Sei condanne, svolta sulla sicurezza a scuola

da Corriere della Sera

Sei condanne,  svolta sulla sicurezza a scuola

La sentenza per  la morte del 17enne Vito  Scafidi al liceo Darwin di Rivoli  in seguito al crollo del soffitto della sua classe

Paolo Conti

Era la mattina del 22 novembre 2008. Vito Scafidi, 17 anni appena compiuti, rientrava dalla ricreazione con i compagni di scuola tra i banchi della 4 G del liceo scientifico statale «Darwin» di Rivoli, alle porte di Torino. Ci fu una raffica di vento. Una porta si chiuse violentemente. Poi uno scricchiolio, il crollo immediato del soffitto. Vito morì sul colpo. Altri diciassette suoi compagni di scuola rimasero feriti. Il suo grande amico Andrea Macrì è tutt’ora su una sedia a rotelle. Tutta questa tragica storia è tornata di attualità. Perché il tribunale di Torino, presieduto dal giudice Luciano Grasso, ha confermato la pena di quattro anni di carcere per Michele Del Mastro, ex funzionario della Provincia, già condannato in primo grado, ha inflitto poi tre anni e quattro mesi a Sergio Moro, ex funzionario della Provincia di Torino, tre a Enrico Marzilli.

Condannati anche tre professori responsabili della sicurezza nell’istituto, Diego Sigot (due anni e due mesi), Paolo Pieri a (due anni e sei mesi, Fulvio Trucano  (due anni e nove mesi). L’accusa era di disastro, omicidio e lesioni colpose. Massimo Masino, ex funzionario della provincia, è stato assolto. Una facile retorica impone un luogo comune: la scuola come luogo sicuro e protetto. Ma, purtroppo, non è più così da tempo. La mancanza di fondi, l’impossibilità di assicurare una regolare manutenzione si aggiunge alle tante regole formali che non sempre si traducono in una certificazione di sicurezza. «Questa sentenza è solo il punto di partenza per la sicurezza nelle scuole», ha detto Cinzia Caggiano la madre di Vito: «Più che giustizia, questa sentenza è un punto di partenza per la sicurezza di tutte le scuole italiane. Bisogna vigilare, bisogna che questa tragedia serva a qualcosa. Noi continueremo a lottare per la sicurezza dei nostri ragazzi, non molliamo».

«Questa sentenza fissa dei criteri molto più rigidi sulla sicurezza scolastica, è un giro di boa, va verso l’obiettivo giusto che è quello che la casa dei nostri figli, la scuola, sia il luogo più protetto», ha aggiunto l’avvocato Gian Paolo Zancan, legale dei familiari di Vito Scafidi, dopo la lettura della sentenza: «Bisogna verificare nel dettaglio lo stato della sicurezza degli istituti non si può pensare che per quello che è successo in questo caso, nessuno possa essere considerato responsabile. Sono stati riaffermati i principi di sicurezza». Perché è vero: la scuola non può che essere un luogo sicuro e protetto, come si diceva all’inizio. Il messaggio che viene dalla sentenza è molto chiaro. Mai più prendere alla leggera le formalità sulla sicurezza. Mai più limitarsi a firme sbrigative per far tacere la burocrazia. Mai più sottovalutare certi “segnali” statici. E’ in ballo la stessa vita dei nostri figli. E non è un banale slogan ad effetto, come purtroppo dimostra la morte di Vito.