Uno scrittore in formazione
di Antonio Stanca
Molti i temi, realtà, violenza, crudeltà, fantasia, umorismo, infanzia, nostalgia, magia, razzismo, molti i generi, noir, horror, western, fantascienza, molti i linguaggi, quotidiano, colto, e tutto in un solo autore, lo scrittore americano Joe Lansdale.
E’ nato a Gladewater, Texas, nel 1951 ed ora, a sessantadue anni, vive con moglie e figli nella vicina città di Nacogdoches. Prima di scrivere ha letto molto, di autori diversi, e quando aveva poco più di vent’anni ha esordito. Primi lavori sono stati racconti su giornali e riviste, al 1980 risale il primo romanzo Atto d’amore. Nel 2001 con In fondo alla palude vinse il premio Edgar Award e se circa venti sono finora i suoi romanzi moltissimi sono i racconti e le novelle. Quest’anno è comparso in Italia, edito da Einaudi, un suo romanzo del 2011 intitolato Cielo di sabbia e tradotto da Luca Conti (pp. 234, € 11,50).
Si tratta di una lunga vicenda vissuta da tre ragazzi, due fratelli Jane e Tony ed un loro amico Jack. Persi i genitori in Oklahoma, una regione americana devastata da tempeste di sabbia e ridotta alla distruzione delle sue cose e alla morte di molti abitanti, i tre fuggono in cerca d’altro, intraprendono un viaggio con mezzi di fortuna e s’imbattono in una serie interminabile di avventure, alcune pericolosissime poiché vissute a contatto con persone cattive e crudeli, capaci di ogni misfatto. I ragazzi percorrono molte zone dell’America degli anni ’30, del periodo della Depressione segnato da una povertà e da una miseria largamente diffuse. Vivono di stenti, si adattano ad ogni circostanza, affrontano qualunque imprevisto, passano dal piacere al dolore, dalla speranza alla disperazione, dal bene al male. Continua, senza soste, è questa loro condizione né riescono ad intravedere un’altra. Si sono, però, proposti un compito, il loro viaggio, iniziato senza alcuna meta e senza alcun preciso obiettivo, ha assunto una direzione ed una finalità. Riusciranno ad ottenere tanto ed alla fine si separeranno ognuno rassegnato alla propria condizione. Come in una favola si conclude la loro lunga storia.
Pure altre volte, in altre narrazioni Lansdale aveva combinato temi e generi diversi e tutto aveva saputo esprimere tramite un linguaggio semplice, chiaro, capace di attirare fin dalle prime pagine e rendere con facilità anche situazioni tra le più intricate. Un grande scrittore può essere considerato se si tiene conto di come riesca a trasformare la realtà del suo Paese in un romanzo avvincente, ad affidare ad esso tanti significati, tanti valori, tanti scopi, ad insegnare tramite esso senza mai farlo diventare complicato nell’espressione. E’ un lungo esercizio sul linguaggio quello che Lansdale ha fatto e continua a fare in ogni opera. Molte volte lo rende luminoso, trasparente. Il suo è il caso di uno scrittore che si è formato lentamente, che non ha rinunciato a nessun tipo di espressione, che tante ha accolto e sviluppato e che continua a cimentarsi in molte direzioni perché non ancora finita ritiene la sua formazione.
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