Donna 2013

Donna 2013

di Antonio Stanca

    Molto si è parlato, in occasione della Festa della Donna 2013, circa il problema della violenza sulle donne. Di nuovo è emerso che esso non è limitato ad alcune zone del mondo, che le aree sottosviluppate non lo soffrono di più rispetto a quelle progredite, che non avviene solo in certi ambienti sociali poiché avviene ovunque anche se assume aspetti diversi. Da molti anni ormai il fenomeno, rimasto nascosto per secoli, è diventato noto, ne è informata l’opinione  pubblica, se ne discute in televisione, di esso si scrive, ad esso dedica tanta attenzione il cinema e nonostante tutto i risultati raggiunti non sono tali da poter considerare il problema come risolto. Uno degli ostacoli è da indicare, ancora una volta, nel silenzio che persiste al riguardo, nella paura di parlare da parte di chi è vittima.

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Sull’argomento si è soffermata la dottoressa Anna Capone, Psicologa e Psicoterapeuta, nella relazione “Violenza subita dalle donne” che ha tenuto Venerdì 8 Marzo a Sternatia (Lecce) alla presenza di un folto pubblico presso il Centro Studi “Chora-Ma”, presieduto da Donato Indino e sempre impegnato a promuovere ed ospitare manifestazioni di carattere culturale. La dottoressa ha lavorato e lavora su gran parte del territorio nazionale, i suoi interessi sono rivolti al recupero, alla riabilitazione di casi difficili a causa di problemi del corpo o della mente. Inoltre di molte donne, bambine, giovani, vecchie, figlie, mogli, madri, ha raccolto durante la sua attività pensieri, rivelazioni circa problemi da esse sofferti nell’ambito familiare, nel rapporto coniugale o in altre situazioni. Sono state queste esperienze a farle sapere che molte volte la violenza verso le donne avviene e rimane sconosciuta, non la si dichiara perché si ha paura delle conseguenze, si ha paura di guastare quella dignità, quel decoro ai quali non si vuole rinunciare da parte della persona che subisce o dell’intera sua famiglia. Un invito è stato, dunque, quello della Capone rivolto alle donne perché abbiano coraggio, si facciano rispettare e non temano di dire quel che patiscono. Ma affinché esse pervengano ad una tale posizione serve, ha continuato la relatrice, che le famiglie le educhino, le formino in modo da farle crescere sicure delle proprie capacità e qualità. Soltanto acquistando coscienza di sé potranno affrontare l’esterno una volta divenute adulte, potranno essere mogli, madri non maltrattate, potranno esprimersi al meglio tramite il lavoro.

La famiglia come luogo di formazione perché si evitino o si affrontino meglio i pericoli derivanti dalla vita: è stato questo l’argomento principale della relazione della Capone e degno di nota deve essere considerato ché, in effetti, una simile operazione servirebbe a correggere il fenomeno della violenza nelle case, potrebbe impedire che avvenisse. E’ la violenza più diffusa quella nelle case ma è anche quella che più di tutte rimane nascosta. Una donna preparata, sicura di sé, non avrebbe paura a denunciarla e sarebbe l’inizio del suo riscatto.

Condiviso è stato l’argomento dal pubblico presente anche se da parte di altre personalità convenute è stato osservato che oltre alla famiglia altri organi, quali la scuola, dovrebbero maggiormente impegnarsi affinché la donna acquistasse coscienza dei propri diritti.

Sono state, poi, recitate poesie, alcune in lingua dialettale, riferite alla figura femminile, alla sua importanza nella vita di ogni giorno, alla necessità della sua presenza e della sua funzione nella casa, nella famiglia, negli ambienti di lavoro.

La serata si è conclusa tra musiche folkloristiche e il Buffet offerto dal Centro Studi “Chora-Ma”.

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