Formazione docenti: l’illogicità del decreto legge 104/13

Formazione docenti: l’illogicità del decreto legge 104/13

La conoscenza è cosa morta; la scuola, invece, serve a vivere” ammoniva Albert Einstein

di Enrico Maranzana

 

L’indagine sui livelli di alfabetizzazione degli italiani ha dato esiti disastrosi.

 

Quali provvedimenti si stanno architettando per ricondurre l’istituzione scuola a livelli accettabili?

 

In questi giorni la VII commissione cultura della camera discute di “Misure urgenti in materia di istruzione di università e ricerca”.

Il decreto individua l’università come ambito privilegiato per la riqualificazione del lavoro dei docenti:  una scelta che ripropone gli itinerari  che hanno condotto alla  devastazione del settore.

Chi convocherebbe dei campioni di tennis per selezionare allenatori di squadre di calcio?

 

Gli universitari non hanno maturato alcuna esperienza sulle dinamiche scolastiche: hanno svuotato, sterilizzandoli, i termini utilizzati dal legislatore, proprio i termini che sono impiegati per orientare il sistema educativo di istruzione e di formazione.

 

Per gli accademici il concetto “formazione” equivale al trasferimento della conoscenza.

 

Nell’istituzione scuola “formazione” significa garantire ai giovani “l’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.

Nell’istituzione scuola “educare” vuol dire “promuovere capacità e competenze” [comportamenti] “coerenti con le attitudini e le scelte personali”.

Nell’istituzione scuola “l’istruzione” implica la sinergia tra gli insegnamenti, il loro orientamento unitario e “coordinato”.

Nell’istituzione scuola “l’insegnamento” rappresenta il momento operativo in cui si ideano e si governano processi tesi alla formazione, all’educazione, all’istruzione.

 

Scuola e università sono due mondi distinti: la conoscenza da un lato è il fine mentre, sull’altro versante, è lo strumento, è l’occasione “attraverso cui l’apprendimento è promosso”.

 

I cardini della formazione degli insegnanti sono elencati nel  D.M. n. 249/2010:   “Essi devono possedere le competenze         

  • Disciplinari
  • Psico-pedagogiche
  • Metodologico-didattiche
  • Organizzative
  • Relazionali

necessarie a far raggiungere agli allievi i risulti di apprendimento previsti dall’ordinamento vigente;

  • necessarie allo sviluppo e al sostegno dell’autonomia delle istituzioni scolastiche secondo i principi definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275

competenze che costituiscono il fondamento dell’unitarietà della funzione docente”.

 

 

“Possedere le competenze necessarie a far raggiungere agli allievi i risulti di apprendimento previsti dall’ordinamento vigente”

La legge 53/2003 stabilisce: l’apprendimento consiste nel “raggiungimento di elevati livelli culturali e lo sviluppo di capacità e di competenze, ATTRAVERSO conoscenze e abilità, generali e specifiche”.

Uno scenario agli antipodi di quello delle aule universitarie

 

 

Competenze disciplinari

Tutti i docenti sono laureati: la loro preparazione è certificata.

 

Competenze psico-pedagogiche e metodologico-didattiche”

L’interazione con gli studenti è il campo di lavoro del docente: inizialmente gli obiettivi dei processi d’apprendimento sono collegialmente prefigurati e, solo successivamente, l’insegnante mette a punto e gestisce materiali didattici idonei.

I nuovi regolamenti di riordino individuano nella didattica di laboratorio uno strumento “fondamentale e imprescindibile” per la promozione di competenze: i laboratori sono modalità di lavoro in cui “si praticano i metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”.

Nei laboratori gli studenti si cimentano con i problemi che hanno caratterizzato l’evoluzione  del sapere umano [CFR in rete “La storia di un triangolo”].

 

In ambito universitario il laboratorio/esercitazione

è inteso come momento di verifica

 della validità delle teorie che sono state esposte

 

“Organizzative”

Organizzare vuol dire ideare una struttura decisionale in grado di governare un sistema per condurlo al conseguimento dei risultati attesi.

Il TU 297/94 ha riproposto un organigramma funzionale alla formazione, all’educazione e all’istruzione dei giovani .. ma la volontà del legislatore non ha inciso sul tradizionale, consolidato tran-tran delle scuole.

