Dell’Invalsi o del grande fratello

Dell’Invalsi o del grande fratello

 di Maurizio Tiriticco

Il Regolamento dell’Invalsi ormai è legge! E’ stato varato, comunque, indipendentemente dall’insofferenza che ormai da anni viene avvertita dalle scuole a fronte di prove che vengono somministrate in nome di quella valutazione degli apprendimenti e di sistema che dovrebbe costituire l’orizzonte salvifico di tutti mali della nostra scuola! Ho detto e scritto più volte quanto segue: a) nulla da eccepire, in linea di principio, circa la necessità di sapere come funziona il nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione”, ovviamente al fine di migliorarlo costantemente; b) tutto da eccepire sulla modalità con cui il processo in tal senso è stato avviato e procederà. E non so se questo dpr 80/13 sia lo strumento idoneo a risolvere questo dilemma.

Da un lato ci sono le scuole, o meglio, le “istituzioni scolastiche autonome” che, a norma del relativo Regolamento sull’autonomia, sono tenute a “garantire il successo formativo” dei “soggetti coinvolti”, avvalendosi delle opportune Indicazioni nazionali e Linee guida, “coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione”. Dall’altro c’è il “sistema nazionale di valutazione”, SNV, come “individuato” dall’articolo 2, comma 4, undevicies… (non si può dire diciannovesimo! Gli avverbi latini danno sempre lustro alle norme!) del decreto legge 225/10. E questo Sistema di valutazione è uno e trino! C’è l’Invalsi (ricordiamolo: è un ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, soggetto alla vigilanza del Miur), c’è l’Indire e ci sono gli ispettori (in effetti, oggi, una sorta di araba fenice). Ed è anche prevista una Conferenza per il coordinamento funzionale dell’SNV, che opererà, ovviamente “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”.

Il decreto è estremamente lungo, anche perché il dettaglio delle operazioni che caratterizzano la macchina della valutazione è estremamente complessa e puntuale, soprattutto per quanto dovrà essere fatto dalle singole istituzioni scolastiche, come si evince dall’articolo 6. Queste, che in effetti dovrebbero costituire l’oggetto e il terminale delle operazioni valutative, sono tenute a numerosi adempimenti e non sempre di agevole e spedita attuazione. E sempre nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili.

La prima operazione è l’autovalutazione delle istituzioni scolastiche, così dettagliata: “1) analisi e verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili dal sistema informativo del Ministero, delle rilevazioni sugli apprendimenti e delle elaborazioni sul valore aggiunto restituite dall’Invalsi, oltre a ulteriori elementi significativi integrati dalla stessa scuola; 2) elaborazione di un rapporto di autovalutazione in formato elettronico, secondo un quadro di riferimento predisposto dall’Invalsi, e formulazione di un piano di miglioramento”.

La seconda operazione è la valutazione esterna, condotta dall’Invalsi: 1) individuazione delle situazioni da sottoporre a verifica, sulla base di indicatori di efficienza ed efficacia previamente definiti dall’Invalsi medesimo; 2) visite dei nuclei di valutazione esterna, secondo il programma e i protocolli di valutazione adottati dalla Conferenza per il coordinamento funzionale dell’SNV; 3) ridefinizione da parte delle istituzioni scolastiche dei piani di miglioramento in base agli esiti dell’analisi effettuata dai nuclei;

La terza operazione riguarda le azioni di miglioramento: “1) definizione e attuazione da parte delle istituzioni scolastiche degli interventi migliorativi anche con il supporto dell’Indire o attraverso la collaborazione con università, enti di ricerca, associazioni professionali e culturali. Tale collaborazione avviene nei limiti delle risorse umane e finanziarie disponibili e senza determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

La quarta operazione riguarda la rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche che prevede: “pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili, sia in una dimensione di trasparenza sia in una dimensione di condivisione e promozione al miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza”.

Si ricorda anche che le istituzioni scolastiche “sono soggette a periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti e sulle competenze degli studenti, predisposte e organizzate dall’Invalsi anche in raccordo alle analoghe iniziative internazionali. Tali rilevazioni sono effettuate su base censuaria nelle classi seconda e quinta della scuola primaria, prima e terza della scuola secondaria di primo grado, seconda e ultima della scuola secondaria di secondo grado” Tali azioni “sono dirette anche a evidenziare le aree di miglioramento organizzativo e gestionale delle istituzioni scolastiche direttamente riconducibili al dirigente scolastico, ai fini della valutazione dei risultati della sua azione dirigenziale”.

Ciò che stupisce degli adempimenti previsti è l’estrema macchinosità: stando a quanto disposto, sembra che le istituzioni scolastiche dovranno lavorare unicamente per adempiere alle indicazioni di una sorta di moloch che detta il bello e il cattivo tempo! Così facendo, al diavolo l’autonomia! Al diavolo i curricoli (quota nazionale e quota della singola istituzione scolastica)! Al diavolo Indicazioni nazionali e Linee guida, dove “si indica”, appunto, un’ampia serie di traguardi, di finalità, di obiettivi, che le scuole poi con i loro Pof “curveranno” in relazione alle “esigenze e alle attese espresse dalle famiglie, dagli Enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio” (art. 8, c. 4 del dpr 275/99). Al diavolo più di dieci faticosi anni di costruzione dell’autonomia! E addio anche almeno a una cinquantina di anni di ricerche e di esperienze sul curricolo, sulla progettazione didattica, sulla valutazione! Tutto sarà appiattito da ciò che detta l’Invalsi! Il nuovo vero autoritario ministero dell’istruzione!

