Valutazione, eppure si parte

da ItaliaOggi

Valutazione, eppure si parte

di Giovanni Bardi

Sulla valutazione la partita sembra definitivamente rinviata alla prossima legislatura. Ma mentre lo schema di regolamento governativo si ferma all’ultimo consiglio dei ministri, dopo i niet del Pd che ha chiesto che sia il prossimo governo a occuparsene, parte la sperimentazione del progetto Vales, voluto dal miur e invalsi per spianare la strada alla valutazione esterna delle scuole.

Il modello da sperimentare prevede l’assoggettamento delle scuole a periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti da parte di Invalsi e altri organismi internazionali, effettuate su base censuaria nelle classi seconda e quinta della scuola primaria, prima e terza della scuola secondaria di 1° grado, seconda e ultima della scuola secondaria superiore. Con la restituzione dei dati le scuole verificano il proprio operato e riportano i risultati in un rapporto di autovalutazione, per arrivare alla formulazione di un piano di miglioramento. Va detto, che, nonostante il parere favorevole, il consiglio di Stato aveva già espresso alcune perplessità su alcuni dei passaggi del regolamento che avrebbe portato il modello a regime per tutti dal prossimo anno. Rilievi soprattutto riguardanti la natura organica e l’indipendenza degli ispettori, ma anche la composizione dei nuclei ispettivi che parteciperanno all’autovalutazione di istituto, come quando si legge che debbano essere costituiti da «soggetti esterni all’amministrazione scolastica, iscritti in apposito elenco». Sulla valutazione la discussione comunque resta aperta tra chi pensa che i test Invalsi debbano essere somministrati a campione e chi su base censuaria. Il confronto è soprattutto tra Cgil-Pd e Miur. L’amministrazione non sembra però voler scendere a compromessi. Tant’è che con tutto il regolamento in stand by, il ministero dell’istruzione tira dritto con le scuole del Vales (200 nelle regioni obiettivo convergenza e 100 nelle altre regioni) che, come previsto dalla direttiva 85/2012, spianeranno la strada entro il 2015 alla definizione dei protocolli di valutazione, che potranno poi essere utilizzati a regime per la valutazione esterna delle istituzioni scolastiche. Certo è che adesso spetta al nuovo esecutivo l’ultima parola sul regolamento. La sua adozione, se da una parte sembra un atto dovuto, potrebbe essere difficile da spiegare, senza prima aver risolto questioni come il contratto e riforma degli organi collegiali. D’altra parte nemmeno una difesa a oltranza della scuola dalla valutazione esterna, sembra ragionevole rispetto agli interessi dell’autonomia scolastica e alla globalizzazione educativa in atto. Esistono esperienze virtuose, come quelle del Trentino, in cui l’autovalutazione è «necessaria in funzione dell’autonomia» (http://www.archivio.vivoscuola.it/valutazione/). E poi c’è Rete, sempre più protagonista, anche nell’attualità politica. Oltre alla rendicontazione sociale, c’è da tenere conto che con l’integrazione dei dati sulla valutazione, tra anagrafi, database e scuole in chiaro, gli utenti potranno accedere ad una mole sempre più ricca di dati sul valore aggiunto dell’apprendimento degli studenti, come quelli sul proseguo della loro carriera scolastica e universitaria, oppure sull’accesso al mondo del lavoro. A quel punto anche la valutazione della scuola sarà eterodiretta dalla Rete.