«Subito modifiche, garantire i controlli»

da Corriere della Sera

IL RISCHIO DI HACKERAGGIO

«Subito modifiche, garantire i controlli»

I sindacati incalzano. Il ministero: decidono le scuola

Valentina Santarpia

«Il ministero doveva pensarci prima, e garantire i dovuti controlli»: sono sul piede di guerra i sindacati dopo la pubblicazione dell’indiscrezione che rivela che i registri elettronici possono essere «accessibili», non solo da esperti, ma anche da studenti che se la cavano con l’informatica. In pratica, il nuovo strumento digitale che da quest’anno avrebbe dovuto completamente sostituire il vecchio registro cartaceo, non è protetto: l’insegnante, per accedervi, inserisce un ID (un nome utente) e una password, ma il sistema non prevede quei codici di sicurezza che invece sono utilizzati per i passaggi di denaro, ad esempio per le transazioni bancarie on line e per lo shopping dai siti di e-commerce. Con il rischio- neanche troppo remoto – che un alunno bravo a maneggiare i sistemi informatici vi acceda, cambiando voti, presenze e giocando magari qualche scherzetto agli amici.

«SONO LE SCUOLE A DECIDERE»- Ma il Ministero dell’istruzione respinge ogni responsabilità sul controllo sui registri elettronici. E chiarisce che sono gli istituti scolastici «nella loro autonomia a  individuare le soluzioni informatiche più adatte alle loro necessità». In pratica, la norma che istituisce il registro elettronico nelle scuole prevede «che gli istituti si dotino di questo strumento senza obbligarli a fare riferimento ad un unico prodotto per lasciare libertà a docenti e dirigenti di scegliere i sistemi che trovano più adatti e funzionali». Questo significa che il sistema non è unico né centrale, e che quindi «non ci possono essere controlli centrali sui registri, né test». E’ vero invece che il ministero ha avviato un monitoraggio dell’Osservatorio tecnologico sull’introduzione del registro elettronico nelle classi, sia sotto un profilo quantitativo che qualitativo. Monitoraggio di cui non sono ancora noti i risultati, ma che potrebbe chiarire anche quante risorse mancano al processo di dematerializzazione, che sostituirà la carta con il digitale nelle scuole: a dicembre dell’anno scorso sono stati stanziati 40 milioni. Ma è difficile che bastino ad ammodernare tutti gli 8000 istituti scolastici in Italia

LA PRIVACY TRASCURATA – «Fin dall’inizio di questa vicenda avevamo sollevato il problema della sicurezza della privacy», attacca Mimmo Pantaleo, segretario scuola della Cgil. «Come al solito il ministero, pur di far passare il messaggio che stava introducendo qualcosa di nuovo, non ha pensato alle conseguenze». Tutta colpa dell’ex ministro Francesco Profumo, che ha fortemente spinto per i registri elettronici? «No, anche l’attuale ministro avrebbe dovuto pensare che era necessario testare il sistema prima di introdurlo per capire se c’erano delle falle, dei varchi attraverso cui violare la privacy degli studenti. Non c’è solo la possibilità che qualche studente commetta un reato modificando i propri dati, ma si mette così in discussione tutto il sistema di valutazione».

SICUREZZA E APPALTI -«Perché non è stato introdotto il criterio della sicurezza per acquistare i registri elettronici?», si chiede invece Massimo Di Menna, della Uil. «Avrebbero dovuto pensarci prima di procedere agli appalti, inserendo come elemento fondamentale per la partecipazione la garanzia della sicurezza». Ma ora che la frittata è fatta, come si fa? «Bisogna assolutamente trovare una soluzione, laddove il sistema non è protetto da interventi esterni va modificato e reso sicuro. Va bene l’innovazione, ma deve essere portata avanti con gradualità e senza superficialità, come spesso avviene nella scuola. Si pensa molto di più agli aspetti gestionali e ai costi, che non alla quotidianità, al lavoro che si trovano a dover affrontare gli insegnanti. E per fortuna- conclude Di Menna- che le scuole che hanno già adottato i registri elettronici non sono così tante».  «Appunto, quante sono»?, incalza Francesco Scrima, della Cisl.

MONITORAGGIO MANCATO – Perché un altro tasto dolente è il monitoraggio, che il ministero avrebbe dovuto presentare lo scorso 25 settembre, sull’introduzione del registro elettronico nelle classi. «Ad oggi mi sembra questo il vero problema – insiste Scrima- Non sapere ancora realmente quante scuole hanno adottato lo strumento, e se sono realmente operative, cioè usano solo il registro elettronico e non anche quello cartaceo come supporto, perché magari gli insegnanti non sono ancora stati addestrati e temono di fare errori. Non voglio demonizzare il nuovo registro – conclude il segretario scuola Cisl – ma sicuramente deve dare la garanzia di riservatezza, anche nei riguardi di eventuali studenti poco corretti: altrimenti non ha senso averlo introdotto».