Il naufragio del Concorsone

da Corriere della sera

Il naufragio del Concorsone

Il grande concorso della scuola naufraga sugli scogli della macchina burocratica

Il grande concorso della scuola naufraga sugli scogli della macchina burocratica. Quando il traguardo finale è ormai alle viste per il grande concorso che coinvolge migliaia di possibili nuovi docenti, commissari e impiegati, aprendo anche le porte della personale speranza di tanti uomini e donne in comprensibile attesa di un incarico stabile, si scopre che la struttura ministeriale davvero non può farcela a reggere tutto quel peso. Risultato finale: soltanto uno su due dei professori vincitori avrà il posto.Concorsone della scuola colpito e affondato. Anzi bloccato sugli scogli della macchina burocratica nostrana, un po’ come la Concordia. Tutto rientra nella grande tradizione della disastrata scuola italiana. Si indice, appunto, un «concorsone» coinvolgendo migliaia di possibili nuovi docenti, di commissari, di impiegati aprendo anche le porte della personale speranza di tanti uomini e donne in comprensibile attesa di un incarico stabile. E poi puntualmente si scopre (nemmeno a dirlo, all’ultimo momento, in pieno agosto, quando il traguardo finale è già in vista) che no, la struttura ministeriale davvero non può farcela. Manca nemmeno una settimana al termine stabilito ed è tutto clamorosamente in alto mare. In tante classi ci sono meno posti disponibili del previsto perché, nel frattempo, l’allungamento dei tempi per la pensione ha cambiato le carte in tavola. Le commissioni regionali arrancano e quasi naufragano sommerse dai dati e dagli elenchi. Lazio e Toscana si sono già tirate indietro annunciando che di rispettare i tempi nemmeno se ne parla. Non si contano i commissari che sono fuggiti per la mole di lavoro e l’inezia dei compensi previsti. Risultato finale di tutto questo disastro, solo la metà delle graduatorie è definitiva. E, come spiega nella sua cronaca Valentina Santarpia, appena 3.200 vincitori sui 6.000 previsti potranno prendere il loro posto. E naturalmente, visto che siamo in Italia, non poteva mancare la tradizionale prospettiva di un mega-ricorso al Tar che migliaia di precari esclusi dalle graduatorie presenteranno. Di tutto avrebbe avuto bisogno la scuola italiana tranne che di uno psicodramma collettivo simile a quello che si sta vivendo e soprattutto si vivrà quando, a metà settembre, ricominceranno le lezioni e si riapriranno le aule. Nel 2012 il 17,6% degli studenti italiani ha abbandonato la scuola secondaria. Peggiori solo i dati di Spagna (24,9%), Malta (22,6%) e Portogallo (20,8%) quando la media dell’Unione Europea è al 12,8% e l’obiettivo per il 2020 è quello di scendere sotto il 10%. Continuando così, a colpi di concorsi indetti con mesi di anticipo e poi bloccati dal male di sempre (l’incapacità di gestire un evento annunciato) gli abbandoni aumenteranno. E l’Europa si allontanerà ancora.

Paolo Conti