“Niente pagelle e laboratori se non paghi” così il contributo volontario diventa tassa

da la Repubblica

“Niente pagelle e laboratori se non paghi” così il contributo volontario diventa tassa

CORRADO ZUNINO

 ROMA — Era un contributo volontario, introdotto nel 2007 da una scuola già in declino. Serviva per ampliare l’offerta formativa: una didattica più larga, più gite, più visite. Sei anni dopo molti istituti professionali e licei lo chiedono obbligatoriamente. Altrimenti i laboratori di odontotecnica e inglese della scuola italiana — ormai declinata — resterebbero chiusi, le lavagne multimediali spente, il rotolo di carta igienica fisso sul cartoncino, in bagno. Oggi se gli studenti non pagano il contributo volontario, il preside non consegna le pagelle. E in alcuni licei milanesi i dirigenti scolastici arrivano a chiedere 160 euro l’anno, ma molte famiglie fanno fatica. È l’ultima deriva della scuola italiana: il contributo volontario diventato obbligatorio, il contributo sestuplicato nel costo e dirottato sulla manutenzione quotidiana di aule in pezzi. L’Unione degli studenti ha aperto un dossier sulla questione raccogliendo centinaia di casi ed evidenziando «ricatti e ritorsioni su studenti e famiglie» da parte delle autorità scolastiche. « Sempre più scuole minacciano gli studenti che non intendono pagare di non mandarli in gita, di fermare le loro attività integrative». L’unione studentesca offre un modulo da compilare per opporsi all’imposizione. Susan, triestina ripetente del turistico serale Da Vinci, costretta a lavorare per mantenersi gli studi, racconta: «Il nostro preside ci impone il contributo da dieci anni. Dice: “Mandami pure la Finanza, ma se non paghi i 65 euro non ti iscrivo”. Io non faccio contestazioni ideologiche: quei soldi non li ho. Quando sono andata in segreteria per iniziare l’anno, mi hanno fatto firmare un pagherò, un precompilato in cui mi impegnavo a versare. Ho chiesto spiegazioni alla Cgil e loro hanno bloccato tutto. Hanno incontrato il preside, gli hanno parlato di Costituzione e leggi ordinarie, gli hanno detto che le scuole italiane non hanno ancora il potere di imporre tasse. Ma ogni volta che passo dalla segreteria sono lì a ricordarmelo: e i 65 euro?». Sempre a Trieste, licei Dante e Carducci, chi non paga viene sollecitato attraverso circolari. Costantemente. In molti consigli d’istituto s’ignora il fatto che il contributo sia volontario, al Casiraghi di Milano — denuncia l’Uds — i professori sono convinti del contrario. A Brescia un ragazzo di un’altra serale ha denunciato: «Mi hanno spacciato il contributo come tassa di iscrizione e, di fronte alle mie contestazioni, minacciato di non iscrivermi all’anno successivo ». All’Istituto professionale Majorana di Bari il contributo è passato da 50 a 130 euro in una stagione, e la circolare interna lo ha trasformato in versamento obbligatorio: “Per il 2013 2014 non sono previste richieste di esonero”. Tutto illegale, e contro le direttive ministeriali fatte circolare lo scorso marzo. Una studentessa diciannovenne dell’istituto professionale Santarella di Bari (odontoiatria, moda, meccanico termico, elettrotecnico) racconta: «Ai 15 euro di contributo ne sono stati aggiunti sessanta per i laboratori. Noi ragazzi paghiamo tutti, comprendiamo che i laboratori servono, ma chiederemo al preside di togliere la voce “obbligatorio” dalle carte, è impropria». Gli studenti hanno comprensione e spesso amore per le scuole che frequentano, capiscono che senza intervento delle famiglie qualche portone la mattina non si aprirebbe. Ecco Francesca, IV scientifico Cassini, Genova, dove il preside ha minacciato di non consegnare le pagelle a chi non dava 10 euro (altri 70 erano per il miglioramento dell’offerta). «I miei compagni protestano, ma quei soldi vanno in tecnologia e infrastrutture. Da noi il registro elettronico, la sera, da casa, ti dice sempre “scuola non attiva”. Meglio pagare e poi pretendere ».