Le sfide del continente. Mobilità, investimenti e grandi infrastrutture. Ecco perché serve una Maastricht della ricerca

da Il Sole 24 Ore

Le sfide del continente. Mobilità, investimenti e grandi infrastrutture. Ecco perché serve una Maastricht della ricerca

di Luigi Berlinguer e Amalia Sartori

L’Europa, è notizia di pochi giorni fa, ha stabilito definitivamente le linee guida del nuovo programma quadro per la ricerca Orizzonte 2020 passando dai so miliardi di euro stanziati per il VII Programma quadro a una posta di bilancio per la ricerca che sfiora i 70 miliardi di euro per i prossimi sette anni. Nel bilancio generale dell’Unione Europea, un bilancio al ribasso e ostaggio degli egoismi degli Stati membri e del clima di austerity, questa voce è l’unica spesa incrementata dal Consiglio. Si tratta di primo passo al quale si deve anche affiancare, fin da subito, un’altra linea di sviluppo per rilanciare davvero l’innovazione e la competitività dell’Europa: europeizzare davvero la ricerca. Gli Stati Uniti hanno un’unica struttura di programmazione e finanziamento dei programmi di ricerca, la National Science Foundation. Altrettanto accade in Giappone. Noi, in Europa, abbiamo 27 Cnr o consimili. In Italia il Cnr è certamente una struttura fondamentale ne abbiamo celebrato i 90 anni pochi giorni fa anche a Bruxelles in una importante cerimonia cui è intervenuto anche il presidente Nicolais e il presidente di Confindustria, Squinzi ma il tema vero oggi è compiere formalmente un salto in avanti verso una vera dimensione europea della ricerca. Altrimenti l’intera Europa rischia moltissimo, soprattutto in termini di’ concorrenzialità con gli altri grandi Stati del pianeta. L’Europa deve agire per concretizzare l’obiettivo dello Spazio europeo della ricerca, solennemente annunciato e perfino costituzionalizzato con il Trattato di Lisbona. Si deve intervenire con urgenza: è quello che abbiamo voluto segnalare con una iniziativa-appello per una Maastricht della ricerca che abbiamo promosso pubblicamente di fronte alle istituzioni politiche e scientifiche europee, per realizzare davvero la libertà di circolazione dei ricercatori e per integrare sempre di plitIe politiche di ricerca tra gli Stati membri. Occorrono scelte di rottura: sul fronte degli investimenti in rapporto al Pil, sul numero dei ricercatori, sulla mobilità (ad esempio nel reclutamento, nelle carriere e nella disciplina pensionistica), su condizioni di accesso più trasparenti e aperte, sulla portabilità dei bandi. Mobilità, investimenti, grandi infrastrutture per la ricerca: senza una svolta su queste grandi sfide l’Europa non potrà riprendere la strada dell’occupazione di qualità e dell’inno vazione. Ci domandiamo in che modo potrà avvenire la svolta necessaria: se attraverso un maggiore impegno e una più forte spinta all’azione nell’ambito del quadro presente o se, invece, non sia opportuno introdurre elementi progressivi, magari legislativi, che possono ad esempio prendere la forma di direttive settoriali. Il contesto politico e istituzionale dell’Unione offra alcune opportunità decisive per attuare tale cambio di passo. Il Consiglio europeo del prossimo autunno, che sarà dedicato alla crescita e al rilancio dell’innovazione e della competitività, avrà tra i punti dell’ordine del giorno proprio lo Spazio europeo della ricerca. Per il nostro Paese, che gode di alcuni poli di eccellenza ma che, nel suo complesso, ha un forte bisogno dell’effetto-leva che le politiche europee rappresentano, lo Spazio europeo della ricerca deve diventare un punto alto dell’azione diplomatica e di governo. Nel secondo semestre del 204 l’Italia assumerà la presidenza di turno della Ue. Tale arco temporale corrisponderà proprio alla scadenza prevista per il completamento dello Spazio europeo della ricerca. Il Parlamento di Strasburgo, nel mese di settembre, chiederà formalmente a Commissione Europea .e Consiglio di accelerare sulla realizzazione dello Spazio Europeo e di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Luigi Berlinguer è parlamentare europeo Amalia Sartori è presidente della Commissione industria e ricerca del Parlamento europeo