50 anni di scuola media: obiettivo centrato? Per 3 milioni di persone no

da TuttoscuolaFOCUS

50 anni di scuola media: obiettivo centrato? Per 3 milioni di persone no

In attesa di un’eventuale riforma della scuola media, prospettata anche dal ministro Carrozza, è possibile valutare se l’obiettivo dell’innalzamento dell’obbligo e il conseguimento della licenza media, previsti da quella lontana legge del 1963, è stato pienamente conseguito.

Non vi è dubbio che per quegli anni essa costituì una meritoria funzione sociale di riscatto e di equità secondo i principi della Costituzione, ma a distanza di mezzo secolo è legittima una serena valutazione della piena efficacia di quella riforma, considerata anche sotto l’aspetto quantitativo del numero di cittadini che hanno tratto vantaggio da quella legge di innalzamento dell’obbligo scolastico.

In base ai dati ISTAT aggiornati a tutto il primo semestre di quest’anno, sono 39 milioni e 543 mila le persone (tra i 15 e i 64 anni di età) che in questi 50 anni hanno potuto fruire della scuola media, ma, mentre 36 milioni e 436 mila (92,14%) hanno ottenuto la licenza e in buona parte hanno proseguito verso il diploma e la laurea, 3 milioni e 107 mila (7,86%), invece, si sono fermati alla licenza elementare o sono rimasti privi di qualsiasi titolo di studio.

Questo obiettivo mancato del livello minimo del titolo di studio di licenza media riguarda l’intero territorio nazionale, ma, mentre al  Nord su 7 milioni e 753 mila persone in età compresa tra i 15 e il 64 anni di età ve ne sono un milione e 58 mila (5,90%) senza titolo o con la sola licenza elementare (una persona ogni diciassette), nel Mezzogiorno su 13 milioni e 844 mila sono in questa condizione dei senza titolo un milione e 540 mila (11,12%), cioè una persona ogni nove.

Nelle regioni centrali su 7 milioni e 753 mila risultano senza titolo o con la sola scuola elementare in 508 mila, pari al 6,55%, cioè una persona ogni quindici.

Il bilancio di mezzo secolo di storia della scuola media va fatto anche sui numeri. Indubbiamente i meriti sociali e culturali sono stati tanti, ma forse si poteva e si dovrà fare di più, perché – è bene sottolinearlo – quei dati negativi non riguardano soltanto il passato e le generazioni più anziane.