Invalsi vs Miur?

Invalsi vs Miur?

 di Maurizio Tiriticco

L’ho pensato, l’ho detto e l’ho scritto più volte. Con l’avvio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative (legge 58/97, dpr 275/99, novellato Titolo V), il Miur avrebbe dovuto darsi funzioni e compiti ben diversi da quelli di sempre. Si pensi alla tradizione ottocentesca, a quella gentiliana (1923) e a quella pervasivamente fascista, quando il Ministero della Pubblica Istruzione era stato rinominato, addirittura, dell’Educazione Nazionale (1929): il regime non lasciava nulla di “scoperto” e ogni alunno doveva sentirsi e dirsi fascista! “Libro e moschetto, fascista perfetto”. Insomma, una tradizione dirigistica annosa e comunque per certi versi e in ceri periodi – si pensi al trentennio 60/80 del secolo scorso – di tutto rispetto!

Quindi, con l’avvio dell’autonomia, il Mpi, o Murst, o Miur, non avrebbe più dovuto varare “programmi ministeriali” e amministrare tutto dalle Alpi al Lilibeo, ma individuare finalità e obiettivi, indicare linee di azione che avrebbero comportato la responsabilità operativa di altri soggetti, non più in quanto “subordinati”, ma autonomamente operativi in un rinnovato scenario: quello di un’amministrazione pubblica ben diversa da quella di sempre, a strutture verticali, ma assolutamente nuova, costruita su livelli di orizzontalità con compiti ben definiti per ciascuna istanza. Tutto ciò all’insegna di un atteso passaggio da uno “Stato verticale” a uno “Stato orizzontale”.

Di fatto, il Ministero avrebbe dovuto indicare e adottare, nell’ottica e con il concorso dei diversi livelli parlamentari, le finalità e gli obiettivi del “Sistema educativo di istruzione e di formazione” (legge 53/03, art. 2, in linea con le indicazioni del Titolo V), quindi dell’istruzione pubblica (statale e paritaria) e dell’istruzione e formazione professionale (regionale). Non è un caso che con il successivo riordino (dlgs 300/99 e ulteriori modifiche) il Miur è stato ristrutturato in tre dipartimenti: a) per l’istruzione; b) per la programmazione e la gestione delle risorse umane finanziarie e strumentali; c) per l’università, l’Alta Formazione Artistica e Musicale e la ricerca. Quindi, nessun rapporto diretto tra ministero e le scuole… pardon, le istituzioni scolastiche autonome di Vigevano o Canicattì!

Di fatto, però, che cosa è successo? Al cambiamento di orizzonte e di linea non è mai corrisposto un cambiamento di fatto. In effetti, la burocrazia ha avuto partita vinta sull’innovazione! Pertanto, se l’autonomia oggi è quella che è (o che non è) a livello delle istituzioni scolastiche, altrettanto dicasi per il livello dirigenziale centrale. Pertanto non abbiamo più un Ministero della Pubblica Istruzione di un tempo, ma non abbiamo neanche un ministero capace di innescare e sostenere l’autonomia.

Ebbene, a questa debolezza del potere centrale e delle istituzioni scolastiche, purtroppo, corrisponde l’arroganza di un Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione che, anche in forza dell’articolo 3 della legge 53/03, intende fare e fa il bello e il cattivo tempo! L’istituto, di norma, è un “ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico… sottoposto alla vigilanza del Miur”. Ma, se il vigile non vigila, perché non ne ha la forza o, peggio, “non esiste”, è chiaro che il vigilato può fare e fa il bello e il cattivo tempo!

La questione, in effetti, non è semplice! Non si tratta di cancellare l’Invalsi! Io sono per l’Invalsi e per quella valutazione di sistema di cui abbiamo un disperato bisogno, ma…, in primo luogo occorre restituire al Miur l’autorevolezza che è andato via via perdendo, e concedere veramente alle scuole la possibilità di essere veramente autonome! E’ una questione in primo luogo di volontà politica e di risorse, finanziarie soprattutto, ma occorre anche restaurare poteri e responsabilità che da oltre un decennio sono stati stravolti. Ed è una questione preliminare, prima che l’Invalsi divenga un nuovo Ministero PI, quello dei tempi andati. Nel vuoto dell’autonomia, il dirigismo la fa da padrone!,

In conclusione, non può essere l’Invalsi a dettare alle scuole le finalità e gli obiettivi che devono perseguire e raggiungere! Le prove Invalsi non possono essere quei nuovi “Programmi ministeriali” che con tanta fatica abbiamo cancellato per sempre! Altrimenti le Indicazioni nazionali e le Linee guida rischiano di diventare solo pagine inutili! E ciò che fa testo per le scuole, di fatto, sono le prove Invalsi! Insomma, occorre tornare ai compiti che a ciascuno competono: unicuique suum!

Si tratta di uno squilibrio che rischia di indebolire e non di rafforzare il nostro sistema di istruzione! E occorre intervenire! Se non ora, quando? E il Ministro che pensa, che dice, che fa? Le ho augurato, al momento della sua nomina, di salire veramente in Carrozza! Mah!