Solo il 30% dei giovani del mondo sono nativi digitali

da Tecnica della Scuola

Solo il 30% dei giovani del mondo sono nativi digitali
di P.A.
E’ la percentuale fornita dall’Unione Internazionale delle Comunicazioni (ITU) che, in collaborazione con il Georgia Institute of Technology, ha sviluppato un modello per calcolare la dimensione della popolazione nativa digitale a livello globale
La notizia è riportata dalla Stampa secondo cui il dato è contenuto nell’edizione 2013 del rapporto “Measuring the Information Society ” che misura lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazionale definendo alcuni indicatori di performance regionale e nazionale come l’ICT Development Index (IDI) e l’ICT Price Basket (IPB). Il nativo digitale sarebbe un giovane tra 15 e 24 anni con almeno cinque anni di esperienza online e quindi nel complesso i nativi digitali sono circa 363 milioni, il 5,2% della popolazione mondiale, quantificabile più o meno in 7 miliardi di unità. Si tratta, dunque, di una minoranza rispetto al numero totale dei giovani e ciò si deve principalmente al basso grado di utilizzo della Rete nei paesi in via di sviluppo. La percentuale di nativi digitali in confronto alla popolazione giovanile non è un dato uniforme ma varia da regione a regione e da paese a paese. A livello regionale, scrive ancora la Stampa, si va da un minimo del 9,2% in Africa al 79,1% dell’Europa. Nei paesi in via di sviluppo i giovani nativi digitali toccano il 22,8% ma nei paesi più sviluppati, dove tende sempre più a ridursi il divario generazionale, questa percentuale arriva all’81,9%. Considerando i singoli paesi, la più alta percentuale si riscontra nella Corea del Sud con il 99,6% dei giovani nativi digitali mentre la più bassa è nell’isola di Timor Est, che registra lo 0,6%. L’Italia figura al 78° posto della classifica che prende in esame 180 paesi. Il Belpaese conta oltre 4 milioni di nativi digitali pari al 67,8% dei giovani e al 6,7% della popolazione totale. Proprio il rapporto tra nativi digitali e popolazione complessiva, secondo il professor Michael Best, uno degli autori della ricerca, è l’aspetto più importante ai fini della valutazione “perché il futuro di un paese viene determinato dai giovani e dalla tecnologia. I paesi con un’alta percentuale di giovani online hanno maggiori possibilità di definire e guidare l’era digitale di domani”. L’Islanda con il 13,9% è al vertice della graduatoria stabilita dall’ITU in base a questa misura. La Nuova Zelanda si piazza seconda e, a sorpresa quarta, è la Malesia, un paese a medio reddito con una percentuale di nativi digitali del 13,4%, raggiunta grazie ad una notevole diffusione delle nuove tecnologie nel sistema scolastico. Il fondo della classifica è invece composto quasi interamente da paesi africani o asiatici – molti dei quali sono lacerati da gravi conflitti – dove la disponibilità di Internet risulta ai livelli più bassi. Nelle aree in via di sviluppo – in cui negli ultimi cinque anni si riscontra un significativo aumento dell’impiego di Internet – la situazione però è destinata a migliorare. L’interesse della ricerca deve concentrarsi soprattutto su questa parte del mondo dal momento che le Nazioni Unite vi prevedono un raddoppio dei nativi digitali entro il 2017.