E. Filieri, Erminio Giulio Caputo Dieci inediti

Poeti del Sud

 di Antonio Stanca

caputoAl Centro Studi “Chora-Ma” di Sternatia (Lecce), da anni diretto da Donato Indino ed impegnato in operazioni di carattere culturale, è stato presentato da Emilio Filieri, docente di Letteratura Italiana presso l’Università di Bari, il breve volume Erminio Giulio Caputo Dieci inediti. L’opera è l’ottava della Collana “Prose e poesie” promossa dalla casa editrice Artebaria di Martina Franca (Taranto). Contiene dieci poesie rimaste finora sconosciute del poeta dialettale leccese Caputo (1921-2004) ed è stata curata dalla figlia Lidia, docente di Filosofia Morale presso l’Università del Salento. E’ stata lei a scoprire questi componimenti nella casa paterna, a trasferirli in lingua italiana e a provvedere alla pubblicazione di entrambi i testi con questo libro. Qui essi sono preceduti da un’introduzione della curatrice e seguiti da una postfazione del Filieri.

Nei loro scritti gli studiosi hanno inteso evidenziare come gli inediti del Caputo risalgano agli anni 1986, 1987, 1989 ed uno soltanto al 2003, rientrino, cioè, nella fase ultima della sua produzione poetica, quella avvenuta alla fine del secolo scorso e considerata della sua maturità. Hanno, quindi, spiegato come in essi emerga il bisogno del sacro, del divino che caratterizza la sua poesia di questo periodo, come Dio rappresenti la possibilità del riscatto, della salvezza, della liberazione dallo stato di infelicità, di disgrazia nel quale versa l’uomo, come non sia Egli lontano ma vicino, nella sua vita e possa aiutarlo se da lui è sentito e chiamato, possa convivere con lui.

Continui sono nei saggi dei due studiosi i riferimenti alle dieci poesie contenute dall’opera e molte le citazioni a riprova delle tesi sostenute.

Infinito come Dio vorrebbe l’autore dei componimenti che diventasse l’uomo, eterno che diventasse il tempo, tutto vorrebbe che partecipasse di un’immensità senza limiti, che fosse salvato dalle pene, dai dolori della vita. E non riduce a sé simile aspirazione ma la estende a tutti, non limitata alla sua esperienza di vita è tale speranza ma allargata a quella di ognuno. E’ l’umanità che tramite i versi del Caputo chiede, spera di salvarsi, di stare insieme alla divinità, di partecipare della sua condizione pur mantenendo la propria. Così i luoghi, i tempi del Salento acquistano, col poeta, il valore di simboli di ogni luogo, di ogni tempo, così la sua diventa la voce di ogni vita, le sue parole quelle dell’arte.

E’ stato pure osservato negli scritti della Caputo e del Filieri come nel percorso dell’artista sia avvenuta un’evoluzione rispetto alla prima maniera, come essa abbia riguardato i contenuti e la forma espressiva della sua produzione ed ancora come egli abbia risentito di molti autori e testi, antichi e moderni, e come sia riuscito a riportare i tanti modelli ad una dimensione propria, soltanto sua.

Una delle più recenti e delle migliori testimonianze è, pertanto, da ritenere la poesia caputiana di quella letteratura meridionale in dialetto che ormai ha conquistato il suo posto nel contesto della letteratura nazionale ed ha procurato al dialetto una dignità letteraria. Sono serviti autori come il Caputo perché questo avvenisse e studiosi che hanno fatto risaltare il loro lavoro, lo hanno collegato con quanto succedeva nelle altre parti della Penisola e ne hanno fatto l’espressione di una diffusa atmosfera culturale.

L’ampia nota bibliografica che conclude il libro informa degli studi che sono stati condotti circa la figura e l’opera del Caputo.

Particolarmente interessante è risultato, nella presentazione, il commento del Filieri che ha mostrato più vicino al pubblico quanto da lui scritto nella postfazione, lo ha animato, ha reso più chiari, più facili temi e problemi che sarebbero potuti risultare complicati. Ha insistito lo studioso come altre volte nella ricerca, nell’indicazione di un rapporto tra il caso particolare, il suo ambito e quello della nazione.

Si è conclusa la serata con un’intervista fatta a Lidia Caputo da parte della giornalista Maria Grazia Toscano e servita a coinvolgere maggiormente i presenti.