E se il merito nella scuola fosse un bluff?

da Tecnica della Scuola

E se il merito nella scuola fosse un bluff?
di Lucio Ficara
I dubbi e le perplessità che accompagnano il progetto del Governo di agganciare lo stipendio del personale della scuola al merito e alla valutazione sono molteplici.
Ma siamo certi che il sistema di valutazione, legato alle prestazioni dei docenti e il relativo premio collegato con la progressione di carriera, che per altro è stato proposto ufficialmente nel documento di economia e finanza, prodromico alla prossima legge di stabilità, sia basato su presupposti seri ed oggettivi? E se questo sistema meritocratico, che si vuole inserire a tutti i costi nella scuola, per rimpiazzare i vecchi scatti di anzianità, fosse un bluff? D’altronde è opinione diffusa, tra chi la scuola la vive dal basso, che una vera e seria valutazione, come quella che ci verrebbe chiesta, o per meglio dire imposta, dall’Europa, non è facilmente attuabile nel nostro scassatissimo sistema scolastico. Bisogna ricordare che il nostro sistema scolastico, che sarebbe dovuto essere autonomo, forte ed indipendente, è invece più che mai ancorato alle decisioni ministeriali sia dal punto di vista delle risorse finanziarie che da quello della burocrazia normativa. Quindi si tratta purtroppo di un sistema scolastico debole e commissariato dalle decisione verticistiche del Miur o dell’Europa. Per evitare cocenti delusioni, in chi crede veramente in un sistema meritocratico, dove potranno progredire nella propria carriera, i docenti più bravi ed esperti nella didattica, bisogna fare un’onesta operazione di verità. A tal proposito è giusto ricordare, attraverso una corretta analisi storica che, negli ultimi venti anni, la politica italiana, sia di centro-destra, ma anche quella di centro-sinistra hanno contribuito allo sfascio completo della scuola pubblica, avvilendo il ruolo professionale del docente, sia da un punto di vista economico, che da quello del prestigio sociale. La scuola, in questi ultimi lustri, è stata vista come un salvadanaio da cui prelevare risorse, attraverso tagli, risparmi di spesa e investimenti promessi, ma poi dirottati verso altri capitoli di spesa. Vediamo ogni giorno, mentre qualcuno parla di scuola digitale, di registri elettronici, di scuola dei sogni che sta nei pensieri dei nostri ministri burocrati, scuole che cadono letteralmente a pezzi, scuole in cui piove dentro, dove non esistono collegamenti alla rete internet e dove fare lezione è veramente difficile.
Senza contare che oltre il gravissimo problema, tutt’ora irrisolto, dell’edilizia scolastica, i docenti e tutto il personale scolastico ha un contratto scaduto da quattro anni e retribuzioni indecorose, soprattutto rispetto ai carichi di lavoro a cui il personale scolastico è sottoposto.
Allora è del tutto lecito porsi le seguenti domande: “E se il merito nella scuola fosse un bluff, per risparmiare i soldi degli scatti d’anzianità? E poi in che modo si dovrebbe valutare o misurare il merito di un docente?”. Quello che è certo e che l’unica cosa che è valutabile e misurabile, è la miseria in cui, una politica miope e distratta, ha condotto il mondo del sapere e della conoscenza. Valutare lo stato attuale del nostro sistema scolastico, sarebbe come valutare la stabilità di un palazzo, sulle sue macerie, o valutare lo stato di salute di un malato quando si è sottoposto a terapie sbagliate e di accanimento.
Esiste il timore che dietro il presunto merito, che con ogni probabilità verrà proposto con la legge di stabilità 2014, ci possa essere il grande bluff, consistente nel tentativo di scardinare il sistema degli aumenti stipendiali collegati all’anzianità di servizio, a favore di un opinabile e non ben precisato meccanismo di progressione di carriera legato alla produttività del docente. Ma sorge spontanea un’altra domanda che inquieta molti docenti: “Chi tarerà il nuovo strumento del “produttometro professionale degli insegnanti”?”. Questo è ancora un mistero, che non ha avuto nessuna risposta da parte del ministro Carrozza. Su questa questione, cresce il timore di chi sostiene, che questo sistema meritocratico sia un vero e proprio bluff.