A mio vedere, tutto ha avuto inizio in seguito all’improvvido… provvedimento del duetto Tremonti/Gelmini quando si tornò ai voti nel primo ciclo di istruzione! Quando, invece, è proprio il voto il limite primo a un discorso serio sulla valutazione! Abbiamo una scuola che misura e che valuta, a volte anche senza le opportune distinzioni – e che certifica anche purtroppo – sempre con il voto! E neanche da uno a dieci, ma con tanti meno e tanti più! Quando, invece, misurare, valutare e, oggi, certificare sono, e devono essere, operazioni ben distinte. Sono “cose” che il docimologo conosce, ma che sono estranee a chi ci amministra! E che sono estranee in larga misura anche a chi insegna! C’è una profonda ignoranza in merito di valutazione! Eppure la ricerca in tal senso esiste! Ma non è entrata nelle scuole! Ci stupiremmo se un medico ci prescrivesse le mignatte invece di indicarci quei medicinali a cui siamo soliti ricorrere!

Con il dpr 80/13, alla emergenza valutazione – che poi non è disgiunta dalle grandi difficoltà che oggi abbiamo in materia di insegnamento/apprendimento per i cambiamenti in atto nel sociale e nel mondo giovanile – rispondiamo con un carico da undici imposto ex lege da una macchina complicatissima che si chiama SNV! Così l’Invalsi continuerà a dettar legge, a proporre le sue prove sempre molto opinabili, per altro non sempre corrette, e che fanno impazzire alunni e insegnanti! E soprattutto senza dare loro ragione del come e del perché sono costruite, a quale cultura della valutazione si ispirano!

La strada che si sta imboccando è totalmente errata! Le scuole dovranno uniformarsi – e ciò purtroppo già avviene e anche in buona misura – a ciò che l’Invalsi detta! E i dirigenti dovranno far buon viso a cattiva sorte, perché saranno le prove Invalsi a determinare se una scuola è buona o cattiva! Insomma, sembra che l’Invalsi di oggi si sostituisca al ministero direttivo di ieri! Quello precedente alla legislazione sull’autonomia! Quello che faceva il buono e il cattivo tempo dalle Alpi al Lilibeo! Vogliamo forse tornare al Ministero dell’Educazione Nazionale del 29? Quando studiavamo la mistica fascista e mandavamo a memoria i discorsi del Duce? Non c’è forse il rischio che l’Invalsi tenda a diventare una sorta di grande fratello di tutto il nostro Sistema di istruzione e formazione? Come se fosse il depositario della verità che  amministra come crede e che impone anche a chi non la condivide!

La strada da percorrere è un’altra! L’ho detto e l’ho scritto mille volte e in mille modi! Occorre riavviare nelle scuole quella cultura della valutazione a cui avevamo dato vita negli anni Settanta e che abbiamo colpevolmente abbandonato da oltre un decennio. Va sottolineato con forza che, proprio con il lancio dell’autonomia, si doveva insistere per una ripresa in grande stile delle tematiche della valutazione e, ovviamente, del curricolo e dei processi di apprendimento! Altrimenti a che servono le sollecitazioni di un Bateson, di un Bruner, di un Gardner, di un Goleman di un Morin? E non fu un caso che trasformammo il Cede – proprio per i contributi notevoli che aveva dato in materia di valutazione e non solo da quando era stato istituito nel lontano 1974 – in Invalsi. Perché sostenesse le scuole! Non perché le angustiasse!

Comunque, sono anche un ottimista e voglio ricordare che il ministro Carrozza, nel corso della sua replica davanti alle Commissioni riunite VII del Senato e della Camera sulle linee programmatiche del suo Ministero, ha detto tra l’altro: “Ribadisco che coglieremo l’opportunità dell’entrata in vigore del nuovo regolamento sul sistema di valutazione per avviare un ampio confronto con il mondo della scuola sulle modalità di funzionamento del Sistema Nazionale di Valutazione con l’obiettivo di implementare un sistema che serva al mondo della scuola e alle istituzioni pubbliche, soprattutto per migliorare le prestazioni del sistema informativo”.

E allora, mi permetto di suggerire che cosa occorre fare. L’Invalsi, coadiuvato dall’Indire e dagli ispettori, si adoperi per un certo periodo medio/lungo per riattivare nelle scuole quella cultura della valutazione di cui c’è estrema necessità. Anche e soprattutto perché è in atto la sfida della certificazione delle competenze, sulla quale i dubbi sono più numerosi delle certezze! Questo è il terreno su cui occorre lavorare! Poi, quando la condivisione su mezzi, metodi e fini della valutazione è stata raggiunta, si proceda pure alla valutazione, sia degli apprendimenti che delle stesse istituzioni scolastiche! Allora soltanto si potrà giocare a carte scoperte! Un sistema, prima di valutarlo, bisogna farlo funzionare!

Mah! Se son rose, fioriranno!