La Camera approva il Dl Istruzione

da Corriere della Sera

Ora il passaggio in Senato. Il decreto va convertito entro l’11 novembre

La Camera approva il Dl Istruzione

Il ministro Carrozza: «Dopo anni di tagli, finalmente si ricomincia a investire». Il voto: 195 favorevoli,  7 contrari

Via libera dell’aula della Camera in prima lettura al decreto Carrozza  su istruzione, università e ricerca. La Camera ha approvato il decreto Istruzione con 195 voti favorevoli, sette i contrari. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Il decreto andrà convertito entro l’11 novembre. «Dopo anni di tanti tagli finalmente si ricomincia a investire e c’è una forte spinta da parte del Parlamento perché si investa di più», ha detto, subito dopo il via libera della Camera, il ministro Maria Chiara Carrozza sottolineando che manca ancora il passaggio al Senato.  «È il primo passo importante. Non aver messo la fiducia ha consentito di sentire le opinioni di tutti», che a proposito del fatto di non aver messo la fiducia ha parlato di «scelta giusta, anche se ha comportato di discutere molte ore». «Credo – ha detto – che tutte le forze politiche abbiano mostrato interesse per il mondo della scuola. Alla fine si sono astenute anche le opposizioni e questo mi sembra un grande passo in avanti nell’interesse della scuola». «Ci sono stati – ha ammesso il ministro – un po’ di problemi sulle coperture anche con visioni diverse, ma in generale quello che è stato chiesto è un maggiore investimento nella scuola, quindi non c’era di principio una contrarietà a quello che si proponeva in questo decreto, ma la voglia di fare di più».

I PROVVEDIMENTI – Tra i provvedimenti approvati, un piano triennale 2014-2016 per l’assunzione a tempo indeterminato del personale della scuola, la rideterminazione della dotazione organica dei docenti di sostegno, risorse per andare incontro alle esigenze di trasporto degli studenti delle scuole medie e superiori. Durante l’esame parlamentare sono state apportate numerose modifiche e sono stati inseriti nuovi contenuti che, in particolare, intendono rafforzare il collegamento fra scuola e università e mondo del lavoro. Tra le modifiche più significative c’è  anche quella relativa al tanto contestato bonus maturità: durante l’esame parlamentare è stato introdotto, infatti, un meccanismo di immatricolazione in soprannumero per i candidati che hanno sostenuto lo scorso settembre i test di ammissione e che non si sono collocati, a causa della prevista abrogazione del bonus, in posizione utile in graduatoria (art. 20). Sono previsti, inoltre, interventi sul personale scolastico (inclusi i dirigenti), sui libri di testo (nell’ottica di un maggiore risparmio, ma anche dell’innovazione con la possibilità per le scuole di elaborare materiali didattici digitali da utilizzare come libri di testo), misure a favore del welfare studentesco (borse per trasporti e mensa, accesso al wireless a scuola). Centrali anche la lotta alla dispersione scolastica, la formazione dei docenti e il rilancio dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Attenzione anche alla salute a scuola – il divieto di fumo viene esteso anche alle aree all’aperto, ad esempio i cortili, che sono di pertinenza degli istituti (off limits pure la sigaretta elettronica) – e all’orientamento degli studenti – sono stanziati 6,6 milioni per avviare dal quarto anno delle superiori e all’ultimo anno delle medie l’orientamento degli studenti. È prevista un’ora in più di geografia generale ed economica negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale e lo studio dei primi rudimenti della lingua inglese già nella scuola dell’infanzia. Approvati, infine, un emendamento proposto da Sel in base al quale il 3% delle somme confiscate alle mafie verrà destinato al finanziamento di nuove borse di studio e un altro che riporta la durata delle specialità mediche in linea con gli standard europei e prevede la riorganizzazione di tutte le scuole di specializzazione in modo da ottimizzare l’iter formativo dei medici.

«NON SI TOGLIE MA SI METTE» – Roberto Speranza, presidente dei deputati Pd, in una nota ha affermato: «Finalmente nella scuola italiana c’è il segno più. Non si toglie ma si mette: oltre 400 milioni di euro che rappresentano un importante cambio di passo. L’approvazione del decreto istruzione segna finalmente una netta inversione di tendenza rispetto ai pesanti tagli subiti negli anni scorsi. Torniamo ad investire su un settore fondamentale per guardare al futuro con maggiore fiducia».

REAZIONI – Il decreto, sofferto, fotografa la scuola al tempo della crisi, ma «Scelta civica ha contribuito ad orientarlo verso la qualità rispetto alla quantità», ha affermato Milena Santerini, capogruppo di Scelta civica in commissione Cultura e istruzione della Camera. Elena Centemero, capogruppo del Pdl in Commissione cultura alla Camera dei Deputati ha dichiarato: «Il Pdl ha votato per senso di responsabilità il Dl 104, un provvedimento che non ci convince fino in fondo, anche sul fronte delle coperture finanziarie, ma che contiene molte nostre importanti battaglie, come quella sull’ammissione in soprannumero degli studenti universitari penalizzati dall’eliminazione in corsa del bonus maturità, lo status di studente in alternanza, il rafforzamento di tirocinio, stage e apprendistato di alta formazione e la graduale introduzione del ruolo unico per i docenti di sostegno».

PRECARI – Negativi i commenti dell’Anief: «Anche la Camera dei Deputati delude le aspettative del personale precario della scuola», afferma l’associazione in una nota, commentando l’approvazione del decreto  che, tra le altre novità, prevede l’assunzione di 60 mila precari ma «a costo zero» e in tre anni. L’organizzazione sindacale lamenta che «alla scarsità di posti vacanti e disponibili, visto che sarebbero quasi il doppio quelli che si sarebbero dovuti accordare, si è aggiunta oggi la grave decisione di non accompagnare il provvedimento con un’adeguata copertura finanziaria. Al contrario di quanto accadde l’ultima volta, nel 2006, a tutti i docenti che verranno assunti nel triennio 2014-2016, si chiede di rimanere fermi allo stipendio base, senza progressioni di carriera, equiparando per ben 8 anni consecutivi la loro busta paga a quella dei precari». «Siamo di fronte ad un ricatto e a uno sfruttamento lavorativo – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – al quale nessun cittadino europeo dovrebbe essere sottoposto».