Il motivo ultimo di tale sistematica elusione può essere identificato nell’assenza della cultura dell’organizzazione, mancanza visibile anche ai piani più alti dell’apparato scolastico [CFR in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole” e “Quale formazione per il dirigente scolastico?”]

 

Non è possibile comparare gli organigrammi

della scuola e dell’università  in quanto

sono diverse le finalità degli insegnamenti

 

“Relazionali”

Il problema educativo ha dimensione smisurata. L’abbattimento della corrispondente complessità richiede la sincronizzazione di tutte le forze del sistema scolastico: essenziale l’adozione di una rigorosa metodologia di sviluppo e la messa a punto di un sistema informativo in grado di veicolare le informazioni necessarie per decidere in un quadro d’incertezza.

Altrettanto importante è la condivisione di una terminologia univoca e condivisa: quale indeterminatezza avvolge la parola “educazione”, finalità del sistema!  [CFR in rete “Non dimentichi d’esser donna di scienza”]

 

Una problematica che il mondo universitario non conosce

 

 

“Possedere le competenze necessarie allo sviluppo e al sostegno dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”

L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

La chiave interpretativa della norma è “progettazione”.

Un’attività progettuale richiede la puntuale indicazione del traguardo, il reperimento dei dati disponibili e la ricerca di quelli necessari, la formulazione d’ipotesi e la loro concretizzazione in piani strategici, gli interventi attuativi, il conseguimento dei risultati, il feed-back per capitalizzare lo scostamento obiettivi-risultati.

Un terreno che le scuole non hanno esplorato.  [CFR in rete “La scuola rivedrà le stelle?]

 

Una foresta vergine per l’università

 

 

“Competenze che costituiscono il fondamento dell’unitarietà della funzione docente”.

La legge ha superato l’idea di scuola introducendo la dizione “Sistema educativo di istruzione e di formazione” e ne ha esplicitato la finalizzazione.

Un cambiamento che sottintende il coordinamento sinergico delle attività scolastiche:

la funzione docente non è più intesa come attività individuale.

Il mandato affidato agli insegnanti concerne sia problematiche di lungo e medio periodo, da affrontare collegialmente, sia responsabilità di breve andare la cui risposta è  elaborata in sede di progettazione didattica.

 

Un assetto estraneo al mondo universitario

 

 

 

Quale risoluzione adottare per ridare alla scuola la perduta dignità?

 

Il legislatore ha indicato la via: ha rafforzato “il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza” [Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 Dirigenza pubblica Art. 37].

 

Se la disposizione avesse avuto la dovuta applicazione e se i dirigenti scolastici avessero vincolato gli organi collegiali al rispetto del mandato ricevuto:

  • i traguardi formativi, i traguardi educativi, i traguardi dell’istruzione sarebbero stati dichiarati e avrebbero costituito la necessaria premessa al governo dei processi d’apprendimento;
  • le attività di classe sarebbero diventate il segmento ultimo della progettazione d’istituto: ai docenti sarebbero state indicate le competenza  da promuovere con la loro azione.

Un cambiamento abissale per il lavoro del docente: non più ripetitore ma progettista.

  • la struttura organizzativa e quella relazionale sarebbero state ideate dal consiglio di circolo/di istituto;
  • la progettazione, sostanza dell’autonomia, sarebbe divenuta il modus vivendi della scuola;
  • l’unitarietà della gestione scolastica sarebbe stata garantita.

 

 

La professionalità del docente richiesta dal Sistema educativo di istruzione e di formazione ha natura progettuale e, come tutte le competenze, non può essere insegnata.

 

Le competenze si sviluppano sul campo, attraverso sperimentazioni controllate

 

Un cambiamento molto, molto profondo e problematico: le scuole e i docenti non devono essere lasciati soli.  La rete favorisce l’interazione degli attori di situazioni di ricerca pedagogica assimilabili e i dipartimenti di materia affiancheranno i docenti nella messa a punto di materiali didattici, funzionali alle ipotesi d’intervento formulate.

 

Nelle università, i corsi per aspiranti docenti [TFA] sono frammentati,  

strutturati in lezioni teoriche e per ambiti disciplinari.

La visione sistemica e l’unitarietà della funzione docente

 sono  questioni che sono state rimosse