quartiere perché molto bravo è nel suo mestiere, molto utile, molto economico si è mostrato. Tra lui e il ragazzo si avvierà un rapporto fatto di confidenze, di confessioni, si scopriranno entrambi appassionati degli spazi celesti, della loro ampiezza, entrambi presi dal desiderio di attraversarli, di volare in essi, Rafaniello con le ali che gli sono comparse sulle spalle, il ragazzo con il “bumeràn” che gli ha regalato il padre quando era bambino. Sarà un progetto, un’aspirazione che perseguiranno per l’intero romanzo e che rimanderanno all’ultima notte dell’anno in corso. Intanto il ragazzo riporta ogni sera su una specie di diario e con la scrittura che gli è possibile tutto quanto succede a lui e intorno a lui durante il giorno. È convinto che sarà il migliore dei suoi ricordi. Maria, più concreta, non presterà molta attenzione a questi sogni e baderà già da piccola a formare una famiglia sua propria, a fondarla sull’affetto, sull’amore vissuto e scambiato col suo compagno. Si farà ammirare, apprezzare da tutti a Montedidio per essere riuscita a liberare se stessa e il ragazzo dai ricordi, dal peso delle cattive esperienze vissute e per aver saputo costruire la loro felicità nonostante i limiti, i problemi provenienti dalle loro famiglie e dall’ambiente. Sarà una felicità che si trasmetterà, si diffonderà anche intorno a loro, che coinvolgerà anche gli altri. Un’opera di bene diventerà il loro amore. Sarà lei l’eroe positivo di questo romanzo, quello che vincerà su tutti gli ostacoli per seguire il richiamo dell’anima. Prima di lei anche altri, il padre, la madre del ragazzo, il maestro falegname, il calzolaio, erano stati spiriti buoni, si erano mostrati capaci di bene ma sarà soprattutto con l’evidenza acquisita dal bene tramite Maria che si potrà dire della sua come di una conquista raggiunta e dispensata. Sarà la figura, la funzione della ragazza ad essere riconosciuta tramite il premio ricevuto da quest’opera. Un altro successo ha ottenuto De Luca con Montedidio, un’altra volta ha fatto di un semplice sentimento il vincitore di un confronto così difficile come quello con i nuovi tempi, i nuovi modi. Niente dei luoghi, degli ambienti di quel confronto è sfuggito allo scrittore, nessun particolare compreso quello della lingua, di ogni suo aspetto compreso quello del procedimento per immagini o improvvisazioni o frammenti, è stato trascurato. Completa, totale è riuscita la vita rappresentata, tutto di essa, persone e cose, vi ha trovato posto. Ad una favola è sembrato di assistere, ad una vicenda dove già dall’inizio i buoni sono destinati a vincere sui cattivi senza, però, che si sappia quanto servirà per farlo